– Lavoratori + F 35. Il Senato approva!
Flavio Lotti - famigliacristiana.it
“Perché si sono definiti precisi obiettivi di riduzione del personale militare e civile senza definire la revisione di nessuno dei 71 programmi di armamento avviati da dieci anni?”.
Così, invece di approfittare della crisi finanziaria per fare una vera riforma motivata da una coerente analisi geopolitica e dalla definizione del ruolo dell’Italia, il Senato ha preferito cedere. Per altri 12 anni continueremo a buttare un sacco di soldi (stime attendibili parlano di un totale di circa 230 miliardi di euro) per tenere in piedi un apparato militare un po’ più piccolo ma ugualmente anacronistico. Il Paese non ce la fa più, milioni di persone e di famiglie non ce la fanno più, si tagliano i servizi alla persona e agli enti locali che li devono fornire ma i soldi per comprare armi non mancheranno.
Non stiamo parlando di armi qualsiasi. Parliamo degli F-35, parliamo di armi da guerra ad alta intensità che nulla hanno a che fare con l’articolo 11 della nostra Costituzione e men che meno con le missioni di pace a cui potremmo partecipare nel rispetto della Carta delle Nazioni unite. Ma chi l’ha detto che l’Italia ha davvero bisogno di quelle armi? Chi e quando ha stabilito che ci dobbiamo organizzare per andare a fare la guerra in giro per il mondo? E visto che gli italiani sono sempre meno propensi a farsi coinvolgere in altre guerre, che senso ha buttare tutti questi soldi in armi? E ancora: perché si sono definiti precisi obiettivi di riduzione del personale militare e civile e non si è definita la revisione di nessuno dei 71 programmi di armamento avviati da dieci anni a questa parte?
L’ammiraglio Di Paola ringrazia i senatori con ironia: «Mi auguro che, nella prossima legislatura, scriviate un bel Libro Bianco sulla Difesa. Ne avete parlato tante volte ma non l’avete mai fatto. Intanto noi andiamo avanti». Una senatrice del Pd applaude entusiasta ma un suo collega gli ricorda che da che mondo è mondo si fa il contrario: prima si definiscono le linee politiche della riforma e poi il piano attuativo.
Il Senato cede al potere straripante della lobby militare-industriale ma i giochi non sono affatto conclusi. Ora il provvedimento dovrà andare alla Camera e il dibattito dovrà essere riaperto. C’è spazio per un serio e ragionevole ripensamento.
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Fonte: www.famigliacristiana.it
7 Novembre 2012