“Nous sommes Charlie Hebdo”


La redazione


Il Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani aderisce alla grande manifestazione che si svolgerà oggi a Parigi, a Place de la République: sarà presente il Presidente Andrea Ferrari.


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Fra­nçois Hol­lande lan­cia un appello alla “vigi­lanza, all’unità e alla mobi­li­ta­zione” a un paese sotto choc, alla fine di una gior­nata folle. Due inter­venti delle forze dell’ordine, a Dammartin-en-Goële e alla Porte de Vin­cen­nes, si sono con­clusi con la morte degli assas­sini, i due fra­telli Ché­rif e Said Koua­chi, respon­sa­bili del mas­sa­cro a Char­lie Hebdo, e di Amedy Cou­li­baly, che dopo aver ucciso la viglia una poli­ziotta muni­ci­pale a Mon­trouge ha seque­strato ieri varie per­sone in un mini-market casher alla Porte de Vin­cen­nes, ucci­dendo almeno 3 ostaggi (un altro sarebbe morto nel corso dell’assalto delle forze dell’ordine). Un “atto anti­se­mita spa­ven­toso” ha affer­mato Hol­lande, che ha invi­tato i fran­cesi a non fare “nes­sun amal­gama” tra i cit­ta­dini musul­mani e que­sti atti terroristi.

La gior­nata folle di Parigi ha messo in poche ore la Fran­cia di fronte a tutta la tra­ge­dia del momento. La popo­la­zione è sotto choc, la paura esi­ste, anche se nelle ore che hanno seguito il mas­sa­cro a Char­lie Hebdo ci sono state rea­zioni di unità e di volontà di fare fronte con la testa alta. Ma il mondo poli­tico sta già dando segnali di cedi­mento, è già caduto nelle pole­mi­che di parte in vista della mar­cia repub­bli­cana di dome­nica. Ci saranno almeno tre cor­tei paral­leli, vista la pre­vi­sione di par­te­ci­pa­zione. Hol­lande sarà pre­sente, mal­grado i timori dei suoi ser­vizi di sicu­rezza. Ha invi­tato capi di governo euro­pei, che hanno rispo­sto posi­ti­va­mente: ci saranno Angela Mer­kel, Mat­teo Renzi, Mariano Rajoy, Donald Tusk (pre­si­dente del Con­si­glio euro­peo), David Came­ron, che ha fatto sapere di aver “accet­tato l’invito a par­te­ci­pare alla mar­cia di unità dome­nica a Parigi per cele­brare i valori di Char­lieHebdo”.

Char­lie Hebdo, la cui reda­zione si è rifu­giata a Libé­ra­tion per far uscire il numero “dei soprav­vis­suti” di mer­co­ledi’ pros­simo tirato a un milione di copie, è sopraf­fatto dalla reto­rica che sta domi­nando gli avve­ni­menti. Il mondo poli­tico cerca di parare le falle. Ma la Fran­cia è scossa e la società arriva inde­bo­lita di fronte a que­sto dramma. Ci sono le pole­mi­che interne rela­tive alla mar­cia. Hol­lande ha invi­tato tutti i lea­der poli­tici all’Eliseo in que­sti due giorni. Ma la pre­senza del Fronte nazio­nale alla mani­fe­sta­zione di dome­nica ha sol­le­vato pole­mi­che. Il col­pe­vole è il primo mini­stro, Manuel Valls, che ha fatto sapere di aver “invi­tato” Sar­kozy, poli­ti­ciz­zando cosi’ la par­te­ci­pa­zione. Marine Le Pen, che non aveva in realtà nes­suna inten­zione di scen­dere in piazza per ricor­dare i morti di Char­lie Hebdo, ha appro­fit­tato di que­sto “invito” per porsi nella comoda posi­zione della “vit­tima”, di colei che non è invi­tata, che è esclusa dall’ unità nazio­nale. Hol­lande ha cer­cato di get­tare acqua sul fuoco, ma il male è fatto. L’Ump urla all’esclusione dei “repub­bli­cani” dell’estrema destra. In realtà, non si sa ancora come verrà orga­niz­zata la pre­senza dei vari par­titi alla mar­cia. Per Hol­lande, “tutti i cit­ta­dini” sono i ben­ve­nuti (sot­tin­teso anche quelli che votano Fronte nazionale).

Ma l’agguato a Char­lie Hebdo è stato rad­dop­piato ieri dall’azione di carat­tere anti­se­mita di Cou­li­baly. Torna cosi’ in primo piano lo scon­tro tra cit­ta­dini. I negozi ebrei del 19 arron­dis­se­ment e poi quelli della rue de Rosiers sono stati chiusi ieri, men­tre era in corso il seque­stro di ostaggi alla Porte de Vin­cen­nes. La paura domina. Fa di nuovo irru­zione in primo piano la que­stione musul­mana. I due fra­telli Koua­chi erano degli jiha­di­sti agguer­riti, con legami sta­bi­liti in Yemen (lo hanno rive­lato gli Usa, che pero’ prima non ave­vano infor­mato i ser­vizi fran­cesi), in Siria, in Tuni­sia. Cou­li­baly era una vec­chia cono­scenza dei due fra­telli, aveva fatto parte della banda delle Buttes-Chaumont, che nel 2004–2006 orga­niz­zava le par­tenze di volon­tari per la guerra in Iraq. Ai musul­mani di Fran­cia viene chie­sto di pren­dere posi­zione. Sono messi con le spalle al muro. “Si rim­pro­vera ai musul­mani di essere comu­ni­ta­riz­zati – sostiene il sag­gi­sta Oli­vier Roy – ma si chiede loro di rea­gire con­tro il ter­ro­ri­smo in quanto comu­nità”. La gior­nata folle rimanda a una Fran­cia dove ogni appar­te­nenza, reale o imma­gi­nata, si è pro­gres­si­va­mente chiusa in se stessa negli ultimi anni, con l’aiuto con­si­stente della crisi eco­no­mica. Dei born againmusul­mani, scrive su Le Monde il socio­logo Farhad Kho­sro­kha­var, che hanno ini­ziato con pic­coli reati comuni e si sono radi­ca­liz­zati in car­cere, per poi essere assor­biti dall’internazionale del ter­rore. Hol­lande chiede che la mar­cia sia un momento di “unità”. Ma la divi­sione mina alla base la società. La gior­nata folle ha lasciato tutti i cit­ta­dini senza voce, timo­rosi, senza rispo­sta. Ieri era il momento dell’emozione. L’analisi non potrà che venire più tardi. E dovrà riguar­dare tutta l’Europa, i suoi rap­porti con le aree in guerra vicine.

Fonte: il Manifesto

10 gennaio 2015

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