Nuovi insediamenti in Cisgiordania
L'Osservatore Romano
Israele ha approvato la costruzione di 176 nuovi alloggi in un insediamento ebraico a Gerusalemme est. La condanna dell’Unione Europea.
Israele ha approvato la costruzione di 176 nuovi alloggi in un insediamento ebraico a Gerusalemme est. La decisione è stata annunciata ieri e va a inserirsi — dicono fonti di stampa — in un piano ben più vasto che prevede a breve ulteriori estensioni degli insediamenti già presenti non solo a Gerusalemme est, ma anche in diverse altre parti della Cisgiordania. Immediate le condanne da parte palestinese. Questi nuovi alloggi — hanno detto fonti di Ramallah — rendono impossibile la realizzazione del progetto dei due stati, nonché una soluzione per lo status di Gerusalemme. I palestinesi rivendicano Gerusalemme est quale capitale di un loro futuro stato indipendente.
L’Unione europea ha chiesto a Israele chiarimenti e ha comunicato «l’aspettativa che riveda le sue decisioni» sui nuovi insediamenti «che sono dannosi per gli sforzi in corso verso significativi negoziati di pace». Lo ha dichiarato la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, specificando che «la posizione della Ue sulla costruzione di insediamenti israeliani e le attività correlate, compresi i recenti sgomberi a Gerusalemme est e i piani che portano al trasferimento forzoso delle comunità beduine in Cisgiordania, è chiara e non è cambiata: tutte le attività di insediamento sono illegali per la legge internazionale e minano la possibilità di realizzare la soluzione dei due stati e le prospettive di pace duratura».
Intanto, nelle ultime ore in Cisgiordania reparti dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nelle sedi di diversi media palestinesi, confiscando materiale, compiendo due arresti e chiudendo alcuni uffici. Le operazioni — dicono fonti di stampa — sono avvenute a Hebron, Betlemme, Ramallah e Nablus e sarebbero state necessarie per mettere fine alla divulgazione di «messaggi che incitavano contro Israele».
Osservatore Romano
27 ottobre 2017