Morsa su Gaza: la guerra non si ferma
Enzo Mangini
Terza fase dell’Operazione Piombo Fuso. Israele mobilita i riservisti. Continua la morsa su Gaza mentre Hamas continua a sparare i suoi razzi. In diciassette giorni di raid i caccia con la stella di David hanno compiuto 2200 sortite. Ieri trenta. Diplomazia al palo. Novecento i morti tra i palestinesi.
La terza fase dell’Operazione Piombo Fuso è iniziata ieri mattina con un lento movimento delle unità di riservisti israeliani. I soldati, mobilitati a decine di migliaia da un decreto alcuni giorni fa hanno iniziato a procedere verso Gaza City e le altre zone più densamente abitate della Striscia. Sulle prime, Amitav Leibovitch, portavoce dell’esercito aveva detto che si trattava solo di «piccoli reparti». Poi, con il procedere della giornata, i combattimenti tra i soldati israeliani e i guerriglieri di Hamas sono aumentati di intensità. Dopo il tramonto, l’avanzata procedeva lentamente, come una morsa, ma non era chiaro se fosse una scelta dei comandi israeliani per minimizzare le perdite o se fosse dovuto alla resistenza dei combattenti palestinesi. Nella notte tra domenica e lunedì, i caccia con la stella di Davide hanno ridotto il numero delle incursioni. Forse perché non c’è rimasto molto da colpire. Secondo la tv israeliana, in diciassette giorni di raid, i caccia hanno compiuto 2200 sortite. Ieri sono state 30.
E 30 sono stati anche i razzi Qassam e i colpi di mortaio partiti dalla Striscia di Gaza verso le città del sud di Israele. Ad Ashkelon quattro civili sono stati portati in ospedale in stato di shock dopo che un razzo era caduto vicino la loro casa. Secondo il ministero della difesa israeliano, Hamas e le altre fazioni palestinesi avrebbero perso il 50% del loro arsenale di razzi e rampe di lancio. Poco, forse, considerando la pressione militare messa in campo da Israele. Poco, di certo, per giustificare la morte di 900 palestinesi, tra cui almeno 277 bambini e un centinaio di donne. Tra i soldati israeliani, infatti, comincia a serpeggiare il dubbio. Otto riservisti, di cui il ministero non ha diffuso i nomi, hanno infatti chiesto consiglio ai propri avvocati prima di rispondere alla chiamata. Tre non si sono presentati ai reparti e uno di loro è stato arrestato e detenuto per due settimane in una prigione militare.
Sul campo, intanto, l’esercito israeliano afferma di aver trovato un deposito di armi di Hamas in una moschea. Un ritrovamento che giustificherebbe il bombardamento di molti edifici di culto nei giorni scorsi. E mentre il governo israeliano liquida come «politicamente motivata» la risoluzione di condanna del Comitato Onu per i diritti umani, l’esercito si trova a rispondere a una nuova accusa. Quella cioè di aver usato anche bombe al fosforo bianco, una miscela micidiale, esplosiva e combustibile, già usata dagli americani in Iraq. Secondo quanto riferito dall’emittente panaraba Al Jazeera e dall’ong Human Rights Watch, negli ospedali di Gaza, sommersi da oltre 3250 feriti, ci sarebbero molti pazienti che presentano bruciature «compatibili» con l’esposizione al fosforo bianco. Il fosforo bianco brucia la carne fino all’osso e le ustioni sono difficili da trattare. Specialmente negli ospedali di Gaza, che, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono sull’orlo del collasso.
Eppur, Ismail Haniye, leader di Hamas, per la seconda volta ha trasmesso ai suoi concittadini un messaggio tv: «Gaza non si piega – ha detto – La vittoria è vicina».
Fonte: giornali del Gruppo Espresso Repubblica, Lettera22
13 gennaio 2009