Lo Sri Lanka somiglia tanto a Gaza
Simone Petrelli
Una guerra che va avanti da anni. Un diluvio di pallottole e fumo, in Sri Lanka, l’ultima grande città in mano ai separatisti. Oltre 70mila le persone che hanno già perso la vita nella guerra intestina dal 1972. Con tutta probabilità, non saranno loro le ultime vittime.
I soldati della 59esima Divisione si sono aperti un varco. Scricchiola, vacilla, cade sotto un diluvio di pallottole e fumo, in Sri Lanka, l'ultima grande città in mano ai separatisti. Con la presa di Mullaittivu, la caccia alle Tigri forse sta per finire. Il porticciolo sulla costa orientale di Ceylon è l’ultimo trofeo. Ed un obiettivo bello grosso nell'infinita offensiva militare contro i ribelli del gruppo Liberazione Tigri del Tamil Eelam. Nessuno ricordava più Mullaittivu; forse perchè l'esercito non vi aveva più messo piede da quando la città era stata conquistata dalle Tigri 13 anni fa, nel 1996.
Per il governo è stata solo una questione di pazienza. L'esercito ha preso il controllo della città, come continuava ad augurarsi il portavoce della Difesa Keheliya Rambukwella, e ai ribelli non resta che tornare nella giungla. Per prepararsi a combattere per le ultime basi: un pugno di villaggi sparpagliati che verranno difesi col sangue. La 59esima Divisione batteva la costa est in direzione Mullaittivu già da mesi; altre colonne si sono mosse a supporto, da ovest e da nord. L'esercito ha ottenuto una serie di vittorie di fila dall'inizio del nuovo anno, e anche stavolta il pronostico pendeva per loro.
Stando ai dati forniti dal Ministero della Difesa, le Tigri ora sono finite in gabbia. Circondate in una angusta porzione di giungla per la resa dei conti. Padrone di appena 365 chilometri quadrati. Chissà se a qualcuno di loro sarà venuto da ridere, pensando ai 15.000 chilometri quadrati che controllavano nel 2006, quando tutto cominciò ancora una volta. Frattanto, qui si fa un gran parlare. Si dice ad esempio che 230.000 civili stiano disperatamente cercando di sottrarsi ai combattimenti: una marea umana rimasta intrappolata nella zona. Molti puntano il dito sui separatisti, e accusano le Tigri di usare i civili come scudi umani. Secondo un funzionario governativo che opera nell'area controllata dai ribelli, sono 100 i civili morti solo nel corso della scorsa settimana, principalmente a causa dell’artiglieria.
Voci critiche denunciano come l'offensiva si sta trasformando in una carneficina di civili. Con 89 civili uccisi in sei giorni, donne e bambini compresi, il culmine della guerra privata di Colombo alle Tigri non sembra poi così diversa dall'operazione israeliana 'Piombo Fuso' che ha ingombrato le strade di Gaza di vittime. L'artiglieria martella da giorni, colpendo villaggi, campi profughi, perfino ospedale di Vallipunam, ex scuola-orfanotrofio femminile già bombardata nell'agosto di tre anni fa. I razzi qui hanno già ucciso o ferito medici e pazienti.
''I combattimenti proseguono, ma l'esercito ha assunto il pieno controllo della citta''', ha dichiarato il portavoce, Udaya Nanayakkara. Così, anche Mullaittivu è caduta: dal 1996 era una base ribelle di primo piano. Ora è arrivato l’esercito, in gruppi composti da pochi soldati, passando dal mare Ora va ad aggiungersi all’elenco delle città perdute. Il 2 gennaio i militari erano riusciti a riprendere il controllo di Kilinochchi, l’autoproclamata capitale politica delle Tigri Tamil. La penisola di Jaffna non è più terra loro.
Dal 2006 è ripresa l'offensiva in grande stile di Colombo, e ai ribelli non resta che tirare le somme. Hanno perso il 95 per cento del territorio che controllavano, c’è ben poco da ridere. I militari continuano ad avanzare. Vanno avanti, verso quella parte dell'isola che resta ancora appannaggio dei ribelli. Verso il confine con la giungla, verso un dannato fazzoletto di 40 chilometri quadrati dove si ammassano 300mila civili. Il comando militare ritiene che molti dei ribelli Tamil siano nascosti nelle foreste. Ma la vittoria potrebbe essere amara, se è vero che analisti indipendenti stimano in migliaia i guerriglieri nascosti, con centinaia di migliaia di civili.
Mullaittivu è la città delle sorprese. ''Abbiamo preso il centro di comando LTTE a Dharmapuram'' dice Udaya Nanayakkara, portavoce delle forze armate di Colombo, “ora le truppe stanno conducendo nell’area operazioni di sgombero.” Si sa che i soldati hanno trovato una 'sala comunicazioni', in parte gia' smantellata e rimossa. Si tratta comunque di un bel colpo. Perchè nella briefing room sono state trovate alcune mappe dettagliate degli accampamenti. E parecchi documenti segreti. Questo accade al fronte.
Ma nemmeno a Colombo c’è pace. Sono nove i giornalisti uccisi, e 36 quelli rimasti coinvolti in attacchi dal 2006. Solo in gennaio è già successo tre volte. L’ultimo caso è quello di Upali Thennakoon, chief editor del settimanale Rivira, ferito al volto e ad una mano da quattro uomini in moto mentre venerdì scorso girava in auto con la moglie. Upali è stato fortunato, tutto sommato. Troppa gente in strada, e Rivira che porta avanti una linea non troppo critica sulla guerra ai Tamil. C’è chi ha pagato ben più caro.
Lasantha Wickrematunge, ad esempio, “scomodo” editore del quotidiano Sunday Leader, assassinato per le strade della capitale appena due settimane fa. A lui i metodi impiegati da Colombo per chiudere la partita con i ribelli non erano piaciuti affatto; l’aveva detto. E lo aveva scritto. Ci aveva messo la faccia, come si dice. E ci aveva rimesso la vita: crivellato di colpi al petto, alla testa, all’addome. La polizia ci sta lavorando, si dice in città. Ma nessuno prende l’indagine troppo sul serio. Di serio in questa faccenda c’è ben altro.
Ci sono le 70mila e più persone che hanno già perso la vita nella guerra intestina dal 1972. Con tutta probabilità, non saranno loro le ultime vittime. Perchè al conto bisognerà aggiungere anche altre morti, come quelle scomode e misteriose di chi discute e critica e vorrebbe spiegazioni.
Fonte: Articolo 21
28 gennaio 2009