Neonato morto, Piazza Grande: “Un caso terribile ma isolato”
Redattore Sociale
L’associazione era entrata in contatto con la famiglia del neonato. “Venivano in stazione per la distribuzione dei generi alimentari, ma non ci hanno chiesto aiuto”. Mengoli (Caritas): “Ora serve un esame di coscienza”.
BOLOGNA – Il mondo del sociale a Bologna è sotto shock. La morte di un neonato di appena venti giorni, che viveva in strada con la famiglia in pieno centro storico, getta un’ombra inquietante su tutto il sistema dei servizi sociali cittadini: un sistema da tempo sotto accusa e giudicato in declino, ma forse nessuno pensava che la situazione fosse a questo punto. La prima domanda a cui rispondere è se la tragedia poteva essere evitata. La famiglia era entrata in contatto anche con il servizio mobile di Piazza Grande. “Da quest’estate venivano in stazione quando distribuivamo generi alimentari”, spiega il responsabile Alessandro Tortelli.
Non è chiaro se la famiglia avesse una casa (in via delle Tovaglie, come scrive Repubblica) oppure no. “Una famiglia in strada si nota – continua Tortelli –: noi sapevamo che di giorno stavano in Sala Borsa, ma non ci hanno mai detto di essere senza casa. L’attuale compagno della donna però ci aveva chiesto di avviare le pratiche per la residenza in via Mariano Tuccella”, la via “fittizia” dove prendono residenza i clochard bolognesi. Che la situazione fosse sospetta e a rischio era chiaro, soprattutto dopo la nascita dei due gemelli. “Il 31 dicembre era tutto pronto per accoglierli – continua Tortelli –, gli era stato offerto un alloggio nell’albergo di via del Pallone, ma hanno rifiutato, dicendo che dovevano festeggiare a casa”. Ma se l’intervento c’è stato, che cosa è andato storto? “Probabilmente il trasferimento della famiglia dal quartiere San Donato a Santo Stefano non ha aiutato – continua il responsabile –: c’è un assistente sociale per quartiere, che si deve occupare di centinaia di casi”.
La domanda che tutti si pongono, ora, è se una tragedia del genere possa ripetersi. “Penso che sia un caso isolato – dice Tortelli –: in questi anni ci sono capitati due casi di mamme sole con bambini, e di solito le donne in queste situazioni trovano un posto dove essere accolte. È vero però che il mondo dei senza dimora sta cambiando. Bisogna capire se questo caso è la punta di un iceberg”. Di certo le famiglie in difficoltà, magari sotto sfratto esecutivo, in città stanno aumentando. “Solo stamattina al nostro segretariato in Strada Maggiore c’erano 52 persone – dice il direttore della Caritas bolognese Paolo Mengoli –. Questè è un segnale tragico per il sociale di questa città: dimostra le grandi difficoltà in cui si trovano i servizi sociali. Manca soprattutto un punto di riferimento a cui possano rivolgersi le persone più in difficoltà come i senza dimora. Il decentramento dei servizi andava fatto, ma è stato fatto male: ora serve un esame di coscienza da parte di tutti”.
Fonte: Redattore Sociale
10 gennaio 2011