Libano, ucciso super ricercato di Hezbollah
Ansa
Israele ha elevato il livello di allerta nel territorio nazionale e nelle sue rappresentanze all’ estero dopo la uccisione a Damasco di Imad Mughniyeh, un responsabile militare degli Hezbollah libanesi.
Ieri il governo di Ehud Olmert si è detto estraneo a quell' episodio dell'uccisione di a Damasco di Imad Mughniyeh, ma per gli Hezbollah non resta dubbio che egli sia stato ucciso dal Mossad, il servizio di spionaggio israeliano. Nel timore di attacchi da parte degli integralisti sciiti, i servizi di sicurezza hanno rafforzato la protezione attorno ai pr
incipali dirigenti di Israele: innanzi tutto Olmert e il ministro della difesa Ehud Barak. Misure cautelative straordinarie sono state imposte anche alle rappresentanze diplomatiche di Israele. Non viene peraltro esclusa la possibilità di attacchi terroristici contro istituzioni ebraiche nel mondo. Un maggiore livello di allerta si nota inoltre nelle ultime ore al confine fra Israele e Libano. Nel frattempo proseguono i lanci sporadici di razzi palestinesi da Gaza verso il Neghev. Due razzi sono stati sparati verso la città di Sderot dove sono esplosi senza provocare vittime.
LIBANO: UCCISO SUPER RICERCATO DI HEZBOLLAH
(di Giorgio Raccah)
Israele, primo ma non unico sospettato, esulta per l'uccisione dell'arciterrorista Imad Mughniyeh, ma, come è buona regola in casi del genere, al tempo stesso respinge, come afferma l'ufficio del premier Ehud Olmert, "ogni tentativo di elementi terroristici di implicarlo in questo caso". Al di là di questa posizione, del resto prevedibile, si può essere certi che dentro il superprotetto vasto campo recintato dove hanno sede i servizi segreti, sulla strada costiera pochi chilometri a nord di Tel Aviv, si sono stappate oggi numerose bottiglie di champagne. E probabilmente nel mausoleo che ricorda gli agenti segreti caduti in missione, corone di fiori sono state deposte sotto i nomi di quelli uccisi in più di un ventennio di intensa caccia a Mughniyeh. La soddisfazione era visibile sul volto del premier Ehud Olmert, al quale fanno capo il Mossad e lo Shin Bet. Insolitamente, Olmert si è a lungo soffermato nel ristorante della Knesset, dove molti si sono felicitati con lui, e anche in aula, dove l'ex ministro per le questioni strategiche Avigdor Lieberman lo ha ostentatamente abbracciato.
L'ex capo del Mossad, Dany Yatom, ha definito Mughniyeh "uno dei terroristi più pericolosi al mondo" – "altrettanto pericoloso quanto Osama Bin Laden" – che ha agito "con la piena cooperazione dei servizi segreti iraniani". Di tutti i numerosi nemici emersi nei 60 anni di vita dello Stato ebraico, Mughniyeh è stato uno dei più micidiali. A lui é attribuito l'attentato dinamitardo che nel 1983 distrusse il comando israeliano a Tiro, in sud Libano, con la morte di decine di militari e di agenti dei servizi di sicurezza. Israele gli attribuisce anche nel 2000 il rapimento e l'uccisione di tre soldati al confine col Libano e nel 2006 di altri due, sempre sul confine libanese, innescando il conseguente conflitto.
Le riconosciute capacità operative degli Hezbollah libanesi sono in gran parte merito di Mughniyeh, vera primula rossa del terrorismo, sfuggito per più di vent'anni alla caccia che gli hanno dato, oltre al Mossad, i servizi segreti americani e di una quarantina di altri paesi, inclusi alcuni Stati arabi. Nella lista dei ricercati dagli Usa Mughniyeh occupava il secondo posto dopo Bin Laden. Mugniyeh – ha detto una fonte israeliana – "é stato un esperto nella progettazione e attuazione di attentati e nel mantenere un basso profilo riuscendo per venti anni a sfuggire ai numerosi tentativi di molti di liquidarlo". Secondo fonti informate, Mugniyeh era l'unico terrorista a godere della personale fiducia della Guida Suprema dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khameney, e di Osama Bin Laden. La sua uccisione é perciò un duro colpo inferto anche a loro oltre che agli Hezbollah. Sami Abuy Zuhri, portavoce di Hamas a Gaza ha affermato che l'uccisione di Mughniyeh è un messaggio che Israele ha rivolto ai leader del movimento islamico ospiti a Damasco. Hamas, ha aggiunto, non si lascia però intimorire.
(giorgio.raccah@ansa.it).
UNA VITA IN FUGA A ORDIRE ATTENTATI
(di Lorenzo Trombetta)
"Superterrorista" per molti, "martire dei martiri della resistenza" per molti altri: sarà così ricordato Imad Mughniyeh, l'alto ufficiale del movimento sciita libanese Hezbollah ucciso da un'autobomba ieri sera a Damasco, dopo essere riuscito per 22 anni a sfuggire all'arresto e all'eliminazione fisica da parte di Stati Uniti e Israele. Anche noto come 'il Camaleonte' per le sue capacità trasformiste (si dice si sia sottoposto a una plastica facciale), Mughniyeh lega il suo nome a una quindicina di devastanti attentati compiuti dai primi anni '80: gli attacchi contro l'ambasciata Usa, una caserma dei marines a una dei parà francesi a Beirut tra il 1983 e il 1984 (362 vittime), il dirottamento di un aereo della Twa in linea tra Roma e Atene nel 1985, le esplosioni di Buenos Aires contro l'ambasciata israeliana nel 1992 (29 morti) e contro la sede dell'associazione argentino-israeliana nel 1994 (85 vittime). Mughniyeh, nome di battaglia Hajj Radwan, nasce 46 anni fa da una rispettata famiglia di giureconsulti sciiti del sud del Libano.
Dopo essersi unito, all'età di 15 anni, alle milizie palestinesi di Al Fatah, figura come uno dei fondatori dell'allora clandestino movimento sciita Hezbollah. Rifugiatosi per anni in Iran per scappare dall'Interpol e, dal 2001, presente nella lista Fbi dei "22 terroristi più ricercati al mondo", Mughniyeh è riuscito a sfuggire dal 1986 a numerosi tentativi di cattura o uccisione da parte dei servizi segreti Usa e israeliani, che non hanno invece risparmiato i suoi due fratelli, Jihad e Fuad, eliminati rispettivamente nel 1985 e nel 1994. Mughniyeh, indicato come ufficiale di collegamento tra Hezbollah e servizi segreti iraniani, per molti sarebbe anche dietro all'uccisione a Beirut nel 1985 del capo della Cia in Medio Oriente, William Francis Buckley e alla fornitura di armi a Teheran in cambio della liberazione di ostaggi occidentali in Libano (vicenda che dette vita allo scandalo Iran-Contras del 1987).
Nel corso degli anni, il 'camaleonte' è stato anche additato da fonti di intelligence e di stampa quale 'anello di congiunzione' tra i servizi iraniani e la rete di Bin Laden, o tra Hezbollah e Al Qaida. Sarebbe quindi stato coinvolto in varia misura negli attentati del 1996 a Khobar, in Arabia Saudita e a quelli del 1998 contro le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania; all'attacco nel 2000 contro la cacciatorpediniere Usa 'Cole' in Yemen; degli attentati di New York e Washington dell'11 settembre 2001; all'invio di armi all'Autorità nazionale palestinese (Anp) sequestrate dall'esercito israeliano nel 2002 sulla nave 'Karine-A'. E' stato chiamato in causa anche quale 'mente' dell'attacco nel novembre 2003 contro la base militare di Nassiriya, in Iraq, che causò la morte di 19 italiani; degli attentati a Istanbul, sempre nell'autunno 2003, contro le sinagoghe, il consolato e una banca britannici. Un "medagliere" che potrebbe far invidia allo stesso Bin Laden e che si sarebbe potuto addirittura arricchire di nuove "imprese" nel prossimo futuro. Proprio due settimane fa il settimanale Usa Newsweek avvertiva che Mughniyeh era coinvolto nella pianificazione di nuovi attentati.