Lampedusa stremata. Si spera nelle Regioni
Dina Galano
Emergenza profughi. Atteso per oggi il piano del governo per il trasferimento dei migranti sul territorio. Il vernacolo di Umberto Bossi: «Fora da i ball». E alle Pelagie inizia a mancare il cibo.
Con le oltre quattrocento persone arrivate nella notte di ieri e i continui avvistamenti di imbarcazioni alla deriva al largo di Lampedusa, sull’isola presto non ci sarà cibo per tutti. Il sindaco delle Pelagie, Bernardino De Rubeis, ha denunciato che manca l’approvvigionamento per 2.000 delle circa 6.200 persone straniere presenti sull’isola. E, dopo la paventata carenza di viveri, viene segnalato anche il rischio di epidemie. «È necessario “svuotare” Lampedusa immediatamente o la situazione sanitaria sull’isola, a brevissimo, potrebbe non essere più sotto controllo», ha valutato Tullio Prestileo ispettore alla Sanità della Sicilia.
Sono quasi 4.000 gli immigrati che attualmente dormono a cielo aperto davanti al molo su quella che, per tutti, è diventata “la collina del disonore”. Le reazioni dei lampedusani, inferociti per essere stati «abbandonati» dal governo italiano, sono sfociate nell’occupazione delle aule del Comune. Esasperati dal sovraffollamento che forse soltanto oggi sarà diluito con i sei trasferimenti navali previsti, tuttavia, non si sono sottratti al dovere di solidarietà. Principalmente verso gli oltre 250 minori giunti in questi giorni. «Gli abitanti di Lampedusa e Linosa hanno messo a disposizione dei medici le loro case», ha raccontato il responsabile sanitario dell’isola Piero Bertolo, «così il nostro personale ha potuto soccorrere i circa trenta neonati provenienti, con le loro mamme, dall’Etiopia e dall’Eritrea».
Anche dall’Africa subsahariana, ormai, si arriva a Lampedusa. E da qui si riparte, per non ancora precisati luoghi di trattenimento e identificazione che il governo italiano sta predisponendo sul territorio. Oggi, il ministro dell’Interno Maroni comunicherà in Consiglio dei ministri i dettagli del piano di accoglienza, che impegnerà tutte le Regioni d’Italia senza surclassare la prima ipotesi di risoluzione dell’emergenza, che resta quella del respingimento verso il Nord Africa.
Per Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni che si riunirà nel pomeriggio per discutere delle proposte governative, «è necessario che la distribuzione territoriale dei profughi avvenga alla luce di una politica di accoglienza che favorisca il riconoscimento dei diritti d’asilo e protezione». E mentre le Regioni auspicano «un piano complessivo», la situazione nei luoghi verso cui sono iniziati i trasferimenti è molto confusa.
Chiede «dati, numeri e certezze», Onofrio Introna, il presidente del Consiglio regionale della Puglia che sta ospitando a Manduria una tendopoli la cui capacità di accoglienza è passata, nell’arco di una settimana, da 600 posti ai 1.500 confermati ieri. «L’emergenza è nazionale ma la solidarietà è a carico delle Regioni del solo Mezzogiorno», ha tuonato Introna, aderendo al fronte capitanato dal governatore siciliano Raffaele Lombardo. In tutta risposta, è arrivato il dictat leghista di Umberto Bossi: «Immigrati al Nord? – ha ipotizzato – Meglio restino vicino casa».
Fonte: Terra
30 marzo 2011