Non comprate quei caccia meglio costruire 185 asili
Umberto Veronesi
Chiunque abbia a cuore il nostro Paese e il suo futuro, su questo punto non può tacere. Ogni caccia costa 120 milioni di euro, che basterebbero per costruire 185 asili nido, permettendo a più madri di mantenere il loro posto di lavoro.
IL MONDO della scienza e il mondo civile sono sconcertati di fronte all' indicazione, emersa in questi giorni, di proseguire nel programma di acquisto dei cacciabombardieri F-35, riducendo il numero, nella migliore delle ipotesi, da 131 a 100. Chiunque abbia a cuore il nostro Paese e il suo futuro, su questo punto non può tacere. La decisione di aderire a questo programma militare di nove Stati, il più costoso della storia, che prevede per l' Italia un esborso di 15 miliardi di euro, fu presa nel 2002 (l' accordo fu firmato a Washington dall' attuale ministro della Difesa) e già allora suscitò forti polemiche. Ora però, quando per far fronte alla crisi il governo si trova costretto a minare i fondamenti economici di ogni famiglia: lavoro, pensioni, assistenza sanitaria, l' idea di dedicare una cifra iperbolica a questo programma, appare difficilmente accettabile.
Ogni caccia costa 120 milioni di euro, che basterebbero per costruire 185 asili nido, permettendo a più madri di mantenere il loro posto di lavoro. La maggioranza dei cittadini non vuole nuovi investimenti in armi e qualcuno ha ventilato un referendum. Le famiglie italiane stanno accettando con responsabilità e senso civico i tagli ai servizi e ai consumi imposti dalla crisi economica e dalla situazione europea, e affronteranno con dignità anche le difficoltà peggiori: mancanza di sviluppo e di posti di lavoro per i giovani. C'è molta preoccupazione, ma c è allo stesso tempo una coscienza diffusa del fatto che tutti debbano farsi carico del riappianamento dei conti, in vista di una ripresa. Ma i conti devono essere trasparenti, e le motivazioni delle scelte condivise. Io credo che nessuno di noi si imporrebbe un sacrificio oggi, per un domani di guerra e di sangue. La gente vuole benessere, salute, crescita, e soprattutto vuole la pace. Molti italiani non sanno che ci apprestiamo ad aumentare il nostro debito pubblico per poter ipoteticamente colpire meglio un nemico (che non c' è), quando, per ridurre lo stesso debito, chiediamo ai nostri malati di pagare addirittura una tassa sulla loro malattia: il ticket sanitario.
L' acquisto degli F-35, oltre che assurdo, è contro la nostra Costituzione, che all' articolo 11 stabilisce che l' Italia ripudia la guerra, se non come strumento di difesa. Ma i caccia sono armi di attacco, e chi mai l' Italia dovrebbe attaccare ? Per fortuna nel nostro Paese esiste una società civile molto attenta, che dal 2009 sostiene con convinzione e costanza una campagna – "Taglia le ali alle armi" – per fermare il programma F35. Come senatore, nel 2010, anche io ho partecipato personalmente, presentando una petizione in Senato. I promotori oggi chiedono prima di tutto che vengano spiegati gli obiettivi: a cosa servono nuove armi costose e sofisticate? Chiedono inoltre che vengano considerate le alternative possibili di impiego delle risorse pubbliche: ricerca scientifica, asili, scuole, ospedali, aiuti ai giovani e alle donne. Le priorità vere del nostro Paese non possono essere i cacciabombardieri. Gran parte del mondo sta disarmando, e persino le potenze militari storiche, come gli Stati Uniti riducono gli organici e ritirano le truppe dalle missioni. La guerra è uno strumento barbaro per la risoluzione dei conflitti e barbari sono i suoi strumenti, le armi. Per fortuna, sarà storicamente destinata a sparire, perché la pace è la condizione imprescindibile del progresso economico, sociale, scientifico. Che l' Italia, Paese pacifico per cultura, assuma una posizione antistorica non passerà facilmente sotto silenzio. Science for Peace, il movimento che ho fondato insieme a uomini di scienza e di pensiero, sarà a fianco delle associazioni favorevoli al disarmo, fra cui le associazioni femminili, sempre in prima fila nella difesa dei diritti umani. E il diritto a vivere in pace è il primo.
Fonte: www.repubblica.it
12 Febbraio 2012