Obiettivo Millennio
Emanuele Giordana - Lettera22
Forse perché ha qualcosa da farsi perdonare. Ma il presidente francese Nicolas Sarkozy, inseguito dalle polemiche europee, dallo scontro con giornali e sindacati, dalle ombre dell’affaire Betancourt, ha messo subito i piedi nel piatto.
Forse perché ha qualcosa da farsi perdonare. Ma il presidente francese Nicolas Sarkozy, inseguito dalle polemiche europee, dallo scontro con giornali e sindacati, dalle ombre dell'affaire Betancourt, ha messo subito i piedi nel piatto. All'apertura della sessione speciale sugli Obiettivi del millennio, che da ieri sino a domani occuperà i lavori della 65ma Assemblea Generale dell’Onu, ha detto senza mezzi termini di essere favorevole all'adozione di una tassa universale sulle transazioni finanziarie per poter finanziarie gli obiettivi dei Millenium Development Goals (Mdg). Se ne parlerà dunque nella tre giorni che prevede tra gli oratori di 139 capi di Stato e di governo, molti dei quali torneranno a casa ancor prima dell’inizio ufficiale del dibattito dell’Assemblea, giovedi 23 . Berlusconi non sarà tra questi, ma ci saranno Obama, il presidente cinese e Angela Merkel. Chissà se proprio lei, artefice del gelo profondo tra Parigi e Berlino, riuscirà a dirne una più grossa.
Emanuele Giordana sui Mdg
In effetti se durante la revisione, a due terzi del percorso, degli otto obiettivi decisi nel 2000 dall'Onu, sottoscritti dall'Assemblea e siglati dai capi di Stato, si dovesse approvare la proposta di Sarkozy (non nuova ma sempre censurata), si potrebbe ben dire che questa volta la montagna partorirà una florida vacca da latte e non il solito topolino. Anche se, a essere onesti, i risultati di dieci anni di sforzo si vedono. Difficile dire se siano solo luci intermittenti. Ma la decisione stessa di fare il punto a cinque anni dal 2015 è, per molti aspetti, già da sola un buon segnale.
I conti li hanno fatti le Nazioni unite sui primi risultati del processo. Il documento ufficiale della Campagna del Millennio dice che gli ultimi due decenni dimostrano che “è possibile sconfiggere il flagello della povertà” e che in molti paesi “i risultati ottenuti in materia di riduzione della povertà e aumento dell'accesso a salute, istruzione, acqua e altri servizi sono ineguagliabili”. Certo non tutto il merito si può attribuire alla Campagna e cioè al sostanziale aiuto fornito ai Paesi in necessità. A guardare le tabelle salta all'occhio un elemento: nel 1990 in Asia viveva in povertà estrema il 60% dei suoi abitanti. Ma già nel 2005 la percentuale era scesa al 16. In Africa subsahariana nel 1990 era del 58% , nel 2005 invece si era abbassata al 51%. Le proiezioni dicono che in termini generali, dal 1990 al 2005, la povertà nel mondo è scesa dal 46% al 27% e che se l'obiettivo prefissato è di arrivare al 23% entro il 2015, i numeri promettono che in realtà si potrà scendere al 15. Ma la diminuzione della povertà in Asia, e il sostanziale stallo nell'Africa, sono da imputare alle politiche in linea con i Mdg o alle performance delle nuove tigri Cina e India, con tutto l'effetto di traino esercitato dal Pakistan al Vietnam?
E come la mettiamo col fatto che la crisi ha fatto registrare, solo l'anno scorso, 64 milioni di poveri in più come certifica la Banca mondiale?
Per l'Onu gli Mdg rappresentano un “importante elemento di motivazione” proprio perché gli obiettivi erano e sono “volutamente ambiziosi”. Insomma, rivendica l'Onu, il merito c'è. Esaminando i database dei Mdg per quanto riguarda il raggiungimento di quattro degli otto Obiettivi (1, eliminare povertà estrema e fame; 2, garantire istruzione primaria; 4, ridurre la mortalità infantile; 5, migliorare la salute materna) i risultati si vedono. Il numero di persone che vivono in povertà è diminuito di 400 milioni di unità in 15 anni e nonostante la crisi economica globale. E' aumentato il tasso di bambini nelle scuole primarie, nei Paesi con bassi o medi redditi, da quasi 70% a più di 80%. Il 95% dei Paesi sta facendo progressi nella diminuzione della mortalità infantile, che in totale è diminuita da 101 a 69 decessi per ogni 1000 parti, tra il 1990 ed il 2007.
Tutte luci? Le ombre sono tante e una di queste proviene dall'Italia. Criticata violentemente all'estero da organizzazioni come Oxfam, la nostra tirchieria è sotto scrutinio anche in casa: secondo la Coalizione italiana contro la povertà (Gcap), l’Italia è tra i Paesi ricchi meno virtuosi, “uno di quelli – dicono alla la Gcap – che meno stanno tenendo fede agli impegni presi”. Due esempi: Roma si è impegnata a destinare lo 0,7% del proprio Pil all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo entro il 2015 ma non ce l'ha fatta. Infine, ci eravamo impegnati a sostenere lo sviluppo africano con diverse azioni. Ma abbiamo realizzato il 3% di quanto promesso.
Fonte: Lettera22
21 settembre 2010