Nord e Sud Sudan sull’orlo della guerra?
Campagna Italiana per il Sudan
L’attuale crisi di Abyei è la più grave dalla firma degli accordi di pace. A preoccupare maggiormente le conseguenze della situazione sulla popolazione civile.
“Abyei è un territorio sudanese, un territorio del Nord Sudan e non ce ne andremo da lì”, ha dichiarato ieri il presidente sudanese Omar El Bashir, dopo aver occupato militarmente la zona di Abyei, contesa tra Nord e Sud Sudan. La comunità internazionale ha già chiesto il ritiro immediato delle truppe ma il governo sudanese ha risposto che prima di tutto vuole un chiarimento sull’attacco subito dalle proprie truppe la settimana scorsa, mentre, scortate dalla missione di pace, si ritiravano dal territorio di Abyei. Secondo Khartoum, l’attacco, che ha lasciato sul terreno numerose vittime, sarebbe stato sferrato dalle forze militari del Sud. Gli Stati Uniti sono stati i primi a puntare il dito contro le forze del sud; anche secondo quanto dichiarato da un portavoce dell’ONU, le informazioni e le testimonianze raccolte sull’episodio farebbero risalire l’identità degli aggressori a membri dell’esercito sud sudanese. Le accuse, però, devono essere ancora comprovate ed è già stato chiesto al governo sud sudanese di avviare un’indagine sull’accaduto. La comunità internazionale ritiene però che la reazione di Khartoum è sproporzionata. Washington ha dichiarato che l’azione intrapresa da Khartoum rappresenta una violazione dell’accordo di pace firmato nel 2005 e ha rimesso in gioco la possibilità per lo stato sudanese di essere tolto dalla lista degli stati che sostengono il terrorismo internazionale se non procede immediatamente al ritiro delle forze militari.
A preoccupare maggiormente le conseguenze della situazione sulla popolazione civile. “Si tratta di persone particolarmente vulnerabili, già duramente provate dalle violenze e dalle tensioni che negli ultimi mesi hanno alzato il livello di insicurezza in tutta la zona…è necessario che le parti garantiscano protezione e sicurezza ai civili e assicurino l’arrivo degli aiuti umanitari e l’adeguata assistenza da parte delle agenzie internazionali…” ha dichiarato in comunicato stampa del 24 maggio Georg Charpentier, coordinatore delle Nazioni Unite per gli affari umanitari in Sudan. Secondo gli ufficiali delle Nazioni Unite, gli sfollati sarebbero già 40.000; 15-20 mila persone circa si sarebbero rifugiate ad Agok, ma molti si stanno ora dirigendo più a sud, verso Turalei.
Per motivi di sicurezza le agenzie umanitarie non riescono a raggiungere Abyei e prestano soccorso ai civili in fuga in diverse località degli stati di Warrap e Unity. Ieri l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (IOM) ha iniziato la registrazione degli sfollati, tra i quali la maggior parte sono donne, bambini e anziani . Nella città di Mayen Abun, secondo l’IOM nella notte tra il 23 e il 24 maggio sono arrivati 8 camion, gli sfollati avevano raggiunto quota 2.238 e i residenti locali stanno offrendo loro alloggio mentre altri sono stati collocati all’interno degli edifici scolastici.
Abyei è una zona particolarmente ricca di petrolio. Secondo il Trattato di pace del 2005, la popolazione avrebbe dovuto stabilire l’appartenenza dell’area al Nord o al Sud Sudan attraverso un referendum previsto per lo scorso gennaio, ma che non ha ancora avuto luogo.
Fonte: Campagna Italiana per il Sudan
25 maggio 2011