Libia, battaglia finale. Gli insorti all’assalto della roccaforte Sirte
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
Le milizie degli insorti si attestano a 40 chilometri dall’obiettivo finale: Sirte, la città natale di Muammar Gheddafi. Giurano che oramai siamo alla fine. Manca poco. «E conquisteremo anche le ultime roccaforti in Libia».
I ribelli libici stanno combattendo a Bani Walid, una delle roccaforti del raìs, mentre altre truppe si muovono verso Sirte. A Bani Walid migliaia di combattenti, armati di missili, cannoncini e mitragliatrici, hanno cominciato ad occupare alcune postazioni a nord della città. Scontri a fuoco ed esplosioni hanno avuto luogo, già nella tarda serata dell'altro ieri, in alcune aree periferiche. Nella zona, riferisce la Bbc, sono arrivate numerose ambulanze. Gli aerei della Nato hanno colpito diversi obiettivi in aree ancora in mano agli uomini fedeli al Colonnello. L'Alleanza ha detto di aver distrutto ieri un carro armato, due veicoli armati e un lanciarazzi vicino a Bani Walid. Altri attacchi sono stati condotti nelle zone intorno a Sirte e nelle città di Waddan e Sabha, nel sud del Paese. La Nato ha aperto il fuoco mentre i ribelli venivano respinti dai lealisti da Bani Walid. Il comandante sul campo dell'opposizione Abdel-Razak al-Nadouri ha detto che molti uomini erano entrati nella città, ma la Nato ha chiesto loro di indietreggiare per consentire gli attacchi aerei. Raid di supporto Sull'autostrada costiera fra Misurata e Sirte sfrecciano pickup armati carichi di ribelli. Gli insorti proseguono la loro marcia di avvicinamento verso l'ultima roccaforte del Colonnello. Appostati l'altro ieri a una sessantina di chilometri dalla città natale del raìs, i ribelli hanno guadagnato altri cinque chilometri nella Valle Rossa. Migliaia di uomini, con circa 200 mezzi equipaggiati con artiglieria leggera, si sono mossi invece da Misurata. Da questo fronte le forze di opposizione hanno già raggiunto la città di Isha, l'ultimo grande centro urbano prima dell'arrivo a Sirte. Al passaggio dei ribelli, gli abitanti fanno segno di vittoria con le mani. «Il fronte dei gheddafiani è a circa 45 km da qui», dice uno dei comandanti militari che stanno guidando l'attacco. Lungo la strada gli insorti hanno distrutto le postazioni per il lancio dei missili e recuperato almeno una decina di Grad inesplosi. Nel deserto in cui scorre l'autostrada, ci sono decine di mine antiuomo. I ribelli si sono attestati nel primo checkpoint conquistato e attendono ordini Rapporti di forza Almeno dodici persone sono rimaste uccise ieri mattina in scontri a fuoco fra fazioni rivali dei ribelli libici nel sud-ovest della Libia. Lo hanno riferito fonti locali. Gli scontri hanno visto opporsi i combattenti di Gharyane e Kikla e quelli di Al Assabaa. «Dodici persone sono state uccise e altre 16 sono rimaste ferite in scontri tra le brigate Gharyane e Kikla da una parte e al-Assabaa dall'altra», afferma il capo del Consiglio di Gharyane, Wahid Barshane. Secondo quanto riferito, i ribelli di Gharyane e Kikla «sono caduti in un'imboscata ad al-Assabaa dopo avere chiesto ai combattenti di questa città di consegnare le armi pesanti». Tra le fila dei miliziani di al-Assabaa ci sono, da sempre, anche numerosi fedelissimi di Gheddafi. Nel caos armato c'è spazio per la galleria degli orrori. Quindici corpi in avanzato stato di decomposizione sono stati scoperti ieri in due fosse comuni a Tripoli. Lo ha constatato un fotografo dell'Afp. Personale medico ha esumato nel quartiere di Grart Arada, quattro corpi in una prima fossa vicino all'autostrada e altri 11 cadaveri in un'altra fossa distante dalla prima 300 metri. La scoperta è stata fatta sulla base delle informazioni fornite da un abitante che ha riferito alle nuove autorità libiche di avere visto alcune persone che seppellivano dei corpi lo scorso 20 agosto, giorno di inizio dell'assalto dei combattenti del Consiglio nazionale di transizione a Tripoli. I corpi saranno esaminati da un medico legale per stabilirne l'identità: potrebbero essere dei ribelli, civili oppure delle forze lealiste pro-gheddafiane. È l'altra faccia della Tripoli liberata: la faccia della vergogna.
Fonte: l'Unità
12 settembre 2011