La giornata folle di Parigi ha messo in poche ore la Francia di fronte a tutta la tragedia del momento. La popolazione è sotto choc, la paura esiste, anche se nelle ore che hanno seguito il massacro a Charlie Hebdo ci sono state reazioni di unità e di volontà di fare fronte con la testa alta. Ma il mondo politico sta già dando segnali di cedimento, è già caduto nelle polemiche di parte in vista della marcia repubblicana di domenica. Ci saranno almeno tre cortei paralleli, vista la previsione di partecipazione. Hollande sarà presente, malgrado i timori dei suoi servizi di sicurezza. Ha invitato capi di governo europei, che hanno risposto positivamente: ci saranno Angela Merkel, Matteo Renzi, Mariano Rajoy, Donald Tusk (presidente del Consiglio europeo), David Cameron, che ha fatto sapere di aver “accettato l’invito a partecipare alla marcia di unità domenica a Parigi per celebrare i valori di CharlieHebdo”.
Charlie Hebdo, la cui redazione si è rifugiata a Libération per far uscire il numero “dei sopravvissuti” di mercoledi’ prossimo tirato a un milione di copie, è sopraffatto dalla retorica che sta dominando gli avvenimenti. Il mondo politico cerca di parare le falle. Ma la Francia è scossa e la società arriva indebolita di fronte a questo dramma. Ci sono le polemiche interne relative alla marcia. Hollande ha invitato tutti i leader politici all’Eliseo in questi due giorni. Ma la presenza del Fronte nazionale alla manifestazione di domenica ha sollevato polemiche. Il colpevole è il primo ministro, Manuel Valls, che ha fatto sapere di aver “invitato” Sarkozy, politicizzando cosi’ la partecipazione. Marine Le Pen, che non aveva in realtà nessuna intenzione di scendere in piazza per ricordare i morti di Charlie Hebdo, ha approfittato di questo “invito” per porsi nella comoda posizione della “vittima”, di colei che non è invitata, che è esclusa dall’ unità nazionale. Hollande ha cercato di gettare acqua sul fuoco, ma il male è fatto. L’Ump urla all’esclusione dei “repubblicani” dell’estrema destra. In realtà, non si sa ancora come verrà organizzata la presenza dei vari partiti alla marcia. Per Hollande, “tutti i cittadini” sono i benvenuti (sottinteso anche quelli che votano Fronte nazionale).
Ma l’agguato a Charlie Hebdo è stato raddoppiato ieri dall’azione di carattere antisemita di Coulibaly. Torna cosi’ in primo piano lo scontro tra cittadini. I negozi ebrei del 19 arrondissement e poi quelli della rue de Rosiers sono stati chiusi ieri, mentre era in corso il sequestro di ostaggi alla Porte de Vincennes. La paura domina. Fa di nuovo irruzione in primo piano la questione musulmana. I due fratelli Kouachi erano degli jihadisti agguerriti, con legami stabiliti in Yemen (lo hanno rivelato gli Usa, che pero’ prima non avevano informato i servizi francesi), in Siria, in Tunisia. Coulibaly era una vecchia conoscenza dei due fratelli, aveva fatto parte della banda delle Buttes-Chaumont, che nel 2004–2006 organizzava le partenze di volontari per la guerra in Iraq. Ai musulmani di Francia viene chiesto di prendere posizione. Sono messi con le spalle al muro. “Si rimprovera ai musulmani di essere comunitarizzati – sostiene il saggista Olivier Roy – ma si chiede loro di reagire contro il terrorismo in quanto comunità”. La giornata folle rimanda a una Francia dove ogni appartenenza, reale o immaginata, si è progressivamente chiusa in se stessa negli ultimi anni, con l’aiuto consistente della crisi economica. Dei born againmusulmani, scrive su Le Monde il sociologo Farhad Khosrokhavar, che hanno iniziato con piccoli reati comuni e si sono radicalizzati in carcere, per poi essere assorbiti dall’internazionale del terrore. Hollande chiede che la marcia sia un momento di “unità”. Ma la divisione mina alla base la società. La giornata folle ha lasciato tutti i cittadini senza voce, timorosi, senza risposta. Ieri era il momento dell’emozione. L’analisi non potrà che venire più tardi. E dovrà riguardare tutta l’Europa, i suoi rapporti con le aree in guerra vicine.
Fonte: il Manifesto
10 gennaio 2015