Parigi appoggia Deby, ma in Camerun è emergenza sfollati


Sara Milanese


In migliaia hanno lasciato N’Djamena per rifugiarsi in Camerun e Nigeria, inascoltati per ora gli appelli a rientrare lanciati dalle autorità ciadiane. Dopo un’iniziale cautela, la Francia ha sciolto le riserve e ha deciso di appoggiare il presidente Deby. Ma tutto ha un prezzo.Le testimonianze da Kousseri e da N’Djamena.


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Parigi appoggia Deby, ma in Camerun è emergenza sfollati

“N’djamena è sicura: i cittadini possono tornare” è l’appello che le autorità del Ciad stanno ripetendo da mercoledì mattina alle decine di migliaia di persone che hanno lasciato la capitale a causa dei violenti combattimenti tra esercito e ribelli per rifugiarsi in Camerun, o in Nigeria.

Secondo i vertici militari la città sarebbe tornata tranquilla; il contestato presidente Idriss Deby, mercoledì pomeriggio, nella prima conferenza stampa dopo gli scontri, ha annunciato di avere riconquistato il controllo del potere. In effetti i ribelli si sono ritirati dalla capitale, ma sarebbero rimasti nei dintorni della città, sospesi tra la minaccia di un nuovo attacco e la proposta di un cessate il fuoco lanciata dai mediatori dell’Unione africana. Nonostante la parziale apertura da parte del fronte dei ribelli, forte del ritrovato appoggio francese, il presidente Deby ha finora rifiutato ogni accordo.

L’iniziale cautela di Parigi, allo scoppio degli scontri, ha trovato una motivazione: l’appoggio francese a Deby ha un prezzo, quello della grazia ai 6 cooperanti francesi condannati dal Ciad ad 8 anni di lavori forzati per truffa e tentato rapimento di bambini. Grazie ad un accordo bilaterale tra i 2 paesi, i francesi sono già rientrati in patria per scontare la pena, ed hanno ottenuto l’annullamento dei lavori forzati. Mercoledì mattina a N'Djamena è infatti arrivato il ministro francese per la Difesa Hervé Morin, che, dopo aver incontrato Deby, ha lanciato un avvertimento ai ribelli, minacciando misure più decisive in caso di un loro nuovo attacco. Un avvertimento che in realtà non è chiaro: per intervenire militarmente le pattuglie francesi hanno bisogno del via libera dell’Onu, che al momento si è solo limitato a condannare gli atti dei ribelli a parole.

Intanto nella capitale sono iniziate le operazioni di raccolta dei cadaveri: la Croce Rossa parla di almeno 100 morti, ma non è ancora una cifra ufficiale, il numero di vittime potrebbe essere molto più alto.
 
A Kousseri, cittadina camerunese al confine con il Ciad dove si stanno ammassando gli sfollati da N’Djamena, abbiamo raggiunto Matteo Cantoro, cooperante dell’Ong Acra, responsabile dei progetti in Ciad e Camerun. Ascolta l’intervista.

Fonte: Nigrizia.it 

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