Ong nel mirino del governo Morsi
Marta Fortunato - nena-news.globalist.it
Mentre in Egitto non si placano le proteste e le manifestazioni contro il governo Morsi, il regime egiziano torna a prendere di mira le organizzazioni non governative locali ed internazionali.
Mentre in Egitto non si placano le proteste e le manifestazioni contro il governo Morsi, il regime egiziano torna a prendere di mira le organizzazioni non governative locali ed internazionali. Secondo quanto riferisce la versione online in inglese del quotidiano egiziano Al-Ahram, la settimana scorsa il Ministero della Giustizia ha presentato una nuova bozza della Legge sulle Associazioni e le Fondazioni Civili che porrebbe un forte limite alle attività delle Ong che operano in territorio egiziano.
Niente più finanziamenti dall'estero, niente più ricerche sul campo né attività umanitarie senza la previa autorizzazione delle forze di sicurezza. Queste sono solo alcune delle misure che verranno attuate in caso di approvazione della legge. Il risultato sarebbe un controllo capillare delle attività di tutte le organizzazioni ed una grave perdita della libertà di azione e di movimenti di questi organismi.
"La legge proposta è più restrittiva delle legge 84 del 2002, che è tutt'ora in corso. La nuova bozza è più repressiva per le organizzazioni della società civile rispetto a tutte le leggi approvate sotto il potere di Nasser, Mubarak e il Consiglio Supremo delle Forze Armate", si legge in un comunicato diffuso dall'Istituto del Cairo per lo Studio dei Diritti Umani (CIHRS), una ong regionale che promuove il rispetto per i principi di democrazia e diritti umani.
In Egitto dal 2002 l'attività delle organizzazioni della società civile è stato posto sotto un controllo sempre più invasivo e rigido. Con la legge sulle associazioni (Legge 84 del 2002), risalente all'era Mubarak, sono state poste forti restrizioni e limitazioni rispetto alla registrazione degli organismi della società civile e al ricevimento di finanziamenti dall'estero. Finita l'epoca di Mubarak, le speranze di una rinnovata libertà di azione si sono subito infrante contro le rigide e restrittive politiche del governo di transizione, guidato dal Consiglio Supremo delle Forza Armate. I militari hanno più volte accusato le Ong internazionali di ricevere ingenti somme di denaro da finanziatori stranieri con lo scopo di destabilizzare l'Egitto.
E quest'ultima bozza, presentata dal governo Morsi non rappresenta altro che un'ulteriore restrizione alla libertà di azione e di movimento delle organizzazioni della società civile. E non solo. Mentre il regime egiziano è impegnato a reprimere con un uso eccessivo della forza le proteste scoppiate contro il governo dei Fratelli Musulmani a due anni dalla rivoluzione del 25 gennaio, il Ministero della giustizia ha preparato anche un'altra bozza di legge per limitare il diritto di manifestare nei luoghi pubblici. In caso di approvazione, ogni tipo di protesta – che sia di ostacolo agli interessi dei cittadini, che blocchi le strade ed i mezzi di trasporto e attacchi la proprietà privata o che ostacoli il diritto di lavorare – verrà proibita e punita con la prigione ed una multa. Nessuna punizione è invece prevista per la violenta repressione da parte della polizia.
Intanto non si fermano le manifestazioni di protesta contro il governo Morsi. Nelle scorse settimane le autorità egiziane hanno usato la linea dura disperdendo i manifestanti coi gas lacrimogeni e con i proiettili di plastica. Più di 60 persone sono state uccise e decine son state ferite. E, nonostante la dura repressione, le proteste non accennano a diminuire.
Fonte: http://nena-news.globalist.it
13 febbraio 2013