Lettera aperta al Papa: firma anche tu!


La redazione


Alla vigilia del viaggio di Papa Benedetto XVI in Terra Santa, Flavio Lotti dichiara: "Firma anche tu, invia la tua adesione". L’iniziativa è promossa da un gruppo di pellegrini e cristiani di Betlemme.


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Lettera aperta al Papa: firma anche tu!
Oggi 19 marzo, Festa di San Giuseppe, viene lanciata la
SOTTOSCRIZIONE ON LINE della LETTERA A PAPA BENEDETTO XVI
"NON DIMENTICHI!"
 
E' la voce di chi ama la Terra santa che, conoscendo le sofferenze di chi abita questa terra distrutta dall'occupazione militare,
chiede al Papa di farsi pellegrino di giustizia e di alzare la sua voce coraggiosa e libera
nella denuncia delle violenze e dei soprusi subìti da tante persone innocenti.
***
Lettera a Papa Benedetto XVI

Carissimo Saidna, siamo sacerdoti, religiose, religiosi e laici che amano la Terra santa.

La comunione di fede e di fraterna amicizia che ci lega ai cristiani e alle comunità della terra del Santo, ci spinge a scriverLe questa lettera nel giorno in cui ha annunciato il Suo viaggio pastorale con il desiderio forte di “pregare per l’unità e per la pace”.

La visita del Santo Padre alle Chiese locali in ogni parte della terra è sempre evento di Grazia per confermare nella fede, accogliere nella carità  e incoraggiare nella speranza i fedeli delle parrocchie e delle diocesi. Per questo vogliamo esprimerLe la nostra preoccupazione per il grado di prostrazione, umiliazione e oppressione che i cristiani, in quanto palestinesi, vivono da decenni soprattutto nei Territori occupati.

Al Santo Padre che viene a confermare nella fede, noi ripetutamente pellegrini nelle comunità cristiane di Terra santa, confermiamo che la fede di questi nostri fratelli è duramente provata da indescrivibili sofferenze.
Al Santo Padre che viene per accogliere nella carità, noi che sperimentiamo la loro straordinaria ospitalità, attestiamo l’evangelica logica di nonviolenza che i palestinesi esercitano ogni giorno nei più di seicento check-point che frantumano le loro esistenze personali e familiari.
Al Santo Padre che viene a incoraggiare nella speranza, noi che tragicamente ne prendiamo atto ogni volta di più, ripetiamo che i nostri cristiani la stanno perdendo giorno dopo giorno, logorati dalla disperazione di una vita senza dignità e senza orizzonti di pace.

Santità, con questa lettera ci facciamo portatori della richiesta di tante sorelle e fratelli desiderosi di incontrarLa e di essere ascoltati, perché anche se fin dai tempi di Gesù la vocazione dei cristiani è stata quella del “piccolo gregge”, la tragedia della loro crescente emigrazione a causa delle conseguenze dell’occupazione militare e del soffocamento economico, preoccupa non solo per la sua riduzione a meno del 2% della popolazione, ma anche perchè in occidente è sempre più ricorrente la falsa interpretazione di questa diminuzione a causa di una presunta “persecuzione” da parte dei fratelli musulmani. Ma i nostri preti di Terra santa ci ribattono che non è questa la realtà dei fatti e, insieme ai loro fedeli, insistono con ancor più vigore e apprensione: “Non abbandonateci! Interessatevi di noi e della nostra vita strangolata dal sistema di permessi e restrizioni militari, espropriata, come la nostra terra natia, murata viva da quel muro illegale e immorale”.
Noi ben conosciamo quanta ingiustizia deve sopportare il popolo palestinese, e in esso i cristiani, per la perversa opera distruttiva del sistema di occupazione militare che soffoca le esistenze e le aspirazioni più basilari di sopravvivenza dignitosa nella loro terra, con l’ininterrotta colonizzazione, la distruzione delle case, l’abbattimento degli ulivi e la disgregazione della vita sociale ed economica delle comunità arabe, cristiane e musulmane. Questa non è la via per garantire sicurezza e portare pace.

Lei ben conosce le conseguenze del muro di apartheid che è stato costruito per più di settecento chilometri, non sul confine della Linea Verde del 1967, ma in gran parte dentro i Territori Palestinesi per rubare terre, sorgenti d’acqua e risorse. Questo “muro di distruzione” – come lo chiama il Patriarca emerito Sabbah – è la negazione di ogni possibile conoscenza e fiducia reciproca tra israeliani e palestinesi. Per questo Giovanni Paolo II amplificava la condanna inequivocabile della Corte dell’Aja e dell’Assemblea generale dell’Onu con la sua magnifica, lapidaria e nel contempo amara considerazione: “Non di muri ha bisogno la Terra santa, ma di ponti!”.

Lei conosce il dolore di quei sacerdoti che faticano ad ottenere il visto dalle autorità militari israeliane. Trattati alla stregua di terroristi, non possono lasciare le parrocchie per andare in Patriarcato a Gerusalemme o per pregare nei luoghi santi e, a volte per anni, non riescono a far visita ai loro genitori -talvolta neppure il giorno del loro funerale- pena il rischio che venga loro negato il rientro nel luogo del ministero…

Santità, con la Sua parola, Lei potrà aiutare anche tutti i pellegrini di ogni parte del mondo a ripensare le modalità del pellegrinaggio: insieme alla preghiera nei luoghi santi è necessario mettere in programma l’incontro e l’ascolto delle “pietre vive”, le comunità che da due millenni qui custodiscono la presenza cristiana. Ci aiuti Santità a rispondere all’appello del Patriarca di Gerusalemme Mons. Twal : “Vi siamo riconoscenti per gli aiuti concreti che non fate mancare alla Chiesa di Terra santa ma non dimenticatevi che abbiamo bisogno di giustizia e di pace!”. Ci aiuti a compiere pellegrinaggi che aprano il cuore al dolore e alla paura che segnano la vita di questi popoli spalancando gli occhi sulle ingiustizie di cui milioni di esseri umani sono vittime quotidiane.

Santità siamo consapevoli che tanti, troppi villaggi desidereranno la Sua presenza; comprendiamo l’impossibilità di visitare tutta la Terra santa, ma siamo anche certi che tanti cristiani non avranno il permesso delle autorità militari israeliane per venire ad incontrarLa, così come non possono mai recarsi a Betlemme o a Gerusalemme per pregare. Tutti loro attendono una parola di conforto di fronte a questa palese ingiustizia confidando nella Sua preghiera. Non li dimentichi!

Non dimentichi Santità di onorare la memoria delle migliaia di ulivi strappati alla terra e alle famiglie cristiane di Aboud e concentrati simbolicamente nell’ambone della chiesa parrocchiale: un tronco abbattuto dalle ruspe, da cui risuona ad ogni Eucarestia la Parola che rende veramente liberi.

Non dimentichi Santità i nostri cristiani di Gaza. Siamo consapevoli di quanto sia difficile rispondere all’appello del parroco di andare a visitare la loro comunità, dopo il massacro che solo qualche settimane fa si è abbattuto sulla Striscia, mostruoso come la pioggia infuocata di bombe e di morte che ha ucciso insieme a 1500 persone, tra cui più di 400 bambini, le speranze di sopravvivenza di un popolo stremato da anni di embargo e prigionia.

Non dimentichi Santità
che ogni venerdì dal 1 marzo 2004 ci sono suore, preti e laici che pregano il rosario sotto il muro che divide Betlemme da Gerusalemme, invocando il dono della pace e della giustizia e permettere ai due popoli di riprendere a vivere insieme sulla stessa terra.

Santità, Le chiediamo di far Sue le aspettative dei cristiani e di tutti gli uomini alla giustizia, alla dignità umana, alla pace giusta dopo tanta oppressione. Dal pulpito di Betlemme le Sue parole chiare e coraggiose potranno aiutare Israele e l’Autorità palestinese a riconoscere le reciproche responsabilità.
Non è più questo il tempo di parlare di “processo di pace”. Questa è l’ora della pace. L’ora di  restituire la libertà ai prigionieri, la terra ai proprietari, la sicurezza a tutti.

Betlemme, 8 marzo 2009
II Domenica di Quaresima, Domenica della Trasfigurazione del Signore

LE FIRME DEI SACERDOTI, RELIGIOSE, RELIGIOSI E LAICI CHE CONDIVIDONO QUESTA LETTERA VERRANNO CONSEGNATE A PAPA BENEDETTO IL 10 APRILE, VENERDI SANTO, TRADIZIONALE GIORNATA DI PREGHIERA E SOLIDARIETA’ CON LA CHIESA DI TERRA SANTA.

Primi firmatari
sono i pellegrini che hanno partecipato, insieme ai cristiani di Betlemme, alla giornata di preghiera e sensibilizzazione Un Ponte per Betlemme 2009:

don Nandino Capovilla, Venezia
Rosanna Tommasi, Milano
Chiara Pellicci, Lucca
Annarita Cenacchi, Bologna
Anne Marie Finco, Milano
Ivana Castellani, Torino
don Mario Cornioli, Montevarchi
Giovanna Di Stefano, Ragusa
Adriana Longoni, Bruxelles
Emanuele Sgarra, Andria
Antonino Ielo, Casaleccio
Giovanni Minuto, Genova
Rosaline Costa, Bangladesh
Clara Bigazzi, Pisa
Paolo Berloni, Pesaro
Cristina Martino, Torino
Gabriella Nardin, Milano
Rita Zanutel, Venezia
Giuseppe Scarabelli, Milano
Maria Chiara Zambon, Venezia
Giovanna Bruno, Andria
Armando De Vuono, Firenze
don Roberto Sarti, Pesaro
Franco Dinelli, Pisa
Silvia Pontillo, Firenze
Daniela Rossato, Varese
Carmela Schembari, Ragusa
Elio Maria Pozzi, Concorezzo
Francesca Cecchi, Roma
Giovanni Sacchetti, Pescara
padre Daniele Moschetti, Gerusalemme
Angelo Vianello, Venezia
don Giuseppe Andreozzi, Lucca
Maria Pierina Peano, Cuneo
Olinto Rossato, Varese
Michelina Pia Guagliano, Montichiari
Renzo Dutto, Cuneo
Fabrizia Bigazzi, Pisa
Betta Tusset, Venezia
Chiara Ferrazzini, Milano
don Walter Fiocchi, Alessandria
Anna Maria Di Leo, Andria
Flavio Lotti, Perugia

Invia la tua adesione, clicca su: http://www.firmiamo.it/nondimentichiletterabenedettoxvi

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