Lettera aperta agli amici di Articolo 21


Flavio Lotti


Non sarà facile convincere oggi gli italiani a ritirar fuori le bandiere della pace. Servirà un grande sforzo. Eppure dobbiamo provarci, tutti insieme. Mettendo a frutto le risorse e le competenze di cui siamo ricchi.


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Lettera aperta agli amici di Articolo 21

Cari amici,

c’è stato un tempo in cui le bandiere della pace sventolavano dai balconi di mezza Italia. Era il tempo in cui molti speravano di impedire la guerra in Iraq. Poi quelle bandiere si sono scolorite, sporcate, strappate e, una dopo l’altra, sono state rimosse. Solo alcuni hanno pensato di sostituirle con delle nuove.

C’è stato un tempo in cui molte donne e uomini di ogni età hanno trovato il coraggio di prendere posizione, di esporsi in prima persona, di compiere un chiaro gesto di pace. Poi è venuto il tempo amaro del dolore, della rabbia, della frustrazione e, infine, quello triste della rassegnazione. E l’arcobaleno ha smesso di colorare le nostre città.

Da allora l’impegno per la pace nel mondo è stato progressivamente rimosso sia dalla politica che dall’informazione. E persino dall’agenda di tanti gruppi e organizzazioni. Succede così che (pre)occuparsi di quello che succede in Afghanistan e a Gerusalemme, in Sudan e ad Haiti, in Iran e in Libia, dei morti per fame e per ignavia, di quelli che finiscono i loro giorni soffocati dalla sabbia del deserto o dall’acqua salata del Mediterraneo è tornato ad essere un affare di pochi, ignorati, sbeffeggiati e spesso ostacolati. In questa Italia degradata il mondo non esiste più. C’è rimasto solo l’ombelico, il mio, il vostro, il nostro, quello attorno cui ruota ormai tutto. Anche l’impegno civile di molti.

E’ vero che qui da noi stanno succedendo cose gravi e pericolose. Ma come faremo a trovare la via d’uscita dallo sprofondo in cui siamo precipitati se non rialziamo lo sguardo? Fuori da noi non ci sono solo i problemi degli altri, ci sono anche le soluzioni dei nostri. Se chiudiamo gli occhi sui primi non riusciremo a cogliere le altre. E per noi sarà molto doloroso.

Il mondo sta cambiando e se continueremo a coltivare, volenti o nolenti, questo stupido atteggiamento di chiusura finiremo per pagare un prezzo molto alto. L’Italia che combatte in Afghanistan, che si schiera con Israele a disprezzo del diritto internazionale, che aumenta le spese militari e azzera le risorse della lotta alla povertà, che se ne frega dell’Europa e dell’Onu, che respinge gli immigrati nelle mani degli aguzzini libici, che traffica con Putin e non rispetta i diritti umani è diventata un problema per il mondo. E il mondo non manca di farcelo pesare.

Ecco perché abbiamo deciso di ritirar fuori le bandiere della pace. Quel simbolo, appeso alle nostre finestre, può aiutarci a rialzare lo sguardo. I suoi colori sono capaci di suscitare un moto di energie e di volontà positive. Il sito di Articolo 21 è stato il primo a raccogliere questa proposta. Grazie. Ora però dobbiamo lavorare insieme con tenacia e costanza per farlo sapere agli italiani, per far saltare quella spessa coltre di censura, cinismo e rinuncia che ricopre il mondo dell’informazione, per dare un colpo allo scetticismo e alla rassegnazione che hanno cementificato molte coscienze.

Da tempo cerchiamo insieme di promuovere un’alleanza inedita tra gli operatori dell’informazione e gli operatori di pace. Ma ancora oggi prevalgono le resistenze, le diffidenze e i luoghi comuni. Ce ne accorgiamo ogni volta che un soldato italiano ritorna a casa portato a spalla dai suoi commilitoni, ogni volta che c’è da portare alla luce un dramma umano, le sofferenze di un popolo, quando c’è da fare una denuncia o da promuovere un progetto di pace. Le eccezioni sono sempre più rare e gli spazi sono sempre più ridotti.

Sappiamo bene qual è lo stato dell’informazione nel nostro paese e nel mondo, quali sono le sfide che dobbiamo affrontare. Ma non possiamo che ripartire dall’impegno personale di ciascuno di noi. Senza un buon giornalismo la via del futuro sarà molto più incerta. Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole coraggio per esporre la bandiera della pace alla propria finestra quando sai che qualcuno non mancherà di criticarti. Come ci vuole coraggio per cercare e dire la verità sulla guerra, per dare voce a chi non riesce ad averla, per illuminare il volto degli invisibili e degli oscurati.

Non sarà facile convincere oggi gli italiani a ritirar fuori le bandiere della pace. Servirà un grande sforzo. Eppure dobbiamo provarci, tutti insieme. Mettendo a frutto le risorse e le competenze di cui siamo ricchi. Dietro a questa sfida c’è un progetto tanto ambizioso quanto irrinunciabile: realizzare finalmente l’Italia che i nostri padri hanno immaginato e dipinto nella Costituzione. L’Italia che ripudia la guerra, che lotta contro la povertà, taglia le spese militari, investe sull’educazione, rispetta i diritti umani e si prende cura della Terra in cui viviamo. Il problema non è stabilire se ce la faremo ma quello che decideremo di fare. Insieme.

Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace

Perugia, 10 gennaio 2011

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