Lampedusa, nessuna umanità


Francesco Anfossi, Famiglia Cristiana


Mentre il Centro di accoglienza resta chiuso e i suoi 800 letti vuoti, centinaia di tunisini sbarcati dai barconi dormono all’addiaccio, in condizioni igieniche spaventose.


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Lampedusa, nessuna umanità
Lampedusa sta vivendo una delle sue peggiori emergenze umanitarie. Ma il Centro di prima accoglienza rimane ostinatamente chiuso. Lì ci sono almeno 800 letti, docce, servizi igienici, una mensa, uffici, magazzini. Anche il personale del centro è mobilitato ma i cancelli della struttura diventata il simbolo della politica dei respingimenti, devono rimanere chiusi. 

In questo assurdo e folle paradosso si sta consumando un dramma disumano. Sono migliaia, in maggioranza uomini, ma anche donne e bambini. Ne sono arrivati duemila in due giorni. Abbandonati per ore e ore sul piccolo molo dell’isola, in condizioni igienico-sanitarie spaventose. Non esistono docce o vestiti di ricambio. Gli unici due bagni chimici sono fuori uso. Una piccola squadra di volontari appartenenti alle organizzazioni umanitarie (Save the children, Acnur e Oim) e della Lampedusa Accoglienza  distribuisce generi di prima necessità. C’è una sola ambulanza per duemila persone. Carabinieri e polizia si prodigano in maniera straordinaria, hanno rinunciato a compiere le operazioni di identificazione e prestano solo soccorso. Ma le forze sono minime rispetto a quella folla di immigrati che promette di ingrossarsi di giorno in giorno.

I “nuovi profughi” arrivano tutti dalla Tunisia. Sono i reduci della rivolta che ha infiammato il Paese. La centrale operativa della capitaneria di porto ha avvistato almeno venti “carrette del mare” cariche di esseri umani  dirette verso l’isola siciliana del canale di Sicilia. Lo stesso ministro degli Interni ha detto che ci troviamo di fronte a una vera "emergenza umanitaria". Ma allora perché il centro di accoglienza rimane chiuso e gli uomini rimangono bocconi sul molo, all’ammasso?

La prima moltitudine di mille profughi è arrivata il 9 febbraio. Il ''rito'' e' sempre lo stesso: i barconi, affiancati dalle motovedette della Guardia Costiera o della Guardia di finanza, giungono al molo Favarolo, i migranti scendono e si siedono per terra o sui muretti, in attesa di essere prelevati e condotti in aeroporto, dove gli aerei militari decollano e atterrano senza sosta. Ma senza riuscire a pareggiare i numeri: gli arrivi superano le partenze. Il traghetto della Siremar, che collega l'Isola con Porto Empedocle, fa quello che può. I profughi hanno dormito sul molo, nel freddo della notte che raggiunge in questa stagione anche gli otto gradi. Più di mille tra l’altro ieri e ieri sono stati trasferiti con otto ponti aerei in altri centri di accoglienza che si trovano a Bari, Crotone Brindisi, Foggia e altri via nave a Porto Empedocle. Tra questi cinquanta minori.

Nel frattempo ne sono arrivati altri mille. Sono scoppiate delle piccole rivolte per contendersi quei pochi posti letto messi a disposizione negli alberghi, in enormi capannoni e in altri luoghi di accoglienza provvisori. Ma il paradosso è che il Centro di accoglienza non si può aprire. Perché? Forse perché è un simbolo? E in nome di quel simbolo migliaia di persone devono passare le notti in condizioni disumane?

Fonte: www.famigliacristiana.it
11 Febbraio 2011

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