Le difficoltà degli aiuti in Darfur


La redazione


Presentato ieri a Bruxelles il rapporto dell’ONU e del Governo sudanese sugli aiuti in Darfur evidenzia le attuali difficoltà.


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Le difficoltà degli aiuti in Darfur

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le Nazioni Unite hanno accolto con favore la cooperazione del governo sudanese  nella stesura di un rapporto sui bisogni umanitari in Darfur, evidenziando gli elevati rischi seguiti all'allontanamento forzato di alcune  importanti organizzazioni umanitarie.
 
Nonostante gli sforzi significativi compiuti da governo, Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie rimaste sul terreno, per colmare le lacune causate dall'espulsione di numerose ONG, John Holmes, coordinatore umanitario ONU, ha dichiarato che si tratta di soluzioni  tampone, e non di lungo termine.
 
In riferimento ai progetti a lungo termine, l'indagine, eseguita fra l'11 e il 19 marzo, ha messo in risalto le carenze in aiuti alimentari, assistenza sanitaria,  nutrizione, strutture di accoglienza,  accesso ad acqua e servizi sanitari, dai quali dipende la sopravvivenza di 4,7 milioni di persone in Darfur .
 
Il  4 marzo, in reazione al mandato di arresto emesso dal Tribunale Penale Internazionale per  il presidente Omar al-Bashir , il Sudan ha deciso di espellere 13 ONG impegnate nei settori elencati.  Le operazioni di tre ONG locali sono state inoltre immediatamente sospese.
 
Entro 2 mesi sarà necessario elaborare un piano concreto  per ovviare a tali lacune in modo sostenibile e nel lungo periodo, secondo quanto affermato da Ameerah Haq, coordinatrice umanitaria ONU per il Sudan, dopo la pubblicazione del rapporto..
 
Le attività precedentemente svolte dalle ONG, quali gestione tecnica, coordinamento e amministrazione, e reperimento dei fondi, devono essere svolte da altri , ha commentato  Haq, aggiungendo che l'acqua è distribuita a 850,000 persone  grazie al solerte impegno del dipartimento governativo delle risorse idriche ,dell'UNICEF  e delle ONG nazionali.
 
Tuttavia, i fondi  esistenti per i pezzi di ricambio e il combustibile per le pompe ad acqua si esauriranno entro 4 settimane; inoltre le attrezzature sanitarie hanno bisogno urgente  di manutenzione per  impedire il propagarsi di malattie.
 
Mentre il Ministero della Sanità sudanese e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) tentano di risolvere  le lacune del sistema sanitario, secondo il rapporto,  gli stipendi e il  personale saranno coperti solo  fino alla fine di aprile, con 650.000 persone attualmente ancora prive di accesso a una piena assistenza sanitaria.
 
L'indagine ha indicato che tra marzo e aprile, il fabbisogno alimentare di 1,1 milioni di persone è  stato soddisfatto  grazie ad una distribuzione ad hoc da parte del Programma mondiale alimentare ONU (WFP), attraverso i comitati locali. Tuttavia, a partire dall'inizio di maggio, non verranno effettuate ulteriori distribuzioni a meno che il PMA trovi nuovi partner, ha asserito la sig.ra Haq.
 
Sugli alloggi, la coordinatrice ONU ha affermato che circa 692.400 persone in attesa dell'arrivo dei materiali   prima della stagione delle piogge, non li riceverà a meno che il Centro logistico ONU trovi i partner per effettuare le distribuzioni e possa accedere alle attuali liste di distribuzione.
 
In tutti i settori, ha detto, competenze in settori quali  valutazioni tecniche, progettazione, definizione e attuazione dei programmi, monitoraggio e valutazione sono andate perdute, e la qualità dell'attività  umanitaria, anche se assunti dalle ONG nazionali, ne risentirà.
 
Ostacoli amministrativi, quali la mancanza di permessi di viaggio e di accordi tecnici, precluderanno  il lavoro delle ONG e del settore ministeriale, ha dichiarato la Haq, pur accogliendo con favore l'impegno del governo a sottoscrivere il prima possibile gli accordi tecnici  con tutte lei ONG rimaste sul terreno.
 
Da quando le ONG sono state espulse, oltre ad affrontare le problematiche relative al soccorso delle popolazioni, l'ONU ha continuato ad adoperarsi per il  ritorno delle organizzazioni  espulse,  e  il Segretario Generale Ban Ki-moon è stato in stretto contatto con i leader e membri arabi e africani del Consiglio di Sicurezza.
 
Si stima che circa 300.000 persone siano morte e altri 3 milioni siano state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni in Darfur, dove i ribelli stanno combattendo le forze governative ed i militari arabi alleati, conosciuti come  i Janjaweed, dal 2003.

Fonte: United Nations Regional Information Centre for Western Europe (UNRIC)

15 marzo 2009

Per saperne di più: www.unric.org

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