Noi siamo quelli che veniamo dopo


Piero Piraccini


Ormai ci siamo. Fa niente se la conoscenza sempre crescente ci consente di raggiungere mete una volta impensate; se un mondo sempre più ricco è stato capace di dotarsi d’istituzioni preposte ad assicurare diritti e uguaglianza per tutti; se la nostra Costituzione ha nel suo DNA il diritto al lavoro (art. 1), all’uguaglianza (art. 3), […]


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Children sitting on a makeshift raft play in a river full of rubbish in a slum area of Jakarta September 19, 2012. REUTERS/Enny Nuraheni (INDONESIA - Tags: SOCIETY TPX IMAGES OF THE DAY)

Ormai ci siamo. Fa niente se la conoscenza sempre crescente ci consente di raggiungere mete una volta impensate; se un mondo sempre più ricco è stato capace di dotarsi d’istituzioni preposte ad assicurare diritti e uguaglianza per tutti; se la nostra Costituzione ha nel suo DNA il diritto al lavoro (art. 1), all’uguaglianza (art. 3), alla pace (art. 11).

Il fatto è che ormai c’è il rischio che tutto torni al passato dei conflitti, della disoccupazione, dell’insicurezza. La città infernale, per Calvino, verso la quale ogni vita rischia di essere risucchiata. Non si trovano soldi per assicurare un lavoro, una scuola, una sanità a migliaia di famiglie che ormai non ce la fanno più. Non si trova il coraggio politico per accogliere con dignità gli immigrati costretti a scappare dalle loro terre, ma lo troviamo per spendere 64 milioni di euro al giorno in armi, 150 per un solo aereo F35 (ne abbiamo ordinato 93) al servizio di guerre infinite. Chi si ricorda più quando è iniziata la guerra in Afghanistan? Intanto, però, facciamo affari (vendiamo armi) con stati che non rispettano i diritti umani e fanno guerre quotidiane. Senza che s’intravveda un argine che ponga riparo a questa follia. Quegli argini che Machiavelli sosteneva si dovessero costruire nei “tempi quieti” per contenere i danni prodotti dai “fiumi rovinosi che, quando s’adirano, allagano e’ piani, ruinano gli alberi e gli edifizi”. Perché se è vero che fortuna (il corso caotico degli eventi) e virtu’ (l’abilità conforme alla ragione) governano parimenti la storia umana, e se “la fortuna dimostra la sua potenzia dove non e’ ordinata virtu’ a resisterle”, allora non più un Principe, ma una politica appena illuminata deve entrare in campo. Perché il “fiume rovinoso” potrebbe essere quel fuoco atomico al quale due irresponsabili presidenti, il nordcoreano e lo statunitense, minacciano di ricorrervi, l’un contro l’altro. Più esattamente: contro il pianeta terra. Perché oggi non ci sono milizie cittadine che tengano: esse, strumento primo della virtu’ del Principe, sono del tutto inefficaci di fronte alla follia nucleare. Che il Governo italiano non osa scalfire visto il diniego posto all’ONU di abolire per sempre armi di tal specie.

Né esistono muri sufficienti a fermare gli schiavi del 2000 che irrompono nelle nostre terre spinti non da una natura maligna, ma da un sistema economico coscientemente ostentato come una conquista di civiltà che toglie loro ogni speranza di vita.

“Noi – scriveva George Steiner – siamo quelli che veniamo dopo. Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe e Rilke la sera, o suonare Bach e Schubert, e quindi il mattino dopo, può recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz”. Noi siamo quelli che vivono tempi di catastrofi umane nei mari e di migrazioni bibliche da parte di famiglie o addirittura di bambini soli, abbandonati da genitori coscienti che il rischio di non sapere più nulla di loro è preferibile alla certezza di sapere che lì dove sono nati li aspetta un destino di morte. Noi siamo quelli che vediamo quanti, invece, si organizzano per impedire ogni tipo di accoglienza e, però “non siamo razzisti”. Noi vediamo un popolo prigioniero di una paura insensata fomentata da giornali e TV ormai più funzionali a disorientare, strumenti (in)coscienti al servizio di una società sempre più rinchiusa in se stessa. A volte mettendo i penultimi contro gli ultimi, capri espiatori di un modello di relazioni sociali improntato alla violenza e alla disuguaglianza. Fra gli stati e negli stati. E la ministra Pinotti, col Libro Bianco della Difesa, risponde individuando l’ordine necessario: l’Italia interviene là dove i suoi interessi sono minacciati. Essendo, pertanto, le cose del mondo interdipendenti, e l’Italia facendone parte, un programma politico di un qualunque partito che intende proporsi per governare non solo l’Italia ma l’intera Europa, deve collocarsi nel sistema inesorabile delle interdipendenze, senza perdersi in stupide diatribe interne. Le elezioni, fra l’altro, sono alle porte: imperdonabile, dimenticarlo se non si vuole precipitare nell’irrilevanza. Imperdonabile sottovalutare il contenuto rivoluzionario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Non sta forse scritto che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”?

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