Nuova colonia, Betlemme è circondata
Emma Mancini - nena-news.globalist.it
L’esercito consegna ai coloni una vecchia base militare alle porte della città, ormai chiusa in un anello di insediamenti. Altro che congelamento dell’espansione.
Mentre si rincorrono voci e smentite su un fantomatico congelamento delle gare d’appalto per la costruzione di nuove colonie in Cisgiordania, nei Territori Occupati – come spesso accade – a parlare sono i fatti concreti.
Lunedì l’esercito israeliano ha emesso un ordine militare con la quale consegna ai coloni dell’insediamento di Gush Etzion, uno dei più imponenti nell’area intorno Betlemme, una vecchia base militare abbandonata, nel villaggio palestinese di Beit Sahour. Oltre mille ettari di terreno per la creazione di un nuovo avamposto.
La base – di epoca britannica, poi passata in mano giordana e infine israeliana – era stata abbandonata e parzialmente demolita nel 2006 perché non considerata più essenziale dal punto di vista strategico (importante fu invece durante la Seconda Intifada quando fu teatro di duri scontri tra l’esercito israeliano e i gruppi armati palestinesi). Subito dopo l’esercito restituì l’area intorno alla base al Comune di Beit Sahour che ha trasformato la zona (chiamata in arabo Hosh Agrab, in ebraico Shdema) in luogo di ritrovo pubblico: campi sportivi, un ristorante ed un parco per picnic e barbecue. A pochi metri dalla vecchia base militare.
Dal 2010 l’associazione israeliana Women in Green ha iniziato a fare pressioni sulle autorità israeliane perché consegnassero la base ai coloni, nell’obiettivo di avviare la costruzione di un nuovo insediamento e di un centro educativo. Richiesta soddisfatta lunedì: i coloni potranno costruire quattro edifici residenziali e un centro educativo e hanno già cominciato a portare le prime case mobili.
La costruzione del nuovo insediamento a Nord-Est di Betlemme finirebbe per chiudere completamente la città all’interno di un anello di colonie, senza alcuna interruzione. Il blocco di insediamenti Gush Etzion, Gilo, Har Gilo, Efrat, hanno completamente separato Betlemme da Gerusalemme. In mezzo, il Muro di Separazione.
Questi i fatti, molto più concreti e efficaci di tante parole. Come quelle, presunte o meno, del premier Netanyahu che avrebbe deciso – su pressione del segretario di Stato Usa Kerry – di interrompere per un tempo imprecisato nuove gare d’appalto per la costruzione in Cisgiordania. Ovvero, stop a nuovi progetti, ma nessun congelamento di quelli già avviati o approvati.
Secondo l’associazione israeliana Peace Now, il premier avrebbe preso una simile decisione – non confermata – per evitare di essere “accusato” da Washington di essere il principale responsabile della mancata ripresa del negoziato. Negoziato che – se dovesse essere riavviato – avrebbe come base di partenza la realtà sul terreno. Come le colonie, innegabile e difficilmente removibile realtà.
Fonte: Nena News
8 maggio 2013