Palestina: dopo Obama, arriva Kerry
NEAR EAST NEWS AGENCY
Il segretario di Stato cerca di rilanciare la Arab Peace Initiative del 2002. L’ANP chiede liberazione dei prigionieri e fine della colonie. Delegazione araba a Washington.
A due settimane dalla prima visita ufficiale in Israele e Territori Occupati Palestinesi del presidente americano Barack Obama, il segretario di Stato Usa John Kerry ci riprova. Obama aveva detto di non portare con sé un grande piano di pace, ma di voler ascoltare le due parti. Nei tre giorni di visita, il presidente ha archiviato ben poco, rimanendo silente su aspetti cruciali per la soluzione del conflitto. La colonizzazione della Cisgiordania in primis.
Ieri John Kerry ha incontrato il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, in Giordania e oggi vedrà il premier israeliano Netanyahu, il presidente Shimon Peres e, più tardi, il primo ministro palestinese Salam Fayyad. Obiettivo dei meeting è rilanciare un processo di pace fermo da quasi cinque anni. Ieri funzionari palestinesi hanno rivelato alla stampa che il segretario di Stato ha espresso l’intenzione di riavviare la cosiddetta “Arab Peace Initiative”, piano lanciato nel 2002: pace con Israele da parte del mondo arabo, in cambio della fine dell’occupazione militare dei Territori Occupati.
Ieri Kerry ha espressamente chiesto alla delegazione palestinese di non rivelare i dettagli della riunione. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha solo fatto sapere che nel meeting si è discusso del modo migliore per rilanciare i negoziati. Ma secondo indiscrezioni uscite dalla riunione, Kerry avrebbe proposto piccoli cambiamenti dei confini attuali, tracciati nel 1967 dopo la guerra dei Sei Giorni. E avrebbe puntato il dito sulla necessità che l’ANP sospenda ogni azione legale contro Israele di fronte alla Corte Penale Internazionale, passo che Abbas ha compiuto poco prima di incontrare Kerry, seppure l’ANP abbia negato di aver posto in standby l’azione in vista della visita del segretario di Stato Usa.
Da parte sua Abbas ha indicato le condizioni per una ripresa del dialogo: liberazione dei prigionieri politici e congelamento della colonizzazione dei Territori e di Gerusalemme. Oggi la delegazione palestinese volerà a Doha, in Qatar, per partecipare alla riunione di una speciale commissione insieme ai ministri degli Esteri di Egitto, Giordania e Arabia Saudita e il presidente della Lega Araba, Nabeel Al-Arabi. Obiettivo, nominare una delegazione che vada a Washington per disegnare una potenziale road map.
“Come sappiamo, il processo di pace non è facile – ha detto ieri Kerry a Istanbul – Richiede coraggio e determinazione, la volontà di mettere da parti anni di sfiducia e bagni di sangue”. E la Turchia deve giocare un ruolo fondamentale, ha aggiunto il segretario di Stato. Un ruolo che Ankara cerca di ritagliarsi da tempo: il premier Erdogan cerca da tempo di imporsi come leader del mondo arabo, mostrandosi agli occhi del popolo palestinese come strenuo nemico dello Stato di Israele, ma facendo contemporaneamente cospicui affari con Tel Aviv.
Fonte:Nena News
8 aprile 2013