Mumbai, le piste delle indagini


Enzo Mangini


Pakistan nel mirino. Prende forma l’ipotesi Lashkar-e-Toiba. Il ministro degli esteri indiano Pranab Mukherjee sostiene che «alcuni elementi» in Pakistan sono responsabili del massacro di Mumbai.


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Mumbai, le piste delle indagini

«Atti oltraggiosi come gli attentati a Mumbai mirano a rendere impossibile qualsiasi miglioramento delle nostre relazioni». Con queste parole, pronunciate durante una conferenza stampa a New Delhi, il ministro degli esteri indiano Pranab Mukherjee ha raffreddato le speranze suscitate dalla visita in India del responsabile della diplomazia pakistana Shah Mahmood Qureshi. Mukherjee è stato ancora più esplicito, dicendo che «alcuni elementi» in Pakistan sono responsabili del massacro di Mumbai. Non è però un attacco all’attuale governo pakistano: «I gruppi responsabili degli attentati e i loro sostenitori agiscono anche contro i diretti interessi del governo del Pakistan». Un’apertura di credito, quindi, verso il presidente pakistano Asif Ali Zardari, il vedovo di Benazir Bhutto, che ha anche accettato di inviare a breve in India il capo dei servizi segreti, la temuta Isi. È stato il primo ministro indiano Manmohan Singh a chiedere al suo omologo Yousuf Raza Gilani e al presidente Zardari di mandare a New Delhi il generale Shuja Pasha «per cooperare nelle indagini sugli attacchi a Mumbai e per condividere alcune informazioni».
Quali informazioni, ovviamente, si può solo immaginare, a partire dagli elementi di fatto che emergono man mano che le armi tacciono e le indagini procedono. La polizia del Maharashtra, lo stato indiano di cui Mumbai è capitale, afferma di aver identificato uno dei terroristi feriti e arrestati durante l’attacco. Si tratterebbe di Ajmal Amir Kamal, originario della città di Faridkot, nella provincia pakistana del Punjab. Kamal sarebbe un militante di Lashkar-e-Toiba, un gruppo separatista del Kashmir, sospettato di legami con settori deviati dei servizi segreti pakistani. Dalla ricostruzione della polizia del Maharashtra, Kamal e un’altra dozzina di terroristi sarebbero arrivati in nave da Karachi, in Pakistan, fino a una decina di miglia dalla costa di Mumbai, raggiunta a forza di remi. Sbarcato, il gruppo si è diviso per dirigersi sui vari obiettivi. Altri due pakistani sarebbero stati arrestati dalla polizia di Mumbai e come Kamal avrebbero confessato di far parte di Lashkar e-Toiba. La polizia di Mumbai, però, è nota per avere la mano molto dura con i sospetti, il che rende le confessioni estorte difficili da accettare senza altre verifiche.
In attesa delle indagini sulle armi e sui corpi dei terroristi uccisi, altri gruppi restano sospettati: gli Indian Mujahiddin, che però hanno colpito sempre nel nord del paese, e l’Islamic Student Movement of India, già responsabile delle bombe che sempre a Mumbai uccisero 187 persone due anni fa.
La pista Lashkar e-Toiba, nonostante la smentita ufficiale del portavoce del gruppo estremista, sembra confermata anche dai servizi segreti britannici. L’MI6, che conosce bene l’India e il Pakistan, ha fin da subito puntato il dito verso gli estremisti kashmiri. Anche se nemmeno i servizi segreti di Sua maestà possono dire con certezza che il movente, o i finanziatori o gli organizzatori degli attacchi abbiano a che fare con la lotta separatista della regione contesta tra India e Pakistan. Sono queste probabilmente, le risposte che il governo indiano si attende dal generale Pasha. Ammesso che sia in grado di darle.

Fonte: Lettera22

29 novembre 2008

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