Libano, bombe contro Hezbollah
NEAR EAST NEWS AGENCY
Un altro attentato contro il movimento sciita libanese a Est del Paese. Beirut e Tel Aviv optano per “dimenticare” l’uccisione del soldato israeliano Cohen.
Dopo la morte domenica di un soldato israeliano al confine, la tensione non si allenta in Libano. Questa mattina ad essere presa di mira è stata una base di Hezbollah nella regione orientale di Baalbek, tra i villaggi di Wadi Abu Mousa e Sbouba.
Alle 4 del mattino la bomba è esplosa provocando morti e feriti, di cui non è ancora noto il bilancio esatto. I militanti di Hezbollah presenti hanno aperto il fuoco contro gli attentatori, ma per ora nessuno commenta l’accaduto.
Sono sempre più numerosi gli attacchi contro il movimento sciita libanese da parte di gruppi sunniti che non gradiscono l’appoggio militare e logistico fornito al presidente siriano Assad, stretto alleato del movimento guidato da Nasrallah. Il 19 novembre due attentati suicidi avevano colpito l’ambasciata iraniana a Beirut, lasciandosi dietro 23 vittime. All’epoca Nasrallah aveva accusato i sauditi di essere i reali mandanti dell’attacco, rivendicato dalle Brigate Abdullah Azzam, affiliate ad Al Qaeda.
Proseguono intanto le indagini sull’uccisione di Shlomi Cohen, soldato israeliano ucciso domenica sera al confine con il Libano. L’esercito libanese afferma che si è trattato di un “incidente isolato”, frutto dell’iniziativa individuale di un soldato, mentre Tel Aviv lanciava le proprie accuse contro la missione UNIFIL. Ieri pomeriggio, funzionari dell’esercito israeliano hanno incontrato l’UNIFIL e ufficiali dell’esercito libanese. Beirut ha ribadito che l’incidente è stato provocato da un soldato fuggito al controllo e subito arrestato, ma Tel Aviv ha chiesto un po’ di più: scuse ufficiali del governo libanese.
“Chiederemo all’esercito libanese una spiegazione su quanto compiuto dal soldato – ha detto il ministro della Difesa Ya’alon – Che misure sono state prese e cosa intende fare l’esercito libanese per evitare incidenti di questo tipo”.
Certo è che Israele non intende aprire un fronte in Libano, molto più attento a mantenere saldo il controllo delle Alture del Golan, dove teme attacchi da parte di gruppi islamisti attivi in Siria contro il presidente Assad. A ciò si aggiunge l’estraneità di Hezbollah e del governo libanese in attacchi simili a quello di domenica sera, che rendono un intervento israeliano privo di giustificazione e probabilmente diretto ad intensificare le tensioni siriane.
La morte di Cohen appare per quella che è: un incidente isolato e forse difficilmente evitabile. Secondo quanto riportato dalla stampa israeliana, Cohen viaggiava su una strada generalmente non utilizzata dall’esercito israeliano, su un auto non blindata e senza elmetto, in aperta violazione delle regole di ingaggio israeliano.
La giornata di ieri è perciò trascorsa tra i tentativi riusciti di mediazione dell’UNIFIL. Da parte sua il Libano si è subito messo sulla difensiva, per evitare di surriscaldare animi già accesi, mostrando la volontà di evitare qualsiasi tipo di rappresaglia da parte israeliana. Dal 2006 ad oggi il confine è rimasto tendenzialmente calmo, con sporadici episodi violenti.
Entrambi presi da questioni più urgenti – la guerra civile siriana e le pressioni sulla comunità internazionale per evitare un ritorno in grande stile dell’Iran – Beirut e Tel Aviv vogliono cancellare l’incidente.
Fonte: Nena News
17 dicembre 2013