Niger, la Camera voterà missione
il Manifesto
Mercoledì 17 il voto dell’aula di Montecitorio sul rinnovo delle missioni italiane all’estero e sul nuovo impegno militare in Niger.
Lunedì l’avvio della discussione nelle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. Un confronto tra i partiti che si annuncia però più che veloce visto che è già stato fissato per due giorni dopo, mercoledì 17 alle 16, il voto dell’aula di Montecitorio.
L’iter che porta al rinnovo delle missioni italiane all’estero, e in particolare al via libera per il nuovo impegno militare in Niger, è al nastro di partenza. Con una novità però che, per quanto prevedibile, non deve essere piaciuta al Pd che avrebbe preferito chiudere la partita direttamente nelle commissioni. Nella capigruppo che si è tenuta ieri a Montecitorio, invece, Sinistra italiana, Mdp e M5S hanno chiesto e ottenuto di discutere in aula la delibera varata dal governo nell’ultimo consiglio dei ministri del 2017, nonostante il capogruppo dem Ettore Rosato abbia provato a convincerli a saltare il passaggio assembleare. Una decisione che crea imbarazzo tra i dem, che in piena campagna elettorale si troveranno così a votare a favore della missione insieme a Forza Italia.
In attesa di riconferma ci sono 49 missioni già in atto più sei nuove.
Oltre al Niger, nuovi impegni riguardano la Tunisia, dove i soldati italiani prenderanno parte a una missione Nato, e l’invio di ulteriori 100 uomini in Libia che andranno ad aggiungersi ai 300 già presenti. Il nuovo contingente avrà il compito di ripristinare l’efficienza dei mezzi terrestri, navali e aerei del governo Serraj. Né a Montecitorio, né a Palazzo Madama sono previste sorprese. Forza Italia ha infatti già dato il suo assenso anche all’intervento nel Sahel garantendo così il passaggio parlamentare insieme a Pd e Ap. Contrari, invece, M5S, Si e Mdp, anche se il senatore Federico Fornaro ribadisce di voler prima conoscere la natura della missione e il contesto in cui dovrà operare. «Cosa andiamo a fare in Niger?», chiedeva ieri il senatore Mdp. «Rispetto alle dichiarazioni fatte inizialmente dal premier Gentiloni le parole del ministro Pinotti hanno ridimensionato l’aspetto ’combat’ della missione. Se non ci saranno chiarimenti in merito voteremo sicuramente no».
Intanto al ministero della Difesa proseguono i preparativi, con venti militari presenti dal 20 dicembre scorso a Niamey per discutere con le autorità nigerine i particolari dell’intervento italiano e che tipo di addestramento fornire alle forze militari e di sicurezza del Paese. Dei 470 uomini previsti una volta regime (120 nel primo semestre), più della metà sono infatti addestratori che avranno il compito di insegnare ai nigerini come pianificare le missioni di contrasto al terrorismo e come comportarsi in caso di imprevisti. Ma anche, come è scritto nella relazione che accompagna la delibera del governo, come fronteggiare l’attuale situazione globale caratterizzata da «epocali flussi migratori».
Un addestramento che si potrebbe definire di livello «superiore» visto che, come fanno presente al ministero della Difesa, quelle nigerine sono forze già adeguatamente equipaggiate e armate. I soldati italiani potranno contare anche su 130 mezzi terrestri, tra i quali gli ultimi modelli di blindati Lince adatti a viaggiare nel deserto, oltre a due aerei trasporto merci e truppe (potrebbero essere due C-130 o, in alternativa, due C-27J). Costo della missione nigerina per il primo anno: 30.050.995 euro.
Il Manifesto
9 gennaio 2017