Manovra, le Regioni all’attacco. Tremonti: «Tratteranno»
Avvenire
Le Regioni tornano a criticare la manovra e chiedono che i tagli tra i vari settori dello Stato vengano “riequilibrati”. Sono i numeri stessi della manovra del ministro Tremonti a dimostrare quanto essa pesi in modo oggettivamente sproporzionato sulle Regioni.
Le Regioni tornano a criticare la manovra e chiedono che i tagli tra i vari settori dello Stato vengano "riequilibrati". «Sono i numeri stessi della manovra del ministro Tremonti a dimostrare quanto essa pesi in modo oggettivamente sproporzionato sulle Regioni rispetto, in particolare, ai Ministeri, con un taglio strutturale superiore del 57% a quello delle Amministrazioni centrali», attacca il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani al termine della conferenza delle Regioniin cui è stato ribadito il parere negativo sulla manovra correttiva, «insostenibile per le ricadute sui bilanci regionali».
Non si è fatta attendere la replica del ministro Tremonti, convinto che «nonostante l'opposizione alla manovra, le Regioni alla fine si siederanno al tavolo del governo per trattare sul federalismo fiscale. Alla fine scenderanno dai grattacieli e torneranno al tavolo».
«Anche il sindaco di Torino (e presidente dell'Anci) Sergio Chiamparino ha detto che la manovra era negativa, ma poi si è seduto al tavolo per discutere. Mica possiamo pensare che il giudizio diventi positivo. Il parere delle Regioni resterà negativo, ma poi pensiamo che verranno al tavolo e parleremo», ha detto Tremonti in conferenza stampa a Palazzo Chigi.
«Scenderemo dai nostri grattacieli, simbolo di efficienza e di virtù, e andremo in quei palazzi romani che per i nostri popoli sono simbolo degli sprechi e del centralismo». Il governatore Roberto Formigoni ha replicato così al ministro Giulio Tremonti. «Andremo – ha aggiunto il presidente della Lombardia – a difendere le ragioni dei nostri cittadini ma il Governo apra veramente il dialogo con noi perchè così com'è, per i cittadini la manovra è insostenibile».
Ma dal governatore della Lombardia arriva un'apertura al ministro Tremonti auspicanto un possibile patto regioni governo anche dopo l'approvazione della manovra per venire incontro agli enti locali colpiti dai tagli della manovra. «Una volta approvata la manovra e mandato un segnale ai mercati -ha sottolineato Formigoni- mi auguro che le regioni e il governo scrivano un nuovo patto tra loro per gestire al meglio le ricadute dei tagli sui servizi essenziali al cittadino. Se la volontà c'è -ha sottolineato- la formula si trova».
Le Regioni contestano la manovra perché viene finanziata con forti tagli agli enti locali. In totale i minori trasferimenti pesano per 6,3 miliardi nel 2011, 8,5 nel 2012 e 8,5 nel 2013. Il grosso dei tagli viene dalle Regioni, che dovranno sostenere minori risorse per quattro miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi a partire dal 2012. Il governo vuole compensare i tagli in manovra con la maggiore autonomia impositiva che il federalismo porta alle Regioni. Il percorso però è ancora lungo, come riconosce lo stesso Tremonti. «La questione delle province è di risoluzione abbastanza semplice. Sulle Regioni invece ci sarà da discutere per non fare sbagli», spiega il ministro.
IL NO DELLE PROVINCE
Pur concordando con la necessità e sulla portata complessiva della manovra e sulla volontà di contribuire al processo di risanamento della finanza pubblica, l'Unione delle province italiane nella riunione della conferenza unificata di oggi ha espresso parere contrario. L'Upi ha consegnato al governo il testo di un ordine del giorno che era stato approvato dal direttivo il 18 giugno scorso, nel quale si evidenziano alcuni dei punti critici della manovra. Tra questi il fatto che i tagli ai trasferimenti erariali alle province pari a 300 milioni per il 2011 e di 500 per il 2012 non consentiranno un'efficace erogazione dei servizi, «minando fortemente il flusso finanziario in entrata». Anche per le province esiste poi una forte sperequazione sulla ripartizione degli oneri della manovra che grava per più della metà su regioni ed enti locali.
«Abbiamo chiesto – ha detto il vice presidente dell'Upi e presidente della provincia di Varese, Dario Galli – che i tagli tengano conto della virtuosità degli enti; abbiamo poi chiesto che si passi dallo 0,78% almeno al 4% dell'utilizzazione dei residui passivi. Il governo su questi punti si è impegnato a fornirci delle indicazioni».
VIA A SECONDO DECRETO SU FEDERALISMO FISCALE
Come previsto, oggi il Consiglio dei ministri ha varato in via preliminare il secondo decreto sul Federalismo fiscale. Il decreto, che ora andrà all'esame delle Camere prima di tornare in Consiglio dei ministri per il varo definitivo, indica il percorso per la determinazione dei fabbisogni standard di comuni e province sulla base di spesa storica, abitanti e un insieme di variabili territoriali. Saranno la Sose (Società per gli studi di settore) e l'Ifel (l'Istituto per la finanza e l'economia locale dell'Anci) a fissare i livelli di spesa efficiente.
«Entro l'estate ci saranno anche i costi standard per la sanità, che rappresentano il motivo di maggior preoccupazione», assicura il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli aggiungendo che «è impensabile che ci sia il 50% delle Regioni sotto osservazione, e molte commissariate. L'intervento sulla sanità è urgente e necessario».
DECRETO SU FEDERALISMO MUNICIPALE ENTRO FINE MESE
Per i comuni, il governo vuole presentare il decreto attuativo entro fine mese e comunque prima della pausa estiva. L'idea, ha ribadito Tremonti, consiste nel devolvere i gettiti provenienti «dai tributi che insistono sugli immobili ubicati nell'area di competenza, come le tasse di registro, le tasse ipotecarie, catastali e l'Irpef».
«Lo schema del federalismo municipale lo abbiamo scritto nella relazione presentata dal governo al Parlamento. In quello schema ci sono due ipotesi. La fase uno prevede la devoluzione ai comuni del gettito che insiste sugli immobili. Poi, c'è anche la fase due, che pensiamo di articolare nel tempo e che prevede di semplificare e unificare tutti i tributi o in un solo tributo o in pochi tributi», ha ribadito Tremonti. Con il federalismo municipale potrebbe vedere la luce anche la cedolare secca sugli affitti, che secondo Tremonti può «dare un grande recupero di gettito ai comuni».
Fonte: Avvenire
22 luglio 2010