L’urlo e il silenzio


Roberto Morrione


E’ in atto un gigantesco confronto sugli equilibri dell’intero sistema informativo e delle comunicazioni, a partire dagli assetti di potere e dalle nomine ai vertici del servizio pubblico Rai…


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L’urlo e il silenzio

Il veto pregiudiziale pronunciato dal premier Berlusconi nei confronti di un’ipotesi di candidatura di Beppe Giulietti alla presidenza della Commissione di Vigilanza sulla Rai è passato troppo presto sotto silenzio. E’ ben vero che questa invettiva berlusconiana si colloca nella ormai arcinota tendenza a farsi il centro di qualsiasi decisione che possa pesare sul sistema informativo, quindi su  tutto ciò che, privato o pubblico che sia, egli considera di esclusiva proprietà e di illimitato uso politico. E’ anche vero che incursioni e drastici giudizi nel campo dell’opposizione, oltre al  dominio assoluto sulla sua maggioranza, fanno parte di una velenosa quanto brutale tattica di divisione e di criminalizzazione dell’avversario, messa in atto  in vari campi e più volte denunciata da tanti osservatori anche esteri. Così è altrettanto vero , al di là delle incongruenze formali  (Giulietti non è componente  della Commissione, né il suo nome è stato avanzato dal partito che lo ha eletto, l’IDV) che un attacco a freddo del premier  paradossalmente è un prezioso nastrino al merito di chi con coerenza e trasparenza ha combattuto molte battaglie e costituisce tuttora, evidentemente, un avversario considerato pericoloso, tanto da esorcizzarlo preventivamente… Tutto questo è vero , ma non coglie il profondo messaggio criptato che va letto nell’urlo berlusconiano, come nella flebile reazione suscitata nelle file stesse dell’opposizione.
Il messaggio è questo. E’ in atto un gigantesco confronto sugli equilibri dell’intero sistema informativo e delle comunicazioni, a partire dagli assetti di potere e dalle nomine ai vertici del servizio pubblico Rai . E’ una partita che il premier e la sua maggioranza intendono giocare da posizioni di assoluto vantaggio, sapendo bene quanto questo terreno è stato e continuerà ad essere decisivo nel confronto elettorale, nel rapporto con l’opinione pubblica e soprattutto nei meccanismi della sua formazione culturale. In questo confronto, che ha una parte essenziale nel futuro delle riforme e del Paese, anche se non sufficientemente illuminata, l’opposizione e in particolare il PD non può ovviamente essere assente, ma non deve – questo l’esplicito invito del premier – lasciare spazio a variabili indipendenti, a “battitori liberi”, fortemente attivi e credibili nelle battaglie sulla libertà dell’informazione come nei legami con la società civile. Ecco dunque il nocciolo duro del problema e insieme la sua semplice spiegazione. Beppe Giulietti di queste battaglie è un protagonista e continuerà ad esserlo, sui temi che hanno contraddistinto Articolo 21, l’informazione   libera, i diritti, il lavoro, la pace, le domande di libertà nel mondo, in stretto rapporto con coloro che su questi terreni continuano a impegnarsi e non intendono dare deleghe in bianco.
Due domande balzano così in primo piano. Cosa può e deve fare l’opposizione parlamentare se vuole realmente mantenere collegati sul piano dell’informazione le riforme e gli assetti strutturali con il Paese reale, cioè quella parte che ne costituisce il tessuto ideale, l’impegno civile, la risposta a ogni tentazione egemonica del potere?  Ma soprattutto in che modo, con quali obiettivi, con quali interventi questa parte della società può premere a vari livelli, sul decisivo terreno dell’informazione,  affinché l’opposizione politica non si limiti a sedersi al tavolo predisposto dall’avversario, subendone in silenzio  i veti preventivi all’insegna dell’antico “non disturbate il manovratore”?

Fonte: Articolo21

10 ottobre 2008

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