No Tav, battaglia in Valsusa


Alberto Chiara - Famiglia Cristiana


Nuove manifestazioni di protesta. Cortei autorizzati e colorati, ma anche black block e violenze, con le Forze dell’ordine che reagiscono: l’ultimo capitolo di una storia lunga 21 anni.


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No Tav, battaglia in Valsusa

Un serpentone umano lungo chilometri e chilometri; teste, bandiere e canti lungo le strade che portano alla Maddalena e alle altre frazioni di montagna attorno a Chiomonte. Decine di migliaia di persona: 55 mila secondo gli organizzatori (per qualche fonte anche 70 mila), molto di meno secondo la Questura. L'Alta velocità ferroviaria Torino-Lione vive l'ennesima giornata di protesta e di scontri, di lotta e di lacrimogeni. Di cariche, di feriti su ambo i fronti (188 soltanto fra le forze dell'ordine, secondo la Questura di Torino). Più difficile fare un conteggio esatto dei feriti No Tav. Si sa che uno è stato portato al Cto di Torino, si sa che altri sei hanno avuto bisogno del trasporto in ambulanza, e  si sa, infine, che un'altra quindicina è stata medicata direttamente alla baita del presidio No Tav. Uno studente veneziano di 19 anni è ricoverato all'ospedale di Susa con un ''politrauma toracico e addominale'': sarebbe stato colpito da un candelotto lacrimogeno da distanza ravvicinata. Quattro i manifestanti arrestati, un altro denunciato.

Diversi, i cortei. Si va da quello autorizzato (affollato di gente della Valsusa, sindaci in prima fila, e poi intere famiglie, padri, madri, figli, un fitto parlare in piemontese), ad altri spezzoni ancora, fino agli attacchi al cantiere faticosamente aperto lunedì 27 giugno. Le forze di polizia parlano anche di numerosi aderenti al black-block giunti anche dall'estero.

In concomitanza con l'inizio del corteo principale anti Tav, le autorità hanno fatto chiudere, per ragioni di sicurezza, l'autostrada A32 nel tratto Bardonecchia-Susa, dopo che ignoti avevano lanciato sassi dall'area sovrastante la galleria Cels sulle due carreggiate. Già ieri la circolazione verso la Francia e quella in senso contrario risultavano rallentate per via del rafforzamento del cantiere vegliato da nutriti reparti di Polizia, Carabinieri e della Guardia di Finanza.  La Questura di Torino, inoltre, ha reso noto che nel corso di mirate bonifiche nell'area del cantiere in località La Maddalena, è stato rinvenuto un contenitore con 14 bombe carta.

In Valsusa «state facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi, le campane suonano per tutta l'Italia che ci sta guardando attraverso la rete». Lo ha detto Beppe Grillo parlando a centinaia di manifestanti radunati a Chiomonte per la manifestazione No Tav. «La Torino-Lione è la più grande truffa del secolo», ha ancora affermato Beppe Grillo, «pensare di fare viaggiare le merci a 300 all'ora è roba da anni Settanta, il futuro è fare viaggiare meno le merci, è il regionalismo». Grillo ha poi accusato le forze dell'ordine di usare gas lacrimogeni «che sono proibiti, armi da guerra cancerogene».

«In Valsusa gli eroi sono i poliziotti e gli operai, non i manifestanti nè tantomeno i delinquenti che tirano le pietre». Pier Ferdinando Casini, dal suo profilo su Facebook, risponde così a Beppe Grillo che, a seguito degli scontri avvenuti oggi in Val di Susa, ha definito ''eroi'' i No Tav.

«I fatti che avvengono in queste ore in Val di Susa con le forze dell'ordine attaccate violentemente mentre difendono il cantiere, sono allarmanti e assolutamente inaccettabili». Lo afferma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «Qui non si tratta più di come si fa una ferrovia»,  aggiunge Bersani: «Qui si tratta di come funziona una democrazia. Isolare, condannare la violenza e ripudiarne ogni presunta giustificazione è un dovere elementare di tutte le forze politiche e delle persone civili. Su questo concetto non è per noi tollerabile nessun equivoco».

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, condanna con decisione quella che definisce «violenza eversiva» in Valsusa e chiede a tutte le istituzioni e le componenti politiche democratiche di fare altrettanto. Il Capo dello Stato interviene in serata con una durissima nota nella quale attribuisce la responsabilità dei veri e propri atti di guerriglia a «gruppi addestrati» a queste pratiche. Da qui l'invito alle forze dello Stato a «vigilare» e a intervenire con la «massima fermezza».

Quello che si sta vivendo in queste ore è l'ultimo capitolo di una storia che si trascina da 21 anni. Tutto comincia infatti nel giugno 1990, quando, in un summit a Nizza, in Costa Azzurra, i Governi italiano e francese convergono sull'opportunità di studiare un nuovo collegamento tra i due Paesi. La versione veloce e ultramoderna della Torino-Lione appare per la prima volta in un testo legislativo italiano del settembre 1994: l'articolo 5 della Finanziaria prevede lo stanziamento di fondi per progettarla. L'accordo intergovernativo per la realizzazione della ferrovia viene firmato il 29 gennaio 2001 a Torino: il Trattato verrà poi ratificato dal Govcerno italiano il 19 settembre 2002.

Intanto si mobilita la protesta popolare, guidata da diversi sindaci della Valsusa. Considera l'opera troppo dispendiosa, denuncia un'insostenibile ricaduta sull'ambiente, e teme seri danni per la salute. Dopo i gravi incidenti de dicembre 2005 per tentare di redigere un progetto più condiviso nasce un Osservatorio guidato del commissario di Governo Mario Virano. Nel novembre 2007 l'Unione europea assegna a Francia e Italia un contributo di 671,8 milioni di euro per la parte comune della Torino-Lione.

Tra il 2006 e il 2010, l'Osservatorio fa sì che venga redatto un n uovo progetto più realistico e attento al territorio: su 130 chilometri in territorio italiano, 116 saranno in galleria. Le parti di linea in superficie dovrebbero essere solo due: la piana di Susa, dove sbuca il tunnel di base proveniente dalla Francia e dove dovrebbe veder la luce una nuova stazione internazionale, nonché lo scalo merci di Orbassano. La parte centrale è il tunnel di base, un vero e proprio nuovo Frejus, lungo 57 chilometri, di cui 46 in territorio francese e circa 12 in territorio italiano.

Fonte: Famiglia Cristiana

3 luglio 2011

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