Libano, Hezbollah sconfitti. Ricomincia la primavera
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
Il Libano ha scelto. Con il voto. Senza violenze. E ha decretato la vittoria della coalizione filo-occidentale “14 Marzo” che ha conquistato 71 dei 128 seggi nel Parlamento unicamerale.
La «Primavera di Beirut» non è sfiorita. Il suo volto è quello di Nayla Tueni, classe 1982, la più giovane donna ad entrare nel Parlamento libanese, vincitrice come indipendente nella coalizione filo-occidentale dell'aspra battaglia elettorale del distretto cristiano di Beirut: il padre di Nayla, Gibran Tueni, è stato per anni editore del quotidiano an Nahar, negli ultimi anni su posizioni contrarie alla tutela siriana in Libano, e per questo ucciso in un attentato nel 2005.
AVVERTIMENTI
«Non ci sono né vincitori, né vinti. Ha vinto il Libano», ha detto quando i risultati erano ormai chiari Saad Hariri, il leader sunnita della coalizione 14 Marzo che ha il sostegno dei Paesi occidentali e di quelli arabi moderati e che ora appare in pole position per l'incarico di primo ministro. Di fatto un’apertura all'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah, che ha il sostegno di Siria e Iran e il cui leader, così come diversi suoi esponenti, avevano prospettato, in ogni caso, la formazione di un governo di unità nazionale. Sayyed Hassan Nasrallah, leader Hezbollah si è complimentato in tv con i vincitori: «Accettiamo i risultati». Walid Jumblatt, il leader druso alleato di Hariri, si è più esplicitamente già detto a favore, ma ha anche già messo le mani avanti: l’opposizione non può avere diritto di veto nell'esecutivo. Allo stesso tempo, è subito tornato alla carica con l’esplosiva questione dell'arsenale di Hezbollah. Armi che, ha detto, «dovrebbero essere incorporate nell'esercito». Ma un deputato di Hezbollah, Mohammad Raad, ha subito replicato, avvertendo che «la maggioranza non deve mettere in questione la nostra legittimità come partito di resistenza e quella delle nostre armi». Proprio per avere l'accesso al governo con diritto di veto e per difendere la sua identità di «resistenza», Hezbollah ha scatenato nel maggio del 2008 un’offensiva a Beirut che ha causato oltre 60 morti.
EQUILIBRI PRECARI
In tarda mattinata, il ministro degli interni Ziad Baroud ha diffuso i dati ufficiali secondo cui Hariri e alleati avranno nel nuovo parlamento 71 seggi su 128. Appena uno in meno rispetto all’assemblea uscente. Ma i dati – oltre all'affluenza record del 54% – mostrano anche che Hezbollah e Amal rimangono incontestati campioni della comunità sciita, avendo eletto tutti i loro candidati nella parte Sud e Est del Paese. Così come mostrano che l'alleato cristiano di Hezbollah, Michel Aoun, ha perso a Beirut e Zahle, grande città cattolica nella valle della Bekaa. Ha stravinto però nelle circoscrizioni del Monte Libano e rimane il più potente esponente della comunità cristiana. «Le elezioni hanno mantenuto lo status quo tra maggioranza e opposizione» osserva il presidente del Parlamento uscente, Nabih Berri, che con il suo movimento sciita Amal è uno stretto alleato di Hezbollah e che probabilmente verrà confermato a capo della nuova assemblea. Sollievo e auguri Uno status quo che però sembra soddisfare molti. Congratulazioni ai vincitori sono arrivate rapidamente dal Cairo e da Riad, ma anche da Roma, da Parigi e da Washington, dove il presidente Barack Obama ha affermato che le elezioni hanno dimostrato «il desiderio di sicurezza e prosperità dei libanesi». Gli Usa, garantisce Obama, «continueranno a sostenere un Libano indipendente e sovrano e impegnato per la pace».
Fonte: L'Unità
9 giugno 2009