Padre Paolo Dall’Oglio, sequestrato in Siria il 29 luglio scorso. Non dimentichiamoci di lui
Articolo 21
Articolo 21 chiede agli operatori dell’informazione di non cancellare un pensiero, quello di padre Paolo Dall’Oglio, chiaro e documentatissimo.
Articolo 21 chiede agli operatori dell’informazione di non cancellare un pensiero, quello di padre Paolo Dall’Oglio, chiaro e documentatissimo, nonostante il suo sequestro, il 29 luglio, gli abbia impedito di aggiornarlo a questi ultimi drammatici eventi del passato recente, del presente e dell’imminenza. Non c’è da fare luce su nessun mistero, ma sulla chiarezza del suo sequestro: espulso dal regime di Assad, sequestrato da al Qaida, fatti incontrovertibili e che dovrebbero dire più di tante astruse teorie.
Nella lettera di Natale pubblicata pochi giorni fa i suoi confratelli scrivono: “Siamo molto addolorati e angosciati per quanto riguarda il destino del nostro fondatore, padre Paolo. Non ne abbiamo nessuna notizia certa dopo la sua sparizione, non sappiamo a chi chiederne, né a chi rivolgerci per un eventuale aiuto. Sappiamo però, di poterci affidare al Buon Dio, clemente e misericordioso, e alle preghiere di tantissime persone di buona volontà nel mondo, di diverse religioni e nazioni, per il nostro amato fratello e maestro. Noi siamo in costante preghiera per la sua sicurezza e tranquillità. Speriamo che finisca presto la tragedia di ogni rapito, scomparso o detenuto. Preghiamo senza sosta anche per i due vescovi e gli altri sacerdoti sequestrati, e per tutti i prigionieri e gli ostaggi, per chiunque manca dai suoi,e soprattutto coloro di cui non si sa niente.
Intanto Frà Jacques dedica tutto il suo tempo a Qaryatayn per accogliere le famiglie dei rifugiati che son venuti al monastero di Mar Elian (un altro monastero della Comunità, ndr) cercando aiuto e protezione. Il numero dei rifugiati che sono arrivati al monastero dalla città stessa di Qaryatayn nei mesi scorsi supera i cinquemila, con una maggioranza musulmana (donne, bambini ma anche anziani/e adulti/e). Dormivano come gli Scout, dappertutto, in chiesa, nelle sale e perfino sui tetti con il freddo. Ringraziamo il Signore che la loro fuga è stata in primavera e non in inverno.”
Padre Paolo già due anni fa scriveva all’allora inviato dell’Onu, Kofi Annan: “Signor Annan, lei sa meglio di chiunque altro che il terrorismo internazionale islamista è uno dei mille rivoli dell’«illegalità-opacità» globale (mercato di droga, armi, organi, individui umani, finanza, materie prime .). La palude interconnessa dei diversi «servizi segreti» è contigua alla galassia della malavita anche caratterizzata ideologicamente e/o religiosamente. Meraviglia che pochissimi giorni siano bastati ad altissimi rappresentanti dell’Onu per accettare la tesi della matrice «qaedista» degli attentati «suicidi» in Siria [i primi “attentati suicidi” attribuiti ad al Qaida risalgono al dicembre 2011/gennaio 2012, n.d.r]. Una volta accettata mondialmente la tesi liberticida che in loco c’è solo un problema d’ordine pubblico, non rimane che aspettarsi il ritiro dei suoi caschi blu disarmati per lasciare alla repressione tutto lo spazio necessario a conseguire il «male minore». Resta in alternativa l’opzione della frantumazione su base confessionale del Paese, magari ritagliando ai caschi blu un ruolo anti strage per evitare disdicevoli eccessi bosniaci.”
Il pensiero che chiediamo di non oscurare è riassunto nelle parole conclusive del suo libro, Collera e Luce, pubblicato in settembre: “È possibile che chi sogna una Siria luogo della sconfitta definitiva dell’islamismo politico sunnita renda possibile la vittoria del regime di Asad. In fondo sarebbe lui il vendicatore delle umiliazioni irachene e afgane. Proprio perché, privo di quegli scrupoli morali e di quelle pastoie giornalistiche e di opinione che hanno rovinato l’Occidente, sarebbe radicalmente in grado di operare quella soluzione finale tanto inconfessabile quanto auspicata dai suoi indiretti alleati”.
Il gesuita romano Paolo Dall’Oglio è solo uno dei tanti sequestrati in Siria, non chiediamo attenzioni diverse per lui rispetto ai tanti altri sequestrati, non ultimi i giornalisti siriani e stranieri. Sappiamo però che lui, a differenza di tanti altri, avrebbe denunciato la gravità dell’arresto ancora avvolto dal mistero di Rezan Zeitune, giovane vincitrice del premio Politovskaja, la più nota avvocatessa dei diritti umani in Siria scomparsa in Siria nel disinteresse di molti.Anche per questo chiediamo di non lasciare che anche il pensiero di padre Paolo Dall’Oglio venga sequestrato.
Fonte: www.articolo21.org
18 dicembre 2013