Ocse: prof malpagati meglio in Cile che in Italia. Alto l’abbandono universitario


La redazione


Rapporto annuale sulla scuola, quella italiana è malandata. L’Ocse assegna la maglia nera al nostro sistema universitario.


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Ocse: prof malpagati meglio in Cile che in Italia. Alto l’abbandono  universitario

Altissimo il numero di ore passate sui banchi di scuola dai 7 ai 14 anni, oltre 8mila, quando in luoghi come la Sve-zia e la Norvegia sono meno di 7mila.

L’Ocse avverte, però, che questo non è un metro adeguato per definire buono un sistema scolastico, visto che questo dipende anche dagli anni di scuola dell’obbligo e dalla percentuale di alunni che abbandonano la scuola: in entrambe le voci,
l’Italia si colloca purtroppo ai vertici della classifica. Non solo: le giornate dei piccoli studenti risultano pesanti e lunghe.
Il problema dell’Italia è «come vengono spesi i fondi», spiega il direttore della ricerca annuale per l’Osce Andreas Schleicher, secondo il quale nel nostro Paese vengono stipendiati molti insegnanti ma con meno denaro e la ripartizione dei fondi è sicuramente discutibile. E se «la spesa non è il difetto principale dell’Italia», ciò non toglie che per ogni alunno italiano lo Stato investe meno degli altri Paesi: 8.026 dollari contro gli 11.512 della media Ocse. In generale, investiamo nell’istruzione soltanto il 4,7% del Pil, quando gli altri Paesi industrializzati spendono almeno il 5,8%. Non basta: i Paesi Ocse hanno deciso di incrementare del 41% i fondi alla scuola, l’Italia è rimasta al 12%. Se le elementari italiane, da sempre, ottengono ottimi voti nelle graduatorie internazionali, non è così per gli atenei nostrani che registrano il tasso più alto di abbandono. In Italia arriva alla laurea soltanto il 45% degli iscritti al primo anno, laddove la media Ocse è del 69%. E difatti soltanto il 19% degli ita-liani tra i 25 e i 34 anni hanno conseguito una laurea, rispetto alla media Ocse del 33%. Non è un caso: per gli studenti universitari l’Italia spende un quarto di quanto spendano gli altri Paesi.
Positiva, secondo il rapporto, l’introduzione dei corsi di laurea breve, avvenuta nel 2002, grazie alla quale il tasso di laureati è passato dal 17% del 2000 al 39% del 2006.
L’università italiana inoltre non attrae studenti stranieri, soltanto 1,7% degli iscritti. Normalmente chi desidera iscriversi all’estero preferisce gli Stati Uniti (20%), la Gran Bretagna (11,3%). Imbevuta di cultura classica e letteraria, o almeno questo è quello che speriamo, l’Italia genera pochi alunni competenti nelle materie scientifiche: 475 il punteggio ottenuto secondo l’indice P.i.s.a. contro i 500 della media.
Secondo Gelmini, il rapporto Ocse conferma la volontà del governo: «Non è aumentando il numero delle ore o le risorse che si migliora la qualità. Puntiamo su una valorizzazione dei docenti e sull’avere un minor numero di ore di lezione ma con un maggiore peso specifico». Anche se, puntualizza, non sarà facile coniugare le esigenze del tempo pieno con la riduzione a 24 ore dell’orario scolastico. Eppure la titolare dell’Istruzione non concorda con le critiche Ocse sui magri finanziamenti pubblici destinati allo studio: «Siamo perfettamente in linea con i Paesi europei».
La ministra ha convocato i sindacati per il 20 settembre, nel frattempo la Cgil-scuola di Enrico Panini chiede direttamente di «rimuovere la norma sul maestro unico» che potrebbe danneg- giare il tempo pieno e creare non solo 87mila esuberi ma anche un problema sociale a quei genitori, circa 850mila, che usufruiscono del tempo prolungato perché lavorano e non possono permettersi una baby-sitter. Più disposto al dialogo Angeletti della Uil. Nel frattempo i dirigenti scolastici aderenti a Cgil, Cisl e Snals convocano uno sciopero per il 31 ottobre.

di Laura Eduati

Fonte: Liberazione

10 settembre 2008

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Nel suo rapporto annuale sull’istruzione presentato ieri, l’organizzazione internazionale assegna la maglia nera al nostro sistema universitario

L’Ocse  ci boccia, insegnanti pagati troppo poco

ROMA- Molti insegnanti, ma stipendi bassi nella scuola secondaria. Il difetto principale dell’Italia non sono i fondi ma come vengono distribuiti. Per quanto riguarda l’università, invece, il nostro paese ha la maglia nera. Gli indici di spesa per studente sono un quarto della media Ocse e non sono mai stati sanati i problemi storici degli atenei, come conferma il tasso di abbandono: solo il 45% degli iscritti arriva a discutere la tesi.
Questo è il quadro del rapporto annuale sull’istruzione elaborato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico presentato a Parigi: “Per quanto riguarda la scuola primaria l’Italia investe più risorse della media Ocse, 6.835 dollari per alunno contro 6.252, mentre per la secondaria è in linea con la spesa Ocse”, ha commentato Andreas Schleicher, responsabile delle ricerche sull’istruzione. I professori hanno stipendi sotto la medi dei paesi Ocse e tra il 1996 e il 2006 sono cresciuti dell’11% contro un aumento medio del 15%. Sotto osservazione – dopo l’annuncio del ministro Gemini di voler tornare al maestro unico – i dati sulle elementari: le classi hanno un numero di alunni inferiore a quelle degli altri Paesi (18,4 studenti per aula), mentre il “tempo netto” di insegnamento è di 735 ore l’anno per maestro contro la media Ocse di 812 ore. Un dato che contribuisce ad aumentare il livello di spesa dovuto anche al numero di studenti nelle classi e all’elevato numero di ore annuali di istruzione (990 per gli alunni dai 7 agli 8 anni). 

Di Mario Reggio

Fonte: Repubblica

10 settembre 2008 

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