Libia: la prova delle torture
La redazione
Inchiesta dell’Espresso: profughi in catene, ustionati e denutriti, aggrediti con acido, picchiati con martelli e tubi. I documenti medici e la prova delle violenze nei luoghi di detenzione.
Da medici hanno semplicemente fatto il loro lavoro. Ma oggi, davanti al sonno della ragione verso cui si sta incamminando ancora una volta l’Europa, i loro referti sono la testimonianza più forte: la prova della tortura sistematica degli stranieri in Libia. Queste anamnesi e queste diagnosi sono state compilate dai dottori italiani a bordo delle navi delle Ong, le organizzazioni non governative che hanno colmato l’assenza degli Stati nel Mediterraneo.
Nei dodici mesi del 2017, giorno dopo giorno durante la navigazione verso i porti indicati dalla centrale operativa di Roma della Guardia costiera, hanno visitato circa diecimila persone soccorse al largo. Da gennaio a dicembre: praticamente dall’intesa con Tripoli dell’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti, fino alla vigilia dell’ascesa del suo successore Matteo Salvini. Due governi, una linea di continuità: vista dalla parte delle vittime, c’è poca differenza tra il patto del Viminale con i trafficanti, che in cambio di denaro hanno ridotto le partenze dei gommoni, e il respingimento collettivo dei profughi in acque internazionali, come è avvenuto con la nave Aquarius.
I governi europei, a cominciare da quello italiano prima guidato da Paolo Gentiloni e oggi da Giuseppe Conte, non si sono mai posti troppe domande su cosa accada a uomini, donne e bambini rimasti bloccati al di là del mare. Ora esistono risposte cliniche che confermano le violenze. Aggressioni con catene, tubi di gomma, ferri roventi, scariche elettriche, acido sulla pelle sono la quotidianità. Spesso per estorcere altro denaro o solo per imporre la legge del più forte nei campi di detenzione. È tutto scritto nella carne dei richiedenti asilo visitati.
La parola in arabo vuol dire magazzini: sono i luoghi in Libia dove i trafficanti ammassano le persone che cercano di arrivare in Europa. Ecco cosa racconta chi è sopravvissuto all’orrore. E ora la procura arresta un presunto torturatore
Sono cittadini di Nigeria, Palestina, Eritrea, Mali, Togo, Ghana, Senegal, Guinea Conakry, Marocco, Sierra Leone. In quattro casi le vittime hanno dichiarato di essere state torturate già nelle loro città di provenienza in Senegal, Nigeria e Palestina. I medici, che chiedono l’anonimato perché dalle loro diagnosi nessuno possa risalire ai pazienti, hanno tradotto nel linguaggio scientifico quello che vedevano: cicatrici, ustioni, esiti di fratture.
«I nostri referti», racconta un chirurgo, «sono la minima punta dell’iceberg per svariate ragioni: a volte, per i tempi stretti della navigazione o per le condizioni a bordo non sufficienti a garantire la privacy. Riuscivamo a visitare il trenta per cento delle persone. I certificati di vittime di tortura li abbiamo compilati soltanto per coloro che hanno avuto la forza e l’urgenza di raccontare il perché di certe ferite fin dalle prime ore dopo il soccorso».
I certificati, conformi al protocollo di Istanbul per l’accertamento delle torture, sono stati poi consegnati agli interessati perché possano così documentare la loro domanda di protezione umanitaria. E, se richiesti allo sbarco, sono stati depositati agli Uffici di sanità marittima del ministero della Salute. Il governo italiano è quindi informato. Ecco alcuni dei casi, così come sono stati descritti dai medici nei loro referti.
Ragazzo, 18 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in un periodo di circa due mesi di prigionia. Riferisce episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (bastone, martello, attrezzi per saldatura), in cui ha riportato lesioni contusive e ustioni. All’esame obiettivo il paziente si presenta lucido e coerente nel suo racconto. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Torace: a livello pettorale e dorsale diverse cicatrici compatibili con esiti di ustione. Arti: ad entrambi gli arti superiori e inferiori diverse lesioni cicatriziali, alcune ad evoluzione cheloidea (crescita anormale di tessuto, ndr), compatibili con esiti di ustione.
Ragazzo, 21 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti durante il viaggio in Libia. Riferisce in particolare di essere stato colpito con scariche elettriche multiple a livello del torace, circa tre settimane fa. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Torace: a livello emitoracico destro si rileva cicatrice cutanea compatibile con ferita da elettrocuzione (scarica elettrica nel corpo umano, ndr).
Ragazzo, 22 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi durante la prigionia in Libia circa un anno fa. Riferisce in particolare di essere stato torturato con pratica di contusioni multiple e ripetute sulle piante dei piedi con tubo di gomma. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti inferiori: deficit funzionale di entrambi i piedi associato a sindrome dolorosa cronica e deficit contrattile, postumo di lesioni contusive a carico della pianta di entrambi i piedi, compatibili con il racconto del paziente (pratica della falanga). Si indica valutazione ortopedica ed eventuale studio elettromiografico per inquadramento diagnostico del deficit degli arti inferiori e approccio terapeutico mirato. Necessita altresì di supporto nutrizionale per severo stadio carenziale da malnutrizione cronica.
Ragazzo, 22 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in un periodo di circa dodici mesi di prigionia. Riferisce episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (bastone, ferro), in cui ha riportato lesioni contusive agli arti e al dorso. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti: ad entrambi gli arti superiori (in particolare braccio e gomito sinistri) diverse lesioni cicatriziali, lineari, compatibili con esiti di contusione; inoltre tumefazione dorsale senza segni di sicure fratture della mano sinistra da recente lesione contusiva (due giorni fa), compatibile con il racconto del paziente; deficit funzionale dell’arto inferiore sinistro per dolore riferito subcronico postumo a lesioni contusive a carico del dorso e dell’arto stesso.
Ragazza, 23 anni. La paziente riferisce di essere stata vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa tre settimane fa. Riferisce di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (lame, tubo di gomma), in cui ha riportato lesioni contusive al volto e agli arti. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Capo: cicatrice ipertrofica frontale, compatibile con lesione da punta. Arti: a livello del braccio sinistro, cicatrice lineare compatibile con lesione da lama; al braccio destro lesioni lineari cicatriziali-ecchimotiche compatibili con lesioni da tubo di gomma.
Ragazzo, 24 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese dalla fine del 2014, ragione per cui ha affrontato il viaggio in Libia e in mare. Riferisce in particolare di essere stato sottoposto a sospensione per incatenamento degli arti inferiori e a pratica ripetuta di contusione dei piedi (falanga). Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti inferiori: a livello sovramalleolare di entrambi i piedi si riscontrano esiti cicatriziali di lesioni ulcerative. Riferisce dolore cronico a carattere neuropatico a livello plantare di entrambi i piedi, compatibile con lesioni croniche indotte da pratiche riferite dal racconto del paziente.
Ragazzo, 25 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese circa un anno fa. Riferisce in particolare di essere stato ferito con lama a livello dell’orecchio sinistro e di aver riportato ustioni da contatto con ferro incandescente a livello della caviglia destra. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Orecchio sinistro: a livello del margine superiore del padiglione auricolare sinistro si apprezza cicatrice compatibile con ferita da taglio. Arto inferiore destro: a livello di caviglia destra, apprezzabile cicatrice circolare compatibile con pregressa ustione da oggetto incandescente.
Ragazzo, 27 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di torture/maltrattamenti, occorsi in Libia negli ultimi due mesi, in seguito ai quali ha riportato contusioni multiple e in particolare al ginocchio sinistro; ferita d’arma da fuoco al polso sinistro e perdita ungueale da estrazione cruenta al terzo dito della mano destra. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti: all’arto superiore sinistro presenza di cicatrice lineare al polso compatibile con esito di ferita da arma da fuoco; al terzo dito della mano destra, assenza di unghia compatibile con quanto riferito dal paziente; ginocchio sinistro normoatteggiato, tumefatto al comparto mediale e dolente alla flessione e al carico, compatibile con esiti di trauma contusivo.
Ragazzo, 29 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi nel proprio paese d’origine circa un mese fa, ragione per cui ha affrontato il viaggio. Riferisce in particolare di aver riportato ustioni a livello di entrambi i piedi da contatto con liquido bollente. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Piedi: a livello dorsale di entrambi i piedi si confermano esiti di lesioni compatibili con ustioni, in attuale evoluzione di guarigione. Arto inferiore destro: ginocchio destro tumefatto e dolente, non deformità articolari, carico mantenuto; verosimile contusione compatibile con trauma distorsivo da caduta (riferito da altezza del muro di cinta).
Uomo, 30 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese circa dieci anni fa, motivo per cui è partito. Riferisce in particolare di essere stato ferito con lama a livello del viso e dell’arto superiore destro, inoltre riferisce percosse con corpo contundente a livello della volta cranica. Viene riferito inoltre trauma da caduta da altezza circa un anno fa durante imprigionamento in centro libico in cui ha riportato trauma agli arti inferiori. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Capo: a livello della volta cranica parietale sinistra, cicatrice compatibile con ferita da corpo contundente; a livello del mento inoltre cicatrice lineare compatibile con ferita da lama. Arti inferiori: caviglia sinistra dolente al carico (riferito dolore cronico conseguente alla caduta); gamba destra in asse, dolente dopo deambulazione prolungata. Sintomi compatibili con esiti di fratture misconosciute conseguenti al trauma riferito dal paziente. Regione lombare: dolore cronico riferito conseguente alla caduta da altezza, compatibile con lesione vertebrale misconosciuta.
Uomo, 32 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in almeno due episodi, uno nel novembre 2016 e uno circa tre settimane fa. Riferisce diversi episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (lame, tubo di gomma, sospensione, falanga, strozzamento con corda) in cui ha riportato lesioni contusive agli arti, al dorso e al collo. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Capo: dolore alla pressione in regione periauricolare in sede di contusione. Collo: dolore sottomandibolare e anteriore dove si apprezzano esiti ecchimotici in evoluzione lineare; ipofonia marcata e dolore alla deglutizione concomitanti, compatibili con le lesioni subite. Dorso: multiple lesioni lineari ecchimotiche compatibili con lesioni da tubo di gomma. Arti: a livello di spalla sinistra cicatrice lineare compatibile con lesione da tubo di gomma; terzo dito mano destra: escara (necrosi del tessuto, ndr) ungueale e deficit funzionale tendineo compatibile con lesione secondaria a percosse riferite; braccio destro: esito cicatriziale cheloide compatibile con lesione da punta. Ginocchio sinistro: al cavo popliteo, esiti cicatriziali da ferita lacera compatibile con lesione da punta. Piedi: multiple lesioni ecchimotiche a entrambi i piedi, dolore cronico al carico del piede sinistro.
Uomo, 33 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa due mesi fa. Riferisce in particolare aggressione con acido in cui ha riportato ustioni chimiche agli arti. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Arti: a livello del gomito sinistro, estesa area cicatriziale ad evoluzione retraente-cheloidea; a livello della gamba sinistra cicatrice lineare compatibile con quanto riferito dal paziente.
Uomo, 35 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa una settimana prima del viaggio in mare, in seguito ai quali ha riportato ferite multiple da contusione, elettrocuzione, incatenamento, contatto con sostante corrosive. Nel corso dell’esame fisico si sono riscontrate le seguenti lesioni – Capo: dolore emicranico sinistro esacerbato dalla digitopressione compatibile con trauma contusivo riferito (percosse); cicatrice frontale destra compatibile con lesione ulcerativa da contatto con sostanza corrosiva; cicatrice labbro superiore esito di ferita lacero-contusa compatibile con percosse riferite. Collo: a livello cervicale, lesione ulcerata infetta compatibile con lesione da contatto con sostanza corrosiva. Torace: a livello dorsale destro, esiti ecchimotici lineari compatibili con percosse. Arti: a livello di avambraccio sinistro, multiple lesioni ulcerative compatibili con contatto con sostanza corrosiva; piede destro: a livello perimalleolare mediale, ferite ulcerate infette compatibili con contatto con sostanza corrosiva; a livello di entrambi i piedi, esiti ecchimotici da sfregamento (catene). Riferita immersione in acqua ed elettrocuzione.
Uomo, 37 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti durante la detenzione in Libia. Riferisce in particolare di essere stato sottoposto a diverse pratiche di violenza tra cui sospensione per stiramento degli arti superiori, lesioni multiple e ripetute da taglienti, contusione da punta agli arti e al volto e a livello dorso-lombare, bruciature da sigarette. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Volto e collo: cicatrici lineari multiple compatibili con lesioni da tagliente; lesioni contusive orali con perdita di alcuni elementi dentari. Torace: a livello dell’emitorace anteriore sinistro, cicatrici da ustione compatibili con lesioni da bruciatura di sigaretta. Addome: lesione lineare circonferenziale, compatibile con lesione da tagliente. Arti superiori: multiple lesioni lineari al braccio e avambraccio destro compatibili con lesioni da arma da taglio. Arti inferiori: a livello delle cosce, cicatrici compatibili con lesione da tagliente; a livello della gamba sinistra, in regione pretibiale, cicatrice compatibile con ferita lacero-contusa da punta, come riferito dal paziente.
Stupro e malnutrizione. I casi di stupro sono stati trattati una volta a terra: «Pressoché la totalità delle donne africane, anche se sposate o madri», raccontano i medici. Alle torture si aggiunge la “malnutrizione severa critica in adolescenti e adulti”: «Rappresenta un indice di mancato accesso al cibo ed è necessario il ricovero urgente», spiega un’operatrice della missione umanitaria: «Ricordo sette somali adulti con grave disabilità associata: anchilosi degli arti inferiori da postura fetale obbligata, prolungata per mesi, per lo spazio limitatissimo nella prigione libica. In altre parole, non era più loro possibile distendere le gambe. Ce ne siamo accorti quando li abbiamo visti strisciare sui gomiti con gli arti inferiori fissi in quella posizione. Per il resto del viaggio sono stati portati in braccio dall’equipaggio. Allo sbarco in Italia ci aspettava il medico dell’Ufficio sanità marittima. Quel giorno l’ho visto piangere».
FABRIZIO GATTI
L’Espresso
28 giugno 2018