Missili sul Pakistan e sulla Loya Jirga
Emanuele Giordana
Caccia grossa dei dorni fuori dall’area tribale. Mentre gli afgani tentano un nuovo negoziato col Pakistan e a Kabul si svolge la grande assemblea tribale. Che Obama cerca di rassicurare.
I missili che ieri mattina hanno centrato le stanze di una madrasa nel distretto pachistano di Hangu, non hanno solo colpito un target in Pakistan e per di più fuori dalle cosiddette agenzie tribali. Quei missili sono caduti anche, seppur indirettamente, sulla Loya Jirga convenuta a Kabul su richiesta di Karzai e che deve dire la sua sul controverso accordo politico militare tra Usa e Afghanistan. La simmetria non è solo politica (il rischio che ciò che si fa in Pakistan si possa fare domani anche in Afghanistan). E’ anche temporale poiché, mentre i droni colpivano Hangu, una delegazione afgana di alto profilo aveva già fatto le valige per Islamabad con l’incarico di concordare con le autorità pachistane futuri incontri con i capi talebani da poco usciti dalle prigioni del Pakistan (tra cui c’è l’ex numero 2 della shura di Quetta mullah Baradar). Obiettivo: negoziare la tortuosa strada del processo di pace. Tra l’altro, tra le vittime dei droni c’erano proprio dei capi talebani afgani. Ma andiamo con ordine.
I missili lanciati dagli aerei senza pilota hanno colpito una madrasa vicino al villaggio di Tandharo dove i primi resoconti dicono che tra gli uccisi (almeno sei) ci sarebbero due elementi importanti del clan Haqqani: Abdul Rehman e soprattutto Maulvi Ahmed Jan, entrambi ritenuti figure chiave del movimento noto come Haqqani network. Gli afgani uccisi sarebbero quattro: mufti Hamidullah Haqqani, Abdul Rehman, Qari Noor Wali e Gul Marjan. Ahmed Jan è considerato un consigliere importante del network più sanguinario della composita galassia talebana afgana. Sembra che lo stesso Sirajuddin Haqqani, il capo della Rete, fosse stato visto nella madrasa due giorni prima. Era forse lui il vero obiettivo. I droni hanno colpito almeno tre volte nell’arco di un quarto d’ora, mandando in pezzi il luogo della riunione e i convenuti. Haqqani è un obiettivo importante e viene tra l’altro ritenuta un elemento di disturbo in un possibile negoziato con mullah Omar. Ma sta di fatto che il raid è avvenuto proprio nel momento in cui l’Alto consiglio di pace afgano, voluto da Karzai per negoziare, si apprestava a una missione delicata (ieri sisono incontrati con Nawaz Sharif).
Sul fronte pachistano infine, lo smacco è doppio. Non solo gli Stati Uniti avevano promesso che in futuro non avrebbero più effettuato raid durante colloqui di pace con i talebani (promessa arrivata dopo l’uccisione dell’ex capo talebano del Tehrek-e-Taleban Pakistan Hakimullah Mehsud agli inizi di novembre), ma questa volta hanno addirittura colpito un’area del Pakistan al di fuori delle aree tribali, zona di scontro tradizionale e dove i talebani (pachistani e afgani) hanno le proprie basi. Una specie di “doppia violazione” della sovranità nazionale che non può che irrigidire le autorità pachistane.
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Fonte: www.lettera22.it
22 novembre 213