L’insostenibile indifferenza mondiale


Riccardo Petrella


Nel 2017 gli arricchiti sono cresciuti in ricchezza nel mentre gli impoveriti sono diventati più numerosi e più poveri. Nessuno più urla di fronte alla crescita indicibile delle inugualianze tra gli arricchiti e gli impoveriti nel mondo, salvo i soliti “fanatici” – dicono i dominanti – anticapitalisti. Anche la ribellione degli impoveriti sembra indebolirsi. E sempre […]


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Lagosewaste

Nel 2017 gli arricchiti sono cresciuti in ricchezza nel mentre gli impoveriti sono diventati più numerosi e più poveri.

Nessuno più urla di fronte alla crescita indicibile delle inugualianze tra gli arricchiti e gli impoveriti nel mondo, salvo i soliti “fanatici” – dicono i dominanti – anticapitalisti. Anche la ribellione degli impoveriti sembra indebolirsi. E sempre meno  numerosi sono coloro che  danno la parola alle centinaia e centinaia di milioni d’impoveriti senza voce.

Lasciamo perdere gente come Donald Trump tutto felice di  essere riuscito a imporre la riforma fiscale la più ingiusta mai adottata negli Stati Uniti ed i vari gruppi sociali dominanti nell mondo per i quali l’inuguaglianza è un indicatore di vitalità di una buona società capitalista guerriera ad alta tecnologia innovatrice. Ma che pensare di tutti gli altri “dirigenti” , “elite” e membri del mondo scientifico e universitario, imprenditoriale, sindacale, artistico, commerciame, mediatico, socio-culturale?. E’ possibile che siano tutti affetti da anestesia o da deliberata passività generale?

Vediamo prima alcuni dati pubblicati in questi  giorni di bilancio di fine anno,  e poi faremo un tentativo di dare una spiegazione plausibile.

Secondo Bloomberg, l’agenzia americana di affari, il patrimonio finanziario delle 500 persone più ricche al mondo è aumentato di  1.000 miliardi nel 2017 principalmene a causa dei forti rialzi dei valori borsistici  (l’indice MSCI World ha fatto un salto di 20% ) . Cio’ ha accresciuto considerevolmente il patrimonio degli azionisti delle più grandi imprese mondiali a elevata capitalizzazione borsistica. Quando si parla da anni di “finanziarizzazione” dell’economia, ebbene non si tratta di noccioline. Da qui il balzo in avanti del capo dell’Amazon, Jeff Bezos, diventato l’uomo più ricco del mondo (99,6 miliardi di patrimonio finanziario personale) superando cosi i “famosi” Bill Gate e Warren Buffett (da anni n°1 e n°2 fra dei più arricchiti al mondo).  Nel 2017, Jeff Bezos ha “guadagnato senza lavorare un minuto”  34,2, miliardi, pari a 93,6 milioni al giorno e 65.000 $ al minuto.

Si tratta di cifre spaventose se si pensa che un insegnante di scuola elementare italiano nel corso dei primi dieci anni di esercizio deve lavorare un anno per raggiungere 1.500 euro netti al mese pari a 18.000 euro l’anno, cioé qualche dollaro in più di 20.000 $ annui.

Il calcolo è rapido: l’insegnante italiano deve lavorare 1,7 milioni di anni per guadagnare quanto Jeff Bezos ha guadagnato di rendita in un anno, ovvero ci vogliono 1,7 milioni d’insegnanti elementari.  Ancor più forti dovrebbero essere le grida per la giustizia se il dato è calcolato in minuti: l’insegnante deve lavorare 3 anni e 3 mesi per guadagnare quel che il capo di Amazon ha ricevuto in regalo ogni minuto. Non approfondiamo ulteriormente la situazione citando l’insegnante elementare dell’Argentina che deve considerarsi “fortunato” se guadagna 8.000 $ annui o un operaio di una fabbrica indiana di microinformatica che guadagna 1000 $ annui.

E’ inammissibile giustificare siffatte inuguaglianze che polverizzano nel nulla il lavoro di un insegnante o di un operaio in confronto all’azionista principale di Amazon sulla base del criterio del loro contributo alla creazione di valore aggiunto per il capitale. E’ inammissibile argomentare  che il lavoro dell’insegnante ha una bassa remunerazione  perché esso è visto come un costo per la società perche “servizio non produttivo” (sic!) mentre quello di Bezos  è considerato  da tutti un investimento utile e redditizio.

Insieme, nel 2017, le 500 persone più ricche al mondo hanno accumulato una potenza finanziaria di 5.340 miliardi di $. Una delle più grandi difficoltà che bloccano dei pur piccoli progressi nella realizzazione degli obiettivi in  reazione al cambiamento  climatico risiede nella difficoltà di trovare la somma di 100 miliardi di $ annui  (pubblici e privati) a partire dal 2020 per il fondo comune per la transizione energetica post-fossili. Com’è possibile che il sistema trovi il modo e “la ragione” di remunerare con dovizia 500 azionisti privati nel mentre non permette all’insieme degli Stati del mondo di racimolare quei “miserabili” 100 miliardi eppur cosi important, per quanto insufficienti, per le politiche di “salvataggio della vitan del pianeta terra”?

Ebbene,in fondo,  è proprio il ragionamento sul contributo alla creazione di ricchezza per il capitale che è il principale fattore che spiega il fatto che il ritorno alle crescenti inuguaglianze di reddito e, concretamente, di potere sociale e politico, cui si assiste almeno dal 2007, sia accettato con soddisfazione compiaciuta nell’indifferenza dei più.

Il 2017 ha confermato che viviamo sempre di più in un  mondo dominato dall’ingiustizia capitalista. Ci sono limiti invalicabili all’ingiustizia. Verosimilmente, come è anche il caso dei limiti ecologici, li stiamo travalicando. Ma non è detto cio’ sia inevitabile. E’ evitabile che il deterioramento del mercato di lavoro in  Italia continui ad accentuarsi con il crescere  dei contratti atipici e delle forme di lavoro non stabili, traducendosi in un aumento degli impoveriti.

E’ tempo che la nebulosa dei “mille e più” buoni  cambiamenti molecolari in corso attraverso il mondo non resti un mondo di aggiustamenti “calmanti” in seno al sistema capitalista in  una logica di mitigazione della sua violenza strutturale. Essa deve, senza tardare, diventare la nebulosa della rivolta per un mondo abitato da persone , comunità umane, città e popoli animati dallo spirito di uguaglianza nei diritti, di giustizia per tutti e di fraternità e democrazia fra e per tutti. Non si tratta di parole. Ma  anche se  fosse cosi, preferisco queste parole agli atti inammissibili di violenza collettiva  in corso nelle nostre società e di furto di ogni forma di vita perpetrati “in nome del denaro”.

RICCARDO PETRELLA

 

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento