Pace ai nostri giorni
L’Osservatore Romano
Nel messaggio alla città e al mondo l’accorata invocazione di Papa Francesco dopo l’ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga dalla Siria.
«Pace ai nostri giorni»: l’invocazione di Papa Francesco si è levata soprattutto per la Siria e il resto del Medio oriente; per l’Africa e l’America latina, ma anche per l’europea Ucraina. Nel messaggio pasquale rivolto alla città e al mondo dalla loggia centrale della basilica di San Pietro, domenica 16 aprile, il Pontefice ha ricordato le «complesse e talvolta drammatiche vicende dei popoli» segnati da guerre e violenze, con l’auspicio che il Risorto possa donare «ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti» e al contempo «di fermare il traffico delle armi».
Nell’anno in cui la Pasqua è stata celebrata contemporaneamente dai cristiani di ogni confessione, in modo particolare il Papa ha pregato affinché il Signore «sostenga gli sforzi di quanti si adoperano per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria». Quell’«amata e martoriata» terra «vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte», ha spiegato ricordando «l’ignobile attacco ai profughi in fuga» del giorno precedente «che ha provocato numerosi morti e feriti».
Ma oltre che per la nazione siriana il Pontefice ha domandato pace per «tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra Santa», come pure per l’Iraq e lo Yemen. E in questo disegnare una mappa delle situazioni più critiche del pianeta, ha poi spostato l’attenzione verso l’Africa, esprimendo solidarietà ai popoli del «Sud Sudan, del Sudan, della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, che patiscono il perpetuarsi di conflitti, aggravati dalla gravissima carestia che sta colpendo alcune regioni» del continente.
Passando quindi alla “sua” America latina, Papa Francesco ha fatto riferimento a quanti «si impegnano a garantire il bene comune delle società, talvolta segnate da tensioni politiche e sociali che in alcuni casi sono sfociate in violenza», così come accade anche — ha aggiunto — in Europa, per esempio in Ucraina, dov’è ancora in corso «un sanguinoso conflitto» con le sue tragiche conseguenze. A cominciare dal fenomeno delle migrazioni di massa. Ma, ha assicurato il Pontefice, «il Pastore Risorto si fa compagno di strada di quanti sono costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi».
Tra gli altri drammi contemporanei il Papa ha richiamato le «antiche e nuove schiavitù» che consistono in «lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze» e le tristi piaghe dei bambini e degli adolescenti «che vengono privati della loro spensieratezza per essere sfruttati» e di quanti hanno il cuore ferito per le violenze subite entro le mura domestiche.
Infine Francesco ha pronunciato parole di speranza per coloro che «attraversano momenti di crisi e difficoltà, specialmente a causa della grande mancanza di lavoro soprattutto per i giovani». Quelle stesse nuove generazioni a cui ha rivolto i propri auguri dopo aver impartito la benedizione.
In precedenza, durante la messa pasquale celebrata sul sagrato della basilica vaticana, per la prima volta il Papa ha tenuto l’omelia, confidando i contenuti di una telefonata avuta il giorno precedente con un giovane gravemente ammalato. Nello stesso sabato santo Francesco aveva celebrato, sempre in basilica, anche la veglia pasquale. E all’omelia ha parlato dei volti delle donne davanti al sepolcro di Cristo. Infine a mezzogiorno del 17 aprile, lunedì dell’Angelo, il Pontefice ha affidato tutte le attese e le speranze della Pasqua alla Vergine Maria. Ai numerosi fedeli convenuti in piazza San Pietro per la recita del Regina caeli, il Papa ha offerto una riflessione sull’importanza per i cristiani di essere «donne e uomini di risurrezione», esortando a cogliere «ogni buona occasione per essere testimoni della pace del Signore risorto».
18 aprile