L’Italia si dimentica di Gandhi e San Francesco


Flavio Lotti


Dopo aver ignorato il 21 settembre, l’Italia istituzionale e mediatica ignora anche il 2 e il 4 ottobre. Flavio Lotti: “Se la nonviolenza non ci interessa, preoccupiamoci almeno della violenza che ci sta distruggendo la vita”.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
L’Italia si dimentica di Gandhi e San Francesco

Domani, sabato 2 ottobre 2010, l’Onu celebrerà la “Giornata internazionale della nonviolenza”, ma all’Italia istituzionale e mediatica non interessa. In programma non c’è niente. Non un’iniziativa, non un discorso ufficiale, non una menzione. Ma che volete: probabilmente, non sanno nemmeno che esiste la Giornata della nonviolenza! E poi, perché mai politici e giornalisti dovrebbero perdere tempo a parlar di pace e di nonviolenza? Con tutto quello che hanno da fare! Lascia perdere!!

Il problema è che dopo il 2 viene il 4 ottobre. Altra “Giornata” da celebrare che governo e istituzioni, giornali e TV hanno scelto di ignorare. Il problema è che, a differenza del 21 settembre e del 2 ottobre, la Giornata del 4 ottobre non è stata istituita dall’Onu (organismo che da noi vale quanto un paio di scarpe rotte) ma dallo stesso Parlamento Italiano. “Il 4 ottobre – recita il testo di legge approvato all’unanimità nel 2005 – è considerato solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, in onore dei Santi Patroni speciali d'Italia San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena. In occasione della solennità civile del 4 ottobre sono organizzate cerimonie, iniziative, incontri, in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, dedicati ai valori universali indicati al primo comma di cui i Santi Patroni speciali d'Italia sono espressione.” Niente di tutto questo (resistono solo le tradizionali cerimonie assisane). E sì che di protezione l’Italia oggi ne ha proprio un gran bisogno.

Se la nonviolenza non ci interessa, occupiamoci almeno della violenza che sta dilagando dentro e fuori i nostri confini. Da dove vogliamo cominciare? Dalla violenza mafiosa e criminale che si è impossessata di tanta parte dell’economia del nostro paese? O dalla gente che tutti i giorni subisce le sue angherie? Dalla violenza con cui corrotti e corruttori stano uccidendo la vita democratica del nostro paese? Oppure da quella che ci viene inferta a piene mani da chi non paga le tasse e prospera nell’illegalità e nell’abusivismo? Dalla violenza che domina il dibattito politico e la vita delle nostre istituzioni? O dalla violenza mediatica con cui stampa e TV cancellano la vita reale delle persone e soffocano le loro grida di aiuto? Oppure dal modo con cui si impone il bavaglio alla società civile responsabile? Di cosa vogliamo parlare? Della violenza che si consuma dentro le mura domestiche contro le donne e i bambini? O di quella che esplode nelle nostre città? E di quella che stanno vivendo i tanti operai, insegnanti, impiegati che stanno perdendo il lavoro? Della violenza sui bambini a cui viene negata la mensa a scuola o di quella sui rom che cacciamo a forza dalle nostre città? Vogliamo parlare della violenza con cui trattiamo e respingiamo gli immigrati e chi fugge da miseria, guerre e persecuzioni? Oppure vogliamo dedicare un po’ d’attenzione alla violenza che subiscono tutte quelle persone che una politica dissennata ha impoverito e umiliato? O della violenza sui giovani che oggi non riescono a trovare né un lavoro né un futuro? E della violenza che la TV ci rovescia addosso tutti i santi giorni a tutte le ore, che ne diciamo? E quella che usiamo per distruggere l’ambiente in cui viviamo o per vivisezionare gli animali? E di quella che sta facendo saltare il resto del mondo, quando ce ne vogliamo occupare? Del sangue che scorre in Afghanistan, in Terra Santa o in Somalia? Di quello che succede nelle carceri iraniane, birmane o libiche? Gandhi e Capitini, per quest’anno, se ne faranno una ragione. Voi invece, cari San Francesco e Santa Caterina, perdonateci se non vi onoriamo come si deve. E aiutateci! Qui va a finire male.

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace

Perugia, 1 ottobre 2010

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento