Note di pace di Luciano Basso: "La mia musica contro la guerra"


Pietro Scarnera


Il pianista-compositore Luciano Basso è stato il protagonista di uno dei momenti più emozionanti della Marcia Perugia-Assisi: le sue note hanno accompagnato il minuto di silenzio dedicato alla Birmania, creando un’atmosfera intensa e partecipata. Ad Assisi, il “musicista pacifista”, come lui stesso si definisce, ha eseguito per la prima volta i brani del nuovo cd “Free Fly”, e ora porta in tournée il messaggio di pace del 7 ottobre.


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Note di pace di Luciano Basso: "La mia musica contro la guerra"

Il pianista-compositore Luciano Basso è stato il protagonista di uno dei momenti più emozionanti della Marcia Perugia-Assisi: le sue note hanno accompagnato il minuto di silenzio dedicato alla Birmania, creando un’atmosfera intensa e partecipata. Ad Assisi, il “musicista pacifista”, come lui stesso si definisce, ha eseguito per la prima volta i brani del nuovo cd “Free Fly”, e ora porta in tournée il messaggio di pace del 7 ottobre.

Cos’ha provato a suonare in un contesto così particolare?

“E’ stata una grande esperienza. Era emozionante il fatto di presentare i nuovi brani, ed era ancora più toccante farlo durante il minuto di silenzio per la Birmania. Per me quello è stato il momento più bello della marcia. Ho scelto di accompagnarlo con “27/04/06”, un brano molto libero dal punto di vista ritmico e basato sul cromatismo. In quel momento ho sentito il potere della musica, la sua capacità di arrivare direttamente al cuore. Parole e immagini non avrebbero avuto lo stesso effetto, l’atmosfera era così intensa che i minuti di silenzio sono diventati due”.

Lei da tempo collabora con la Tavola della Pace, ma in passato ha suonato anche in scenari di guerra, come Mostar e Sarajevo. Cosa significa suonare in luoghi simili?

“Sono stato nei Balcani nel ’97, quando le conseguenze della guerra erano ancora molto presenti. Ricordo che a Sarajevo giravamo scortati dai soldati italiani e francesi, e l’impressione terribile che mi diede la piazza del mercato, dove centinaia di macchie rosse e numerate rappresentavano le persone che lì erano state uccise. Suonare nel conservatorio di Sarajevo mi ha dato una sensazione simile a quella provata il 7 ottobre ad Assisi: la percezione di arrivare in profondità, di toccare le persone. Nessuno voleva che smettessi di suonare, e un concerto di quaranta minuti si è trasformato in un’ora e un quarto di musica”.

La musica allora può essere veicolo di pace?

“Io ne sono convinto. La musica in determinati contesti genera riflessione ed emozione. Del resto quello musicale è il primo linguaggio, e in quanto tale è capace di unire le persone di tutto il mondo, molto più di quanto possa fare la parola. Un’ulteriore conferma l’ho avuta nel 2002, suonando fianco a fianco con Gino Strada di Emergency. I suoi racconti “dal fronte” venivano amplificati dalle mie note, e il pubblico ascoltava entrambi con uguale emozione”.

Ad Assisi il suo concerto è stato uno dei momenti più intensi dell’intera marcia. Come si può portare avanti il messaggio di quella giornata?

“Attualmente sono in tournée per presentare il mio nuovo disco, “Free fly”, e porto con me anche quel messaggio di pace. Penso che la bellezza della giornata di Assisi illumini i miei brani e credo che questo venga percepito dal pubblico. Il dopo-marcia è questo: la ricchezza di quell’esperienza deve continuare a vivere nelle nostre attività quotidiane, qualunque esse siano”.

Un’ultima curiosità. Il brano che ha eseguito per la Birmania ha per titolo una data: “27/04/06”. Che significato ha?

“E’ il giorno in cui sono diventato nonno, e quel brano è una speranza: perché i bambini che nascono oggi non conoscano mai la guerra”.

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