Netanyahu: Votatemi e non toccherò le colonie
NEAR EAST NEWS AGENCY
Il premier, in testa nei sondaggi, gioca l’ultima carta: “Non smantellerò nessun insediamento illegale”. USA e UE preoccupati da formazione di un governo di estrema destra.
A quattro giorni dalle elezioni israeliane, Netanyahu è in testa nei sondaggi. Ma si gioca comunque le ultime carte a disposizioni, promesse elettorali che infiammino la destra e che gli garantiscano una maggioranza solida: oggi il premier in carica ha detto che nel caso di rielezione non smantellerà neanche uno degli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania.
In un’intervista rilasciata al quotidiano Maariv, Netanyahu si è solennemente impegnato a non toccare le colonie considerate illegali anche dalla legge israeliana: “I giorni in cui i bulldozer cacciavano gli ebrei sono ormai il passato. Lo dimostrano le nostre politiche: non abbiamo evacuato nessuna colonia, anzi, le abbiamo estese. Nessuno può darmi lezioni sull’amore per la Terra di Israele o sulla fede che nutro per il sionismo”.
Una battuta riservata al partito dei coloni, Jewish Home, che in campagna elettorale mira a sfilare seggi al Likud e al centro-destra per assicurarsi un posto alla Knesset. Oggi sono stati resi noti due nuovi sondaggi che danno in testa la coalizione Likud-Beitenu, guidata dal premier Netanyahu e dal ministro degli Esteri Lieberman. Secondo le indagini dei quotidiani israeliani Ha’aretz e Yedioth Ahronoth, la coalizione di centro-destra otterrebbe 32 seggi, la maggioranza relativa. Ma è in calo: alle precedenti elezioni i due partiti – che correvano da soli – avevano ottenuto dieci seggi in più.
Un risultato che costringerebbe il premier a formare una coalizione molto più ampia, che potrebbe virare verso l’estrema destra o preferire il centro moderato. Secondo alcuni osservatori, Netanyahu sarebbe più propenso ad optare per i piccoli partiti estremisti religiosi, come Jewish Home, Shas e United Torah Judaism. Una simile scelta però provocherà la reazione internazionale e pressioni politiche da parte europea e statunitense che temono che un governo di estrema destra blocchi definitivamente il processo di pace con la controparte palestinese.
Sicuramente a favorire il premier c’è anche l’assenza di una sinistra forte, incapace di unirsi in un’unica coalizione di opposizione e di presentare al Paese un programma serio. Un gap che si allarga se si pensa alle reali preoccupazioni dell’elettorato israeliano: secondo un sondaggio di Ha’aretz, il 47% degli israeliani ritiene le questioni sociali ed economiche il tema centrale, contro il 10% che si dice preoccupato dalla minaccia iraniana.
Le proiezioni sono impietose: il partito Laburista, secondo i sondaggi, arriverebbe a 17 seggi, contro gli otto seggi del partito dell’ex ministro degli Esteri, Livni, e i tredici di Yesh Atid.
Fonte: Nena News
18 gennaio 2012