“Negli Usa Obama viene eletto da internet. E in Italia che si fa? Si censura la rete”


Stefano Corradino


Il professore Stefano Rodotà commenta la notizia rivelata dall’associazione “Altroconsumo” di una Proposta di legge che, combattendo la pirateria digitale, spingerebbe di fatto verso una censura del web.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
“Negli Usa Obama viene eletto da internet. E in Italia che si fa? Si censura la rete”

“Questa iniziativa, di cui sono ancora nebulosi sia gli autori che i  contorni mi sembra un atto di arretratezza culturale e di prepotenza politica”. Così il professore Stefano Rodotà commenta la notizia rivelata dall’associazione “Altroconsumo” di una Proposta di legge che, combattendo la pirateria digitale, spingerebbe di fatto verso una censura del web. “Nel momento in cui si parla di Obama come il presidente eletto da internet e si sottolinea l'importanza determinante che ha avuto il web per la sua campagna elettorale e per la creazione di una nuova rete di relazioni politiche e sociali in Italia non siamo capaci di andare oltre la vecchia logica della censura… E poi c’è un lampante conflitto di interessi da parte del premier…”

Professor Rodotà: l’associazione “Altroconsumo” ha pubblicato un documento relativo ad una proposta di legge arrivata al neonato Comitato tecnico governativo contro la pirateria digitale e multimediale. Non è che, con la scusa di preservare la proprietà intellettuale sulla rete si cerca di metterla sotto il controllo del potere politico?
Il sospetto è fondato. La rete, e soprattutto internet 2.0, il cosiddetto social networking (Facebook, My Space…  ndr) stanno cambiando anche il panorama politico e non possono essere intercettati con vecchie logiche autoritarie che tendono a proporre la conoscenza non come un bene ma come un puro oggetto di una proprietà da tutelare a ogni costo.

Forse qualcuno ha approfittato della polemica innescata dopo che alcuni gruppi su Facebook hanno cominciato ad inneggiare alla mafia o alla violenza sessuale…
Siamo sicuri che l'argomento del rischio che si creino situazioni legate alla pedopornografia, o all'incitamento allo stupro o alla mafia (fatti questi che possono essere circoscritti) non sia un'occasione o un pretesto per rafforzare, con l'argomento della sicurezza, pure logiche di mercato e derive di tipo autoritario?

Ci si appella alla regolamentazione della rete
Corretto, ma non può avvenire con una specie di cambiale in bianco che dovrebbe essere lasciata al governo. Oggi la discussione internazionale, che ha avuto un momento significativo nell'Internet Governance Forum in India del dicembre scorso mette sempre più l'accento sulla necessità di garantire i diritti in rete con un vero internet bill of rights, una sorta di costituzione per internet, all'interno della quale collocare poi le regole per una corretta utilizzazione della rete; regole che, tuttavia, dovrebbero seguire un processo che non sia quello della pura imposizione dall'alto.

Sotto accusa sono gli internet provider, le società fornitrici di servizi web
Infatti. Si cerca di far cadere sugli internet provider responsabilità che non sono proprie, facendone o i guardiani impropri di internet con un compito censorio oppure per bloccare il loro carattere concorrenziale rispetto ai media tradizionali.

Si riferisce alla disputa di Mediaset contro YouTube?
Esattamente. L’attacco a YouTube avviene in un paese, unico al mondo, dove una società privata (Mediaset) ha chiesto 500 milioni di risarcimento. Quindi il governo interviene in una materia che vede un’impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario con YouTube.

Conflitto giudiziario o conflitto di interessi?

Risposta troppo facile perché ormai è un fatto ricorrente. Che il presidente del Consiglio intervenga in tutti i modi a tutela delle sue imprese in questo settore è dimostrato dall'episodio assolutamente inaccettabile del suo intervento nella contrattazione privata tra un professionista come Fiorello e un concorrente delle sue reti, cioè Sky.

Cito da una sua conferenza “la tecnologia apre le porte e il capitale le chiude”

E’ un adagio che continuo a ripetere da tempo.

Noi condividiamo totalmente le preoccupazioni espresse dal professor Rodotà. E ci auguriamo che il governo voglia smentire in modo formale le indiscrezioni odierne e voglia sgomberare il campo da equivoci pericolosi. “Se questo non dovesse accadere – afferma il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti – promuoveremo da subito, anche attraverso l'immediata formazione di un comitato di legali, tutte le opportune iniziative in sede nazionale e comunitarie. Siamo sicuri che tutte le autorità di garanzia interessate vorranno far sentire la loro voce. Intanto noi chiediamo agli utenti della rete di intervenire sul nostro sito, lanciando l'appello anche al mondo della cultura e dello spettacolo ed apriremo proprio su Facebook uno spazio per denunciare questo grave rischio di censura e di limitazione della libertà di informazione".

corradino@articolo21.info

Fonte: Articolo21

27 gennaio 2009

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento