L’Union Sacrèe di Nicolas Sarkozy
Danilo Zolo
L’idea di un’ "Unione Mediterranea" guidata dalla Francia eredita gli aspetti meno felici del "processo di Barcellona" del 1995. "Ancora una volta si tratta di una iniziativa europea unilaterale, segnata da una netta asimmetria fra le parti".
Il progetto mediterraneo di Sarkozy era tanto ambizioso quanto improvvisato, velleitario e ambiguo. Era la pretesa di dar vita ad una “Unione mediterranea” che, pur usufruendo del sostegno economico dell’intera Europa, avrebbe dovuto essere limitata ai soli paesi rivieraschi ed essere guidata dalla Francia. Si trattava dunque di un progetto incettabile per i paesi mitteleuropei e nordeuropei, e altrettanto inaccettabile per i paesi arabo-islamici, fatti oggetto di una operazione neocoloniale. Ancora una volta si è trattato infatti di una iniziativa europea unilaterale, segnata da una netta asimmetria fra le due parti: da un lato una delle maggiori potenze del mondo, l’Unione Europea, e dall’altro i singoli Stati arabi, economicamente e politicamente molto deboli, identificati sulla base della loro semplice posizione geografica. A guardar bene, il tentativo di Sarkozy di rilanciare il “processo di Barcellona”, avviato nel 1995, ha ereditato di quell’importante iniziativa euromediterranea gli aspetti meno felici e che sono stati la causa della sua crisi. L’aspetto più grave è stata la pretesa di realizzare l’unificazione politica del Mediterraneo senza porsi il problema del conflitto israelo-palestinese. Ancora una volta l’Europa ha lasciato l’infelice destino del popolo palestinese nelle mani di un dishonest broker, un “mediatore disonesto” come gli Stati Uniti d’America.
Trascurare che questo conflitto oggi rischia di aggravarsi sino ad assumere le dimensioni di una guerra globale è una prova di eccezionale miopia. Ma nel caso di Sarkozy si è trattato più probabilmente di una diretta complicità con le potenze occidentali favorevoli alla guerra. Si tratta di Stati pronti a schierarsi in ogni caso con Israele: è giusto che la quarta potenza nucleare del mondo non tolleri che in Medio oriente altri paesi dispongano di centrali nucleari anche per semplici fini civili.
Un secondo tema- quello economico- è stato appena sfiorato dal summit parigino. Si è trattato di un certo numero di proposte per le quali non esiste alcun finanziamento. Sono proposte poco originali, come la costruzione di autostrade marittime, la creazione di una università mediterranea, il sostegno della piccola e media impresa. Sono idee lontanissime dall’ambizione del progetto di Barcellona che intendeva realizzare entro il 2010 una ‘Zona di libero scambio’ (Zls) tra l’Unione Europea e i paesi mediterranei. Si sa, del resto, che nel periodo 1980-2005 la differenza di reddito tra i paesi dell’Unione Europea è costantemente cresciuta, e che il Pil dei paesi arabi è rimasto stabile solo grazie alle rimesse degli emigrati.
Il Mediterraneo è un prezioso patrimonio storico e politico che oggi rischia di essere cancellato. Una realistica politica mediterranea dovrebbe contrastare l’espansionismo neo-imperiale degli Stati uniti che si propongono di recidere ogni rapporto fra le due rive del Mediterraneo, subordinando l’Europa allo spazio atlantico e sottoponendo il mondo arabo-islamico ad una crescente pressione politica e militare. L’etichetta “Unione mediterranea” rischia altrimenti di essere usata come un escamotage ideologico–politico per celare la pesante discriminazione fra le due sponde. E può servire a ignorare le ragioni del crescente flusso di migranti irregolari, che tende a trasformare le cose europee, in particolare quelle italiane, in un cimitero marino.
Trascurare che questo conflitto oggi rischia di aggravarsi sino ad assumere le dimensioni di una guerra globale è una prova di eccezionale miopia. Ma nel caso di Sarkozy si è trattato più probabilmente di una diretta complicità con le potenze occidentali favorevoli alla guerra. Si tratta di Stati pronti a schierarsi in ogni caso con Israele: è giusto che la quarta potenza nucleare del mondo non tolleri che in Medio oriente altri paesi dispongano di centrali nucleari anche per semplici fini civili.
Un secondo tema- quello economico- è stato appena sfiorato dal summit parigino. Si è trattato di un certo numero di proposte per le quali non esiste alcun finanziamento. Sono proposte poco originali, come la costruzione di autostrade marittime, la creazione di una università mediterranea, il sostegno della piccola e media impresa. Sono idee lontanissime dall’ambizione del progetto di Barcellona che intendeva realizzare entro il 2010 una ‘Zona di libero scambio’ (Zls) tra l’Unione Europea e i paesi mediterranei. Si sa, del resto, che nel periodo 1980-2005 la differenza di reddito tra i paesi dell’Unione Europea è costantemente cresciuta, e che il Pil dei paesi arabi è rimasto stabile solo grazie alle rimesse degli emigrati.
Il Mediterraneo è un prezioso patrimonio storico e politico che oggi rischia di essere cancellato. Una realistica politica mediterranea dovrebbe contrastare l’espansionismo neo-imperiale degli Stati uniti che si propongono di recidere ogni rapporto fra le due rive del Mediterraneo, subordinando l’Europa allo spazio atlantico e sottoponendo il mondo arabo-islamico ad una crescente pressione politica e militare. L’etichetta “Unione mediterranea” rischia altrimenti di essere usata come un escamotage ideologico–politico per celare la pesante discriminazione fra le due sponde. E può servire a ignorare le ragioni del crescente flusso di migranti irregolari, che tende a trasformare le cose europee, in particolare quelle italiane, in un cimitero marino.