Manovra: impatto devastante sulla cooperazione internazionale e sull’assistenza in Italia
Giorgio Beretta - unimondo.org
Le richieste del CINI.
La manovra economica avrà un probabile “impatto devastante” sulla cooperazione allo sviluppo dei paesipiù poveri. Lo segnala il CINI, coordinamento italiano di network internazionali. “Il testo della manovra economica straordinaria in discussione al Senato è ancora in divenire, ma si possono già fare alcune stime sull’impatto devastante che potrebbe avere per la cooperazione pubblica allo sviluppo” – dichiara Maria Egizia Petroccione, coordinatrice del CINI.
Anticipando le misure previste a legislazione vigente (dl 98/2011), che tagliano il bilancio del Ministero Affari Esteri (MAE) di 182 milioni di euro nel triennio 2013-2015, sulla legge di disciplina della cooperazione allo sviluppo (legge 49/87) potrebbe gravare un taglio di più di 100 milioni di euro. “Ciò è molto probabile – sottolinea Petroccione. Infatti, nell’ultimo triennio i tagli al bilancio generale del MAE sono stati fatti gravare per la maggior parte sul bilancio della cooperazione allo sviluppo. Complessivamente, nel triennio 2008-2011 i fondi destinati alla legge 49/87 sono stati ridotti del 78%. Ad oggi la legge 49/87 dispone di 158 milioni di euro a bilancio, ed una possibile riduzione di 100 milioni di euro limiterebbe di un terzo il suo valore, praticamente quasi azzerando gli interventipoiché le sole spese di funzionamento sono attorno ai 25 milioni di euro.
Il CINI chiede che i tagli questa volta risparmino la cooperazione allo sviluppo così come risparmiano il fondo per la Protezione Civile e che venga invece seriamente presa in considerazione l’introduzione di una tassa sulle Transazioni Finanziarie Speculative, così come proposto dalla Campagna 005, tassa capace di generare risorse molto ingenti da destinare alle politiche sociali in Italia e alla cooperazione internazionale allo sviluppo.
E sulla necessità di non tagliare ulteriormente le risorse per l’assistenza, in modo particolare ai più deboli, intervengono FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione fra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità). Le due associazioni nelle scorse settimane avevano già denunciato la disattenzione generale verso le politiche sociali. “Nel silenzio pressoché generale sonoconfermati tagli per 40 miliardi di euro previsti dalla ‘riforma’ assistenziale e fiscale” – evidenziano le due federazioni che hanno lanciato un appello online ai capigruppo del Senato e alla Commissione Bilancio per sganciare la “riforma” assistenziale da ogni automatico vincolo pregiudiziale di cassa.
“La ‘riforma’ prevista nelle due manovre, infatti, impone un recupero di 4 miliardi di euro nel 2012, 16 miliardi nel 2013, e di 20 miliardi nel 2014” – spiega la nota delle due federazioni. “La Commissione Bilancio e le forze politiche si sono sforzate di trovare soluzioni per non sopprimere le Province, per non imporre una tassa di solidarietà, per non incidere sui grandi redditi e patrimoni, ma non hanno attuato nessuna marcia indietro sull’assistenza e quindi sulle mire che colpiranno le persone condisabilità, i bambini, i non autosufficienti, le famiglie” – denunciano le due federazioni. “L’invio di email prosegue ed aumenta di ora in ora, assieme all’adesione a qualsiasi forma ed iniziativa di lotta che contrasti questa manovra e renda evidenti le sperequazioni che genera nella società, nel mondo del lavoro e, soprattutto, nell’assistenza e nei servizi alle persone” – concludono FISH e FAND.
Tornando alla cooperazione internazionale va segnalato – come evidenzia ancora il CINI – che “viene anticipata di un anno la riduzione del 5% delle deduzioni delle donazioni alle ONG (meno 5% nel 2012 e meno 20% nel 2013) e in queste ore è aumentato il costo dell’invio delle rimesse per gli immigrati “irregolari” – con un imposta di bollo del valore del 2% su ogni transazione – spingendoli verso circuiti ancora più clandestini d’invio di valuta” .
La commissione Bilancio del Senato ha approvato l’emendamento alla manovra finanziaria presentato dai leghisti Massimo Garavaglia e Gianvittore Vaccai che prevede l’istituzione di “un'imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all'esteroattraverso gli istituti bancari, le agenzie money transfer ed altri agenti in attività finanziaria”. In particolare, bisognerà versare allo Stato il 2% dell’importo spedito, con un “minimo di prelievo pari a 3.00 euro”. È però esentato dal versamento chi ha “matricola INPS e codice fiscale”, quindi la nuova tassa non riguarderà i trasferimenti di denaro fatti da lavoratori immigrati regolari.
“Una misura particolarmente odiosa perché va a taglieggiare i miseri risparmi di un misero salario in nero, frutto di una condizione di super sfruttamento, senza aver previsto nessun intervento per far emergere e legalizzare questo lavoro nero” – ha commentato Pietro Soldini, responsabile Immigrazione della CGIL Nazionale. “La tassa sulle rimesse non si discosta dalla brama che caratterizza i caporali per i quali ogni pretesto e' buono per spillare un po' di soldi ai lavoratori immigrati” – ha aggiunto Soldini.
Il dirigente sindacale sottolinea, invece, la necessità di “un intervento di regolarizzazione del lavoro nero in generale ed in particolare dei tanti lavoratori e lavoratrici immigrati che, oltre ad essere un atto di giustizia sociale, consentirebbe ingenti entrate fiscali e contributive che – prosegue Soldini – secondo una stima di 'Stranieri in Italia' ammonterebbe a oltre 3 miliardi di euro a regime ogni anno, e si tratterebbe di un provvedimento strutturale che contribuirebbe ad influenzare positivamente la crescita”. “Al contrario, la tassa sulle rimesse, al di la dell'affetto propagandistico, non produrrà nessun introito, aumenterà semmai il circuito privato e 'brevi manu' di trasferimenti di denaro degli immigrati al loro paese d'origine”.
Non è, inoltre, per la CGIL il solo “intervento persecutorio e discriminatorio nei confronti degli immigrati” contenuto nella manovra. Il sindacato fa sapere che all'articolo 11 del provvedimento “si stabiliscono requisiti rigidi per autorizzare tirocini professionali che escludono di fatto gli immigrati: e pensare che secondo il Ministero del Lavoro, lo strumento del tirocinio doveva essere un canale privilegiato per qualificare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro degli immigrati”. Anche per quanto riguarda l'articolo 8 ribattezzato ‘licenziamenti facili’, infine, Soldini conclude sostenendo che “si abbatterà prepotentemente sugli immigrati che nel mondo del lavoro sono i soggetti più deboli”.
Fonte: Unimondo.org
8 settembre 2011