Libano, quattro membri di Hezbollah accusati dell’omicidio Hariri


Agi


Il Tribunale speciale per il Libano ha depositato i risultati delle indagini sull’attentato che nel 2005 costò la vita all’ex presidente.


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Libano, quattro membri di Hezbollah accusati dell'omicidio Hariri

Il Tribunale speciale dell'Onu per il Libano (Tsl) ha emesso quattro mandati d'arresto per l'omicidio dell'ex premier libanese, Rafik Hariri. La notizia e' stata ufficializzata dopo che a Beirut una delegazione del Tribunale ha consegnato gli atti d'accusa e i mandati al Procuratore generale libanese, Saeed Mirza. Secondo quanto riferito da fonti della sicurezza di Beirut, i quattro sono tutti dirigenti di Hezbollah: il piu' alto in grado e' Mustafa Badreddin, incarcerato in Kuwait nel 1983 per una serie di attentati e cognato di un capo militare di Hezbollah assasinato, Imad Moughniyeh. Gli altri sono Abdel Majid Ghamlush, Salm Ayyash, e Hassan Issa.
  Le autorita' libanesi hanno ora 30 giorni di tempo per eseguire gli arresti. Il premier Najib Mikati, il cui esecutivo si regge sull'appoggio decisivo di Hezbollah, ha promesso un atteggiamento responsabile ma ha sottolineato che non si tratta ancora di condanne. "Oggi", ha affermato in una conferena stampa, "siamo di fronte a una nuova realta', di cui dobbiamo essere consapevoli e occuparci con responsabilita' e con realismo, tenendo presente che queste accuse non sono un verdetto". "I sospetti sono innocenti fino a prova contraria", ha ricordato il premier. L'autobomba contro il corteo di Hariri, il 14 febbraio 2005, causo' anche la morte di altre 22 persone e innesco' una serie di violenze che nel maggio 2008 spinsero il Paese sull'orlo di una nuova guerra civile. Il figlio di Hariri, Saad, anche lui un ex premier, dalla Francia ha commentato i mandati d'arresto parlando di "momento storico nella vita del Libano". Saad Hariri guida la coalizione anti-siriana "14 marzo" che nell'agone politico del Paese dei cedri si contrappone a Hezbollah, sostenuto da Damasco e Teheran. La fase finale dell'inchiesta sull'omicidio Hariri si intreccia con un momento cruciale della politica libanese, che cerca di uscire dallo stallo dopo che il Partito di Dio ha conquistato la maggioranza parlamentare nelle ultime elezioni.
  Il movimento sciita -presente con 19 ministri nell'esecutivo ha chiesto al miliardario sunnita Mikati di troncare la cooperazione con il Tribunale Onu.
  La procura ha 30 giorni di tempo per eseguire gli arresti, un arco temporale che si interseca con la scadenza del 13 luglio, data in cui Mikati dovra' presentare il proprio programma al Parlamento altrimenti il governo dovra' dimettersi. Dopo diversi incontri, Hezbollah e Mikati avrebbero trovato ieri una posizione comune sulla linea da seguire con il Tribunale nel momento in cui saranno rese note le incriminazioni, ma da ambienti governativi non e' trapelato alcun dettaglio.

Fonte: Agi

30 giugno 2011

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