Le marce come elemento di lotta nonviolenta
La redazione, citazione di Aldo Capitini
Le marce servono a richiamare l’attenzione di larghe moltitudini su certi problemi particolarmente gravi; voglion essere un primo passo verso un’azione pratica, impegnata, in difesa dei valori umani. Intendono mostrare che è possibile “fare qualcosa” anche quando si ha l’impressione di essere imprigionati in una spirale inesorabile (come è oggi la corsa al riarmo atomico). […]
Le marce servono a richiamare l’attenzione di larghe moltitudini su certi problemi particolarmente gravi; voglion essere un primo passo verso un’azione pratica, impegnata, in difesa dei valori umani. Intendono mostrare che è possibile “fare qualcosa” anche quando si ha l’impressione di essere imprigionati in una spirale inesorabile (come è oggi la corsa al riarmo atomico). Molto nota è la marcia di Aldermaston, in Inghilterra, contro le armi atomiche, che viene organizzata ogni anno dalla campagna per il disarmo nucleare. Notevole interesse ha suscitato pure la marcia San Francisco- Mosca, che si è conclusa nella capitale dell’Urss nell’autunno 1961. In Italia, la prima grande marcia della pace è stata promossa dal Centro di Perugia per la nonviolenza. Si è svolta il 24 settembre 1961, da Perugia ad Assisi, con partecipazione di migliaia di persone di ogni condizione.
(AC, La nonviolenza oggi, IN Scritti sulla nonviolenza, Perugia, Protagon 1992, p.174-5)