Mugabe non molla, Zimbawe nel caos
Massimo A. Alberizzi
Al vertice di Lusaka Paesi africani divisi. Il 12 aprile manifestazione, poi sciopero generale. A due settimane dalle elezioni ancora si aspettano i risultati del voto. Il presidente sconfitto: serve il ballottaggio.
JOHANNESBURG – L’economia va a rotoli, l’inflazione è alle stelle, oltre il 164 mila per cento, la disoccupazione rasenta l’80 per cento, l’aspettativa di vita è crollata a 36 anni, le elezioni presidenziali si sono tenute il 29 marzo e a tutt’oggi non si conoscono i risultati, le manifestazioni di protesta sono state vietate, la polizia pattuglia le città, eppure ieri mattina il presidente sudafricano, Thabo Mbeki ha dichiarato soddisfatto: «In Zimbabwe non c’è alcuna crisi. Dobbiamo avere pazienza e attendere l’esito del voto».
IL VERTICE DI LUSAKA – Thabo Mbeki ha fatto tappa ad Harare, la capitale dello Zimbabwe, durante il suo viaggio verso Lusaka, in Zambia, dove ieri sera è cominciato il vertice d’emergenza dalla Sadec (Southern African Development Community), proprio per parlare dell’ex Rodesia del Sud. All’organizzazione regionale partecipano Angola, Botswana, Congo Democratico, Lesotho, Madagascar, Malawi, Mauritius, Mozambico, Namibia, Sud Africa, Swaziland, Tanzania, Zambia e Zimbabwe. Sotto accusa il padre padrone dello Zimbabwe, Robert Mugabe, che pur avendo perso le elezioni non intende andarsene. I Paesi della Sadec sono divisi: da un lato i critici di Mugabe, Zambia, Botswana, Malawi e Tanzania in testa, dove si tengono elezioni libere e i presidenti dopo due mandati se ne vanno. Dall’altra i dittatori che vestono i panni della democrazia ma poi al momento buono rimandano all’infinito le elezioni (come l’angolano Dos Santos) o le vogliono vincere a tutti i costi.
VERSO LO SCIOPERO GENERALE – Mugabe ha fatto sapere che non sarebbe andato al vertice di Lusaka («Che ci vengo a fare? In Zimbabwe tutto va bene») . E’ invece arrivato Morgan Tsvangirai, l’antagonista del dittatore, sorridente e ottimista. Per lui già la convocazione del summit è una vittoria. Mugabe non è ancora sul banco degli accusati, ma il primo passo per mettercelo è stato fatto. Nonostante i divieti della polizia, Tsvangirai ha annunciato una manifestazione per stamattina e uno sciopero generale per martedì. C’è il rischio che le proteste degenerino, specie se la polizia interverrà per bloccarle.
SUDAFRICA «MORBIDO» – Con la dichiarazione di ieri, Thabo Mbeki ha continuato la sua politica morbida verso il dittatore dello Zimbabwe. Un atteggiamento per cui si è attirato le critiche dei giornali sudafricani e del suo successore designato, Jacob Zuma. Una punzecchiatura gliel’ha lanciata anche Levy Mwanawasa, il presidente dello Zambia. Apprendo il summit ieri ha commentato: «Non possiamo restare fermi e non far nulla, mentre uno dei paesi membri della Sadc è in piena crisi politica ad economica. E’ sbagliato tenere gli occhi chiusi». Ha poi aggiunto: «Comunque non intendiamo mettere Mugabe sul banco degli imputati».
SCONTRO SUI RISULTATI – Nonostante il ministro della giustizia dello Zimbabwe, Patrick Chinamasa, abbia sostenuto di non volere la presenza di Tsvangirai al vertice d’emergenza, il laeder dell’opposizione è arrivato per primo al palazzo dei congressi salutato da due ali di folla che lo ha acclamato «Presidente, presidente». Per altro ad Harare i risultati del voto per il parlamento sono stati già annunciati e vedono il partito al potere da sempre, lo Zanu-pf (Zimbabwe Africa National Union – Patriotic Front) per la prima volta in minoranza. I voti per il presidente, invece, dopo 15 giorni, non sono ancora stati comunicati. L’Mdc (Movement for Democratic Change) del candidato presidente Morgan Tsvangirai, ha detto di aver fotografato tutti i risultati appesi fuori dai seggi e di aver avuto il 50,3 per cento contro il 42 di Mugabe e il 7,3 di un terzo candidato, Simba Makoni. Il giornale personale di Mugabe, lo Zimbabwe Herald, ha invece sostenuto che nessuno ha raggiunto il quorum del 50 per cento e quindi è necessario il ballottaggio. Con una meticolosa disinformazione ha annunciato che «orde di ex proprietari terrieri bianchi premono alle frontiere dello Zimbabwe per poter rientrare nel Paese se l’MDC vincerà le elezioni». Ma alla gente costretta alla fame questo non importa. Pregano tutti perché l’eroe dell’indipendenza e della liberazione, diventato spietato dittatore, se ne vada.
Fonte: Corriere della Sera
12 aprile 2008