L’archeologo, il medico e le cooperanti
Il Sole 24 Ore
Chi sono le vittime italiane dell’incidente aereo in Etiopia. Volontariato e cultura, i fili che legavano le persone che hanno perso la vita.
C’erano i volontari di Bergamo e l’archeologo prestato alla politica sul Boeing della compagnia aerea etiope nella mattina di domenica a 50 chilometri da Addis Abeba. Molti di loro stavano recandosi a un incontro sul clima in programma a Nairobi, in Kenya.
Il volontariato e la cultura sono i fili che legano insieme i destini degli otto italiani deceduti nello schianto, oltre alle altre 149 persone morte nell’incidente aereo. Sebastiano Tusa era Assessore alla Cultura della regione Sicilia: archeologo, aveva preso il posto di Vittorio Sgarbi nella giunta Musumeci. «Resta il suo pensiero – ricorda Sgarbi – l’intelligenza, la disponibilità
ad ascoltare, la gentilezza, e tanti studi, tante ricerche sospese, tanti sospiri di conoscenza».
Sgarbi sottolinea che «in pochi casi l’archeologo, lo scienziato si era fatto politico con tanta naturalezza, continuando a vedere le cose, la storia e il mondo senza calcoli e strategia, per amore della bellezza, per la certezza che il mondo antico in Sicilia era ancora vivo». Salvo Emma, braccio destro dell’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa, ricorda il suo “amico” che ha perso la vita oggi nel disastro aereo in Etiopia.
«Era stato invitato dall’Unesco come relatore ed erano arrivati i biglietti per Nairobi – dice Salvo Emma, braccio destro di Tusa -. Quando si dice il destino. Avrebbe dovuto fare una relazione sulle tecniche di archeologia subacquea in Italia e sulle prospettive in Kenya, nella conferenza mondiale di domani,
si può immaginare il mio stato d’animo, perdo un amico e perdiamo un grande studioso».
Nell’elenco delle vittime anche Carlo Spini e Gabriella Viggiani, impegnati da anni in molti progetti umanitari in Africa, dove si recavano spesso per occuparsi di progetti della ong Africa Tremila di cui lo stesso Spini, medico, era presidente. La moglie seguiva il marito nelle attività come infermiera volontaria per l’ong.
Carlo Spini aveva di recente organizzato una colletta a Sansepolcro per reperire fondi con cui aiutare le popolazioni africane. Dopo esser andato in pensione Spini si era dedicato a organizzare attività umanitarie. Secondo quanto si apprende, in passato Carlo Spini avrebbe avuto incarichi a scopo umanitario dal governo dell’Etiopia. La coppia aveva quattro figli, abitava in Toscana ma trascorreva lunghi periodi dell’anno in Africa.
Sul volo anche il commercialista bergamasco Matteo Ravasio, 52 anni, tesoriere della onlus. Dopo la tappa a Nairobi, i tre avrebbero raggiunto il Sud Sudan per completare l’installazione delle strumentazioni e di alcuni macchinari nella nuova struttura sanitaria, la cui inaugurazione era stata prevista per la fine di marzo. Le strumentazioni erano in viaggio con dei camion. Nell’incidente aereo ha perso la vita anche Paolo Dieci, presidente della rete della Ong Link2007 e il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), che molte volte aveva viaggiato sulla linea Addis Abeba-Nairobi, per la realizzazione di molti progetti. «Paolo ha dedicato la sua vita – ricorda la portavoce del Forum del Terzo Settore Claudia Fiaschi – alla cooperazione internazionale, allo sviluppo, portando il suo impegno e le sue competenze anche in contesti di crisi, soprattutto in Africa e in America Latina.
Su quell’aereo decollato da Addis Abeba, il Boeing di Ethiopian Airlines che si è schiantato in Etiopia, c’erano alcune eccellenze italiane. Tra queste, anche le due trentenni romane, Maria Pilar Buzzetti e Virginia Chimenti, e Rosemary Mumbi, che avevano deciso di dedicare la loro vita al mondo della cooperazione internazionale. Dopo aver maturato con lo studio un curriculum da 10 e lode, Maria e Virginia avevano scelto di dare il proprio contributo a quegli organismi che si occupano dei Paesi del Terzo Mondo. Entrambe lavoravano per il World Food Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di emergenza, soccorso, ricostruzione e sviluppo soprattutto nei Paesi colpiti dai conflitti.
10 marzo 2019
Il Sole 24 Ore