Obama: “Via dall’Afghanistan”. I Talebani: “Gesto simbolico”


lastampa.it


Il presidente Usa annuncia il ritiro di 33 mila soldati entro il 2012, 100 mila entro il 2014: “Basta guerre lunghe, concentriamoci sulla ricostruzione a casa”. I generali volevano un rientro più rallentato. Plauso di Karzai.


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Obama: "Via dall'Afghanistan". I Talebani: "Gesto simbolico"

Via dall'Afghanistan. Il presidente degli Usa Barack Obama ha annunciato il piano per lasciare il Paese parlando del ritiro di 10 mila soldati entro il 2011, e di 33.000 militari entro il 2012. Il presidente afghano Hamid Karzai ha salutato con favore l’annuncio mentre per i talebani «Il ritiro americano è puramente simbolico. Che vi sia una forza grande o piccola, noi continueremo la nostra jihad, la guerra santa, fino a che l’ultimo soldato straniero non avrà abbandonato la nostra terra».

L'annuncio ufficiale è arrivato da Barack Obama in un discorso tv ieri sera, nel quale il presidente ha affermato che gli Stati Uniti hanno sostanzialmente raggiunto gli obiettivi che si erano prefissi in Afghanistan e che intendono completare il ritiro delle 100.000 truppe presenti nel paese entro il 2014. I 10.000 soldati che torneranno a casa quest'anno sono più del numero raccomandato dal generale David Petraeus, comandante americano in Afghanistan. E il ritiro, ha detto il presidente , avviene da «una posizione di forza».

Nel dicembre 2009 Obama aveva annunciato l`invio di 30.000 soldati in più per dare la spinta decisiva contro i talebani. «Allora ci eravamo dati obiettivi chiari: riportare l'attenzione su al Qaeda, rovesciare l'avanzata dei talebani, e addestrare le forze di sicurezza afgane perché difendessero da sole il loro paese. Stasera posso dirvi che stiamo rispettando quell'impegno».

Una dichiarazione di successo, ma non di vittoria: «Abbiamo inflitto perdite serie ai talebani e preso diverse delle loro roccaforti. Ma questo è solo l`inizio, non la fine, della chiusura di questa guerra». Quello che accadrà tra la fine del 2012 e il 2014, anno fissato per la fine dell`impegno americano in Afghanistan, Obama non lo ha precisato salvo affermare che «le nostre truppe continueranno a tornare a casa a un ritmo sostenuto man mano che le forze di sicurezza afgane prendono il comando. La nostra missione cambierà dal combattimento all'appoggio».

Menzionati con gratitudine gli alleati dell`Isaf, Obama non ha dimenticato il Pakistan «con il cui appoggio abbiamo eliminato più di metà dei capi di al Qaeda». E non ha tralasciato il negoziato per la pacificazione in Afghanistan, che l'America appoggerà, «anche con la partecipazione dei talebani». E` questo il cuore politico della decisione del presidente di mandare a casa più truppe di quanto volevano i generali: «Anche grazie al nostro impegno militare, abbiamo ragione di credere che si possa fare progresso» verso un Afghanistan pacifico e verso «un obiettivo raggiungibile: nessun rifugio da cui al Qaeda possa lanciare attacchi contro di noi o i nostri alleati. Ma non cercheremo di fare dell`Afghanistan un posto perfetto».

Soprattutto perché gli Stati Uniti sono stanchi di combattere. Un sentimento che Obama ha interpretato, parlando sia di Afghanistan che di Iraq dove restano quasi 50.000 soldati in missione di appoggio al governo locale: «Metteremo responsabilmente fine a queste lunghe guerre. America, è arrivata l'ora di concentrarsi sulla ricostruzione nazionale qui, a casa».

Dal canto loro, i talebani liquidano come un mero «passo simbolico» l’annuncio del prossimo ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan e definiscono «privi di fondamento» gli asseriti progressi annunciati dalla Casa Bianca nel tormentato Paese. La nota diffusa a Kabul, a commento del discorso pronunciato dal presidente Usa, Barack Obama, accusa l’amministrazione Usa di «dare continuamente false speranze alla sua nazione sulla fine della guerra e di parlare di ’vittorià senza alcun fondamento».

E comunque «La riduzione delle forze americane in Afghanistan non è la soluzione del problema», ha detto il portavoce dei talebani afghani Zabihullah Mujahid. Secondo Mujahid «nella sostanza gli americani non hanno alcuna intenzione di lasciare l’Afghanistan».

Fonte: la stampa

23 giugno 2011

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