Nave ebraica ad Ashdod, al via deportazioni


NEAR EAST NEWS AGENCY


I passeggeri della “Irene” sono stati ammanettati dopo arrembaggio. I pacifisti israeliani sono in carcere a Ashdod, quelli stranieri a Holon e verranno deportati al più presto.


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Nave ebraica ad Ashdod, al via deportazioni

Gaza, 28 settembre 2010, Nena News – Si e’ concluso come molti aveva previsto il tentativo della nave ebraica “Irene” di raggiungere Gaza city e di portare aiuti e solidarieta’ politica alla popolazione palestinese sotto un duro embargo israeliano. L’imbarcazione, piccola e a vela, e’ stata abbordata dalla Marina militare israeliana e portata al porto di Ashdod. In precedenza una unita’ da guerra aveva intimato alla nave pacifista di cambiare rotta ma passeggeri ed equipaggio hanno deciso di continuare il loro tragitto.
Un portavoce militare israeliano ha detto che  l’abbordaggio dell’Irene e’ avvenuto in modo pacifico e che non si sono registrati problemi a bordo e atti di resistenza attiva da parte dei passeggeri, in tutto dieci. La portavoce della spedizione pacifista contro il blocco di Gaza, Miri Weingarten, tuttavia non ha potuto confermare la versione delle forze armate israeliane. “Non abbiamo piu’ avuto notizie da coloro che sono a bordo dell’Irene – ha detto Weingarten a Nena News – i telefoni cellulari e satellitari sono stati sequestrati e spenti. Sappiamo solo che i soldati hanno ammanettato tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggi. Non abbiamo altre informazioni”.
Questo pomeriggio la professoressa Nurit Peled Elhanan, nota pacifista israeliana e moglie di uno dei passeggeri, Rami Elhanan (la coppia ha perduto una figlia nel 1997 in un attentato suicida palestinese) ha riferito a Nena News che i passeggeri con cittadinanza israeliana sono detenuti nel carcere di Ashdod e dovrebbero essere liberati entro questa sera. Gli altri con cittadinanza straniera, portati in una prigione a Holon, verranno deportati al piu’ presto. Verranno imbarcati su aeroplani diretti verso i paesi di provenienza.
Richard Kuper dei “Jews for Justice for Palestinians”, uno dei promotori della nave ebraica, ha dichiarato che l’azione  israeliana dimostra “che il governo Netanyahu non vuole la pace.  La sorte subita da questa barca simboleggia il destino delle speranze di pace in questa regione”. Kuper  ha chiesto il sostegno della comunita’ internazionale in favore della nave “Irene” e del messaggio di protesta di cui è portatrice.
Lo scorso 31 maggio sei navi della Freedom Flotilla dirette a Gaza vennero bloccate in acque internazionali dalla Marina militare israeliana. In quell’occasione commando israeliani uccisero nove passeggeri della nave turca «Mavi Marmara» scatenando una grave crisi internazionale e una bufera nelle relazioni tra Tel Aviv e Ankara. Dopo qualche giorno venne fermata, stavolta senza uso della forza, la nave “Rachel Corrie” ugualmente diretta a Gaza.
L’”Irene” partita domenica dal porto nordcipriota di Famagosta, era stata circondata questa mattina da unita’ da guerra israeliane a circa 30 km dalla Striscia di Gaza. Ad attenderla a Gaza city c’era l’Ong palestinese «Gaza Community Mental Health Programme», diretta dal dottor Eyad Sarraj. Tra i passeggeri, una decina in tutto, vi sono anche un sopravvissuto all’Olocausto, Reuven Moshkovitz, di 82 anni, e Carole Angier stimata biografa di Primo Levi. A «guidare» il gruppo pacifista ebraico è statoYonatan Shapira, un ex pilota di elicotteri dell’aviazione israeliana nonché uno dei refusenik più noti. Prima della partenza i partecipanti hanno spiegato che uno degli obiettivi della missione pacifista e’ quello di dimostrare che non tutti gli ebrei e gli israeliani condividono le politiche dei governi israeliani contro i palestinesi.

Guarda video abbordaggio diffuso da sito Haaretz

Fonte: Nena-News

28 settembre 2010

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Il refusenik israeliano ha smentito la versione del portavoce militare di un assalto "senza problemi" ieri al battello "Irene" diretto a Gaza. Intanto il convoglio "Viva Palestina" continua viaggio terrestre verso Gaza. A fine dicembre salpera' la Flotilla2

Gerusalemme, 29 settembre 2010, NenaNews – Liscio come l’olio, nessun incidente, situazione calma. Il portavoce militare israeliano ieri pomeriggio si era affrettato a riferire questa versione “tranquillizzante” del raid contro il battello pacifista “Irene” diretto a Gaza con a bordo aiuti umanitari e una decina di attivisti ebrei ed israeliani. E invece le cose sono andate in modo ben diverso, come ha denunciato ieri in tarda serata, poco dopo la sua scarcerazione, l’ex pilota militare refusenik Yonatan Shapira che ha guidato la spedizione navale ebraica verso Gaza.
Shapira e’ stato perentorio nel riferire che i soldati israeliani saltati a bordo dell’Irene hanno usato la forza e in non poche occasioni la violenza contro i passeggeri che pure, ha sottolineato, non avevano opposto alcuna forma di resistenza attiva all’abbordaggio avvenuto a circa 20 miglia marine dalla costa di Gaza. “Non ci sono parole per descrivere ciò che abbiamo vissuto” ha detto. “Il portavoce IDF sta tentando di dipingere un quadro diverso da quanto accaduto, come se l’abbordaggio non fosse stato violento, ma in realtà le azioni dei soldati sono state violente e molto dure”, ha aggiunto. Il refusenik peraltro e’ stato tramortito da una scossa di pistola taser usata da uno dei militari israeliani e si e’ ripreso solo dopo diversi minuti.
D’altronde la stessa portavoce della spedizione pacifista  Miri Weingarten, gia’ ieri pomeriggio non aveva voluto confermare la versione rassicurante data dalle forze armate israeliane. “Dopo l’arrembaggio non abbiamo avuto notizie da coloro che sono a bordo dell’Irene – aveva detto Weingarten a Nena News – i telefoni cellulari e satellitari sono stati sequestrati e spenti. Sappiamo solo che i soldati hanno ammanettato tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggio. Non abbiamo altre informazioni”. Richard Kuper dei “Jews for Justice for Palestinians”, uno dei promotori della nave ebraica, ha dichiarato che l’azione  israeliana dimostra “che il governo Netanyahu non vuole la pace.  La sorte subita da questa barca simboleggia il destino delle speranze di pace in questa regione”. Kuper  ha chiesto il sostegno della comunita’ internazionale in favore della nave “Irene” e del messaggio di protesta di cui è stata portatrice.
Intanto non e’ noto se i pacifisti ebrei con cittadinanza straniera siano gia’ stati espulsi ed imbarcati su aerei diretti verso i paesi d’origine. Sono stati invece liberati quelli con cittadinanza israeliana.
Lo scorso 31 maggio sei navi della Freedom Flotilla dirette a Gaza vennero bloccate in acque internazionali dalla Marina militare israeliana. In quell’occasione commando israeliani uccisero nove passeggeri della nave turca «Mavi Marmara» scatenando una grave crisi internazionale e una bufera nelle relazioni tra Tel Aviv e Ankara. Dopo qualche giorno venne fermata, stavolta senza uso della forza, la nave “Rachel Corrie” ugualmente diretta a Gaza.
Entro la fine dell’anno salpera’  per Gaza la Flotilla 2. Due giorni fa ad Atene la Freedom Flotilla Coalition ha fatto il punto della situazione registrando che negli ultimi tre mesi, si sono aggiunte coalizioni nazionali in Italia, Svizzera, Francia, Spagna, Canada, Norvegia, Belgio, Austria, Australia, Stati Uniti ed altri Paesi, ognuna delle quali sta lavorando per inviare una nave a Gaza. La Freedom Flotilla Coalition chiede ai governi e alle istituzioni dei paesi ai quali appartengono gli attivisti coinvolti nella organizzazione della nuova spedizione navale di utilizzare tutti i mezzi legali e politici per assicurare che Israele cessi le sue azioni militari contro i convogli diretti a Gaza anche per non mettere in pericolo la vita dei partecipanti.
Procede spedita nel frattempo la missione terrestre di “Viva Palestina”. Il convoglio partito da Londra il 18 settembre alla volta di  Gaza, cui partecipano per l’Italia  ISM-Italia e Viva Palestina Italia, giunto in Grecia ha puntato su  Salonicco dove si è accampato in una zona alla periferia della città.  Dopo la sosta di un giorno, durante il quale è stata tenuta una conferenza stampa,  è ripartito alla volta della Turchia raggiungendo Istanbul ed Ankara. Ora è diretto alla volta della Siria. Ovunque, sottolineano gli organizzatori, il convoglio ha ricevuto una festosa accoglienza.

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