Offensiva serrata contro la Flotilla 2


NEAR EAST NEWS AGENCY


Offerto all’Onu di ispezionare le navi in partenza per Gaza ma Grecia, Germania e Usa ammoniscono i propri cittadini dal partecipare. Due deputati tedeschi si ritirano. L’ambasciatore israeliano a Washington parla del blocco della Striscia come di «questione di vita o di morte».


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Offensiva serrata contro la Flotilla 2

Mentre centinaia di pacifisti e decine di giornalisti, parlamentari e personalità si preparano a salire a bordo delle 15 navi della Flotilla 2 «Stay Human» che nei prossimi giorni salperanno per la Striscia di Gaza, prosegue con un’intensità senza precedenti l’offensiva diplomatica israeliana contro la missione volta a violare il blocco navale attuato davanti alle coste della Striscia. Le pressioni, sempre più forti, hanno già spinto, qualche giorno fa, il governo turco del premier Erdogan ad imporre, di fatto, alla Ong islamica “Ihh” di ritirarsi dalla spedizione navale e di tenere ferma nel porto la nave Mavi Marmara che lo scorso anno fu arrembata da commando israeliani con un bilancio di nove civili turchi uccisi.
Riecheggiano le parole pronunciate ieri dall’ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren, che ha descritto il blocco di Gaza, navale e terrestre, come una «questione di vita o di morte» per Israele. Oren ha riaffermato che il blocco serve ad impedire al movimento islamico Hamas, che governa Gaza dal 2007, di «riarmarsi di missili e razzi» e che non può essere fatta «alcuna eccezione», inclusa la Freedom  Flotilla. Da parte sua l’ambasciatore israeliano al Palazzo di Vetro, Ron Prosor, in una lettera inviata al Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha addirittura accusato le tre principali organizzazioni dietro la Flotilla – Campagna europea contro l’assedio di Gaza, Free Gaza Movement e l’International solidarity movement – di mantenere contatti stabili con formazioni «terroristiche». Prosor ha avvertito che la realizzazione della spedizione navale provocherà «conseguenze gravissime».

Manifestazione a sostegno della Freedom Flotilla
A nulla è servita la proposta fatta alle Nazioni Unite dalla coalizione di Ogn ed associazioni che sponsorizzano la Flotilla 2, affinchè funzionari internazionali ispezionino le navi prima della partenza per Gaza in modo da accertare l’assoluta assenza a bordo di qualsiasi arma o carico sospetto e il carattere pienamente pacifico della missione navale che mira a portare aiuti umanitari e solidarietà alla popolazione della Striscia sotto blocco israeliano (ed egiziano) dal 2007.
La pressione diplomatica israeliana ha visto nelle ultime ore la Germania, la Grecia e gli Stati Uniti ammonire con forza i propri cittadini dal prendere parte alla Flotilla 2. Due deputati tedeschi Annette Groth e Inge Hoeger, che erano a bordo della Mavi Marmara lo scorso anno, si sono fatti da parte. Il Dipartimento di stato Usa ha avvertito i 36 cittadini americani della “Audacity of Hope” – la nave statunitense che porta il nome di un famoso libro di Barack Obama – che le acque di Gaza sono «pericolose e instabili». Contro la partecipazione di ebrei americani si sono concentrati in queste ultime ore i coloni israeliani che attraverso il loro sito d’informazione, Arutz 7, hanno preso di mira l’avvocato del lavoro Richard Levy che in una dichiarazione di qualche giorno fa aveva definito «molto importante» la partecipazione di ebrei statunitensi alla Flotilla 2.
Un forte appoggio alla missione è invece giunto dal senatore dello Sinn Fèin irlandese, Trevor Ó Clochartaigh, che ha chiesto al ministero degli esteri del suo paese di agire subito per impedire che la Marina militare israeliana blocchi con la forza la flottiglia pacifista, su cui si imbarcheranno 20 irlandesi, tra i quali deputati, ex sportivi e attivisti dei movimenti pacifisti. Lo scorso anno una nave irlandese, la Rachel Corrie, venne bloccata in mare dagli israeliani e trainata al porto di Ashdod. Di recente si è aggiunta ufficialmente alla Flotilla anche una nave malese, alla quale ha fatto gli auguri il premier Datuk Seri Najib Tun Razak.
Della Freedom Flotilla 2 «Stay Human», dedicata all’attivista italiano Vittorio Arrigoni, assassinato due mesi fa a Gaza, fa parte anche la nave italiana «Stefano Chiarini», che porta il nome del giornalista del quotidiano Il Manifesto scomparso prematuramente nel 2007. Le altre imbarcazioni provengono da Francia, Gran Bretagna, Estonia, Lettonia, Svezia, Australia, Kuwait e Portogallo.

Fonte: Nena News

23 giugno 2011

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FLOTILLA 2 CHIEDE ALL’ITALIA MOBILITAZIONE IMMEDIATA
La Marina israeliana annuncia che bloccherà le navi in partenza per Gaza. Il Coordinamento italiano invita la società civile a scendere in piazza se le violenze dello scorso anno dovessero ripetersi. A Roma un info point per aggiornamenti in tempo reale.

DI EMMA MANCINI

Roma, 21 giugno 2011, Nena News – Un info point terrà costantemente aggiornata la capitale sugli sviluppi del viaggio che la Freedom Flotilla 2 sta per intraprendere alla volta di Gaza. Un viaggio rischioso, dopo le minacce della Marina Militare israeliana, ma che nessuno ha intenzione di sospendere.
Le otto-dieci navi della seconda Flotilla, dedicata all’attivista italiano Vittorio Arrigoni e diretta a Gaza con a bordo aiuti umanitari, giocattoli, materiale scolastico e medicinali, salperanno nei prossimi giorni. L’obiettivo è accendere l’attenzione del mondo sull’assedio israeliano alla popolazione palestinese della Striscia. E per mantenere alta l’attenzione, la Freedom Flotilla Italia metterà in funzione un info point con l’obiettivo è diffondere in tempo reale le notizie sulle navi e sul viaggio verso Gaza.
“L’iniziativa della Freedom Flotilla – spiega in un comunicato il Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla Italia –, di cui è parte la nave italiana ’Stefano Chiarini’, è assolutamente legale e non violenta. Respingiamo con forza le ridicole insinuazioni della propaganda sionista in merito alle armi od altri strumenti offensivi a bordo delle nostre navi”.
Ecco perché il Coordinamento chiede l’aiuto di Roma e dell’Italia intera: una mobilitazione immediata nel caso in cui l’aggressione minacciata da Israele si concretizzi, come accaduto nel maggio dello scorso anno. “Facciamo appello a tutti gli amici del popolo palestinese – continua il comunicato – affinché siano pronti a mobilitarsi immediatamente nel caso il governo israeliano decida di mettere in atto le sue minacce e di attaccare la Freedom Flotilla, come avvenuto lo scorso anno, quando vennero assassinati dai militari israeliani nove attivisti. Nel caso l’attacco minacciato si  verificasse, invitiamo sin da ora a scendere subito in piazza, a Roma all’ambasciata israeliana in Via Michele Mercati, a Milano al consolato israeliano in Corso Europa ed in tutte le altre città nelle piazze principali”.
Intanto si parte oggi con un assaggio in terra italiana: alle 18 Piazza Duomo a Milano si colorerà delle bandiere della Palestina e della Freedom Flotilla.
Le otto o dieci navi in partenza per Gaza porteranno tra 500 e 600 attivisti provenienti da 22 diversi Paesi del mondo. Non ci saranno i turchi della Mavi Marmara, oggetto della violenza israeliano nel 2010, ufficialmente perché i danni subiti lo scorso anno non permetterebbero la navigazione. Ma c’è chi vede nello stop imposto dal governo di Ankara, impegnato in un riavvicinamento con Israele, il vero motivo dell’annullamento del viaggio. Troppe le pressioni su Erdogan da parte occidentale e la Marmara non partirà.
Non mancheranno gli americani, ed in particolare gli ebrei americani che secondo “The Audacity of Hope” (la nave statunitense) saranno circa il 28% dei 36 passeggeri. “È importante che ci siano ebrei nella nave – ha detto Richard Levy, avvocato ebreo di New York citato dall’agenzia palestinese Ma’an News – La lobby filo-israeliana nel nostro Paese è molto potente. Non possiamo sostenere l’assedio israeliano, moralmente e giuridicamente inaccettabile”.
La nave a stelle e strisce porterà a Gaza anche migliaia di lettere di amicizia e solidarietà alla popolazione palestinese, per mettere in contatto le due società civili. L’iniziativa è stata annunciata dalla Audacity of Hope direttamente al presidente Obama in una lettera. Lo stesso presidente che attraverso i suoi portavoce ha invitato i cittadini americani a non imbarcarsi, per timore di indispettire l’arrogante alleato israeliano, ma anche perché le minacce alla Freedom Flotilla da parte di Tel Aviv non appaiono troppo velate.

La Freedom Flotilla II sarà dedicata all'attivista italiano Vittorio Arrigoni
Domenica durante una cerimonia al porto di Haifa, il comandante della Marina Militare israeliana, l’ammiraglio Eliezer Marom, aveva annunciato che la Flotilla sarà bloccata in alto mare e non sarà permesso ad alcuna imbarcazione di raggiungere le coste di Gaza. Un film già visto: a maggio dello scorso anno, la prima Freedom Flotilla fu arrembata da commando d’Israele e nove attivisti turchi rimasero uccisi nell’attacco. Dietro gli slogan umanitari, secondo Marom, si nasconde in realtà un pericoloso antisemitismo, “un odio verso lo Stato ebraico. Si cerca una provocazione di carattere mediatico per creare un’atmosfera di delegittimazione di Israele”.
L’ammiraglio ha poi proseguito indicando nella Flotilla uno strumento di lotta utile per Hamas: permettere alle navi internazionali di raggiungere Gaza, aprirebbe la navigazione libera verso la Striscia e “Hamas potrebbe dotarsi di quantità incontrollate di armi e minacciare Israele con missili terroristici”.
Secondo quanto riportato dall’agenzia italiana Ansa, fonti dell’intelligence di Tel Aviv temono che attivisti provenienti da Yemen e Giordania attaccheranno i soldati israeliani nel caso in cui questi blocchino le navi. Nei giorni scorsi i militari israeliani sono stati impegnati nella simulazione di un abbordaggio con tecniche nuove, al fine di “limitare” la perdita di vite umane. Limitare, non eliminare. 

Fonte: Nena News 

21 giugno 2011

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