Nigeria: si parla di dialogo ma si comprano le armi
Misna
Il governo della Nigeria non esclude un dialogo con Boko Haram ma pensa soprattutto alla repressione.
Il governo della Nigeria non esclude un dialogo con Boko Haram ma pensa soprattutto alla repressione: lo sottolineano esperti sentiti dalla MISNA in merito a un nuovo rapporto che, in un arco di tempo compreso tra il 2011 e il 2016, prevede un aumento delle spese militari a un ritmo del 22% l’anno. Secondo lo studio, pubblicato dall’istituto inglese ICD Research/Strategic Defence Intelligence, le spese cresceranno dai due miliardi e 100 milioni di dollari del 2011 ai quattro miliardi e 760 milioni del 2016. In questi cinque anni, si sottolinea nel rapporto, l’acquisto di apparecchiature e tecnologie avanzate assorbirà solo un miliardo e 830 milioni di un budget complessivo stimato in 16 miliardi e 380 milioni. Lo studio, dicono alla MISNA gli autori, è fondato sia su dati già pubblicati da altri istituti di ricerca che su un lavoro di raccolta dati e di analisi condotto attraverso fonti originali. Secondo Guy Martin, esperto del portale di informazione sudafricano DefenceWeb, l’aumento delle spese militari è coerente con una crescita delle “minacce alla sicurezza” in Nigeria. “Ci sono gli attentati del gruppo armato Boko Haram nelle regioni del nord – dice Martin alla MISNA – ma non bisogna dimenticare né i sabotaggi e i furti di petrolio dagli oleodotti del Delta del Niger né il problema crescente della pirateria nelle acque del Golfo di Guinea”. Secondo il rapporto, l’aumento delle spese sta andando di pari passo con lo sviluppo dell’industria della difesa locale, finora in grado di produrre quasi solo armi leggere e munizioni. Di recente sono stati presentati al pubblico due tipi di pattugliatori per la Guardia costiera e un mezzo blindato prodotti e assemblati interamente in Nigeria. “Anche se gli aerei e le apparecchiature ad alto contenuto tecnologico continuano a essere importati da Stati Uniti, Sudafrica, Israele, Gran Bretagna, Bulgaria o Estonia – conferma Martin – l’industria bellica della Nigeria sta cambiando e crescendo rapidamente”. Società come la Defence Industries Corporation of Nigeria (Dicon) o la Dornier Aviation Nigeria Aiep (Dana) sono favorite da una legge che vieta importazioni di prodotti che potrebbero essere venduti anche da aziende locali. Con gli aumenti di spesa previsti nei prossimi anni il bilancio della difesa aumenterà il suo peso specifico dallo 0,9% all’1,3% del Prodotto interno lordo. Meno del 5% degli Stati Uniti, del 4,1% del Sudan e del 2,1% dell’Egitto, più o meno lo stesso del Sudafrica, comunque abbastanza per suscitare gli appetiti di chi, con le armi, ha sempre fatto affari.
Fonte: www.misna.it
13 Luglio 2012