Lo sciopero delle feluche


Emanuele Giordana - Lettera22


Aria di sciopero al Mae, ministero degli Affari esteri… Il governo Berlusconi raggiungerà così un nuovo primato: far mettere le braccia conserte anche alle feluche, ai nostri rappresentanti ufficiali all’estero.


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Lo sciopero delle feluche

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra il dire e il fare di solito c'è di mezzo il mare. Ma questa volta, tra dire "sciopero" e fare "sciopero" c'è di mezzo il Mae, ossia il ministero degli Affari esteri dove questa protesta, specie se c'entrano i diplomatici e non i funzionari dell'area amministrativa, è davvero inusuale. Il governo Berlusconi raggiungerà così un nuovo primato: far mettere le braccia conserte anche alle feluche, ai nostri rappresentanti ufficiali all'estero.
Il 26 luglio infatti i diplomatici sciopereranno contro la manovra economica, della quale, scrive in una nota il sindacato dei diplomatici (Sndmae), "non possono accettare quei tagli, alle risorse ed al funzionamento della loro carriera di servitori del Paese, che di fatto preludono allo smantellamento della Farnesina". Parole, verrebbe da chiosare, tutt'altro che diplomatiche. In realtà, soprattutto all'estero, sarà uno "sciopero bianco" ma l'effetto di immagine non sarà meno forte; e anche se a Kabul o a Washington la nostra ambasciata resterà in funzione, tutti sapranno che lo è solo per senso di responsabilità.
Le feluche se la pigliano proprio con l'ultima uscita estera del premier e scrivono: “Il punto percentuale di Pil che il Presidente Berlusconi ha legittimamente rivendicato al termine della sua ultima missione nelle Americhe vuol dire più crescita e speranza per i giovani, le famiglie, le imprese. Quel punto di Pil, come tanti altri risultati quotidiani della proiezione economica, oltre che politica e culturale, dell'Italia nel mondo, non sarebbe, tuttavia, stato mai raccolto senza il lavoro assiduo, determinato, spesso testardo, senza il lavoro da professionisti dei nostri diplomatici". Insomma una rivendicazione in piena regola dei propri meriti che la Finanziaria non vuol tenere in conto. Non dunque mera rivalsa contro i tagli economici alle carriere. Per Berlusconi e Tremonti si apre dunque anche il fronte Farnesina. Che ne penserà Bossi?
Qualche diplomatico ricorda malignamente che le Regioni italiane aprono rappresentanze un po' ovunque. Ma visto come stanno le cose sembra una guerra tra poveri. Una guerra di rivendicazioni che sembra ormai attraversare tutta la società e le professionalità del Belpaese. Si potrebbe suggerire al premier di chiudere direttamente tutte le nostre legazioni all'estero. Così si eviterebbe all'Italia di fare, tra scioperi e lamentele persino di ambasciatori disfattisti, l'ennesima brutta figura.

Fonte: Lettera22

11 luglio 2010

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