Minori, diritti negati e povertà
Nicoletta Martinelli - Avvenire
Un fallimento. Una mancanza di prospettive dello stato, delle istituzioni e, in generale del mondo adulto che è anche una seria ipoteca sul futuro.
Un fallimento. Una mancanza di prospettive dello stato, delle istituzioni e, in generale del mondo adulto che è anche una seria ipoteca sul futuro. Non solo quello dei tanti bambini che vivono in povertà oggetto del rapporto annuale presentato ieri nell’aula del senato da Vincenzo Spadafora, garante dell’infanzia e dell’adolescenza ma di tutta la società. Le politiche sociali del nostro paese scriteriamente deprimono una risorsa su cui, al contrario sarebbe saggio puntare: i bambini, i ragazzi, i giovani. Gli adulti di domani. I dati istat citati dal garante nel suo rapporto non sono nuovi ma fanno ancora arrossire: in Italia vivono i condizioni di povertà relativa 1.8220000 minorenni, il 17,6% dei bambini e degli adolescenti. Il 7% dei minorenni (723000) vive in condizioni di povertà assoluta. La quota è del 10,9% nel mezzogiorno,a fronte del 4,7% nel centro e nel nord del paese. Ma soprattutto colpisce il dato relativo al rischio di povertà ed esclusione sociale per i bambini e gli adolescenti che vivono in famiglie con tre o più minorenni, pari al 70% al sud a fronte del 46,5% a livello nazionale:70 su 100 minorenni che nascono in una famiglia numerosa del mezzogiorno d’Italia rischiano di essere poveri. La crisi è la spiegazione di tutto? Un alibi piuttosto,per giustificare il taglio graduale delle risorse effettuate soprattutto, ha proseguito Spadafora, Altro punto dolente sottolineato dal garante è la frammentazione delle competenze istituzionali sull’infanzia e l’adolescenza, Spadafora chiede un coordinamento delle deleghe sui minori che sono tra quelle non ancora attribuite affidandole possibilmente al ministero del Welfare. ha sottolineato Spadafora chiedendo anche di definire subito i livelli essenziali di assistenza (Lea), trovare fondi per l’edilizia scolastica e risorse per le famiglie a basso reddito e infine una riforma per la giustizia minorile. La questione non è rubricabile tra i disagi e meglio sarebbe, secondo Grasso, parlare di una vera e propria questione sociale da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica. Il Presidente del senato ha sottolineato un aspetto non marginale della situazione, cioè la ricaduta della mancata protezione e promozione del benessere infantile su tutta la vita, presente e futura, dei piccoli.
Fonte: www.avvenire.it
11 giugno 2013